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Il turismo italiano scopre nuovi orizzonti. Il bed&breakfast e l’albergo diffuso guadagnano terreno

di Franco Iseppi* – La metà degli italiani non rinuncia alle vacanze ma il sistema turistico italiano deve ancora risolvere i suoi problemi. Però si sta affermando un nuovo modo di viaggiare e nuove prospettive si aprono per il turismo dolce, per il turismo di prossimità e per il turismo d’arte molto orientato anche verso l’Italia “minore”.

Il turismo italiano scopre nuovi orizzonti. Il bed&breakfast e l’albergo diffuso guadagnano terreno

Alla domanda “Come andrà la prossima stagione?” si può rispondere in questo modo: è probabile che l’estate 2011 sarà nel segno della continuità rispetto all’andamento registrato nel corso del 2010.
I flussi outgoing dovrebbero confermarsi in incremento (è stata una tendenza quasi constante per tutto il periodo di crisi economica che abbiamo attraversato).
I flussi incoming dovrebbero anch’essi presentare un andamento positivo. L’Italia in questo senso potrebbe avvantaggiarsi dell’ancora instabile situazione geopolitica del Sud del Mediterraneo che dovrebbe indurre una ridistribuzione dei flussi sulle sponde settentrionali.
Per quanto riguarda il turismo domestico, le incertezze del 2010 potrebbero farsi ancora sentire anche se, per questo segmento turistico in particolare, esiste sempre l’opzione delle “vacanze alternative”, ovvero di quelle che prevedono l’utilizzo di abitazioni proprietà (seconde case) o di parenti e amici. Essendo un fenomeno non monitorato sistematicamente, non sarà possibile stabilire se riuscirà a compensare un eventuale calo dei flussi registrati nelle strutture ufficiali.
Su tutte queste ipotesi, in ogni caso, incomberà senz’altro il fattore meteorologico: sempre più i turisti – soprattutto laddove non si tratta di viaggi programmati o a pacchetto – decidono le partenze all’ultimo minuto e anche in base alle informazioni meteo. Questo, almeno, è il comportamento che gli operatori hanno registrato negli ultimi anni e in corrispondenza dei principali periodi di vacanza.
L’attendibilità di queste previsioni (che qualcuno chiama profezie) è strettamente legata ad un modello previsionale che dagli studiosi viene considerato “debole”. In ogni modo, augurandoci che tutto vada per il meglio, non possiamo ignorare alcuni dati di fondo. La metà degli italiani non rinuncia alle vacanze, anche se non sappiamo quanto la crisi economica incida sulle scelte, sui periodi e sulle soluzioni praticate, tutti elementi che certamente vanno ad impattare sulla nostra filiera turistico-industriale e, in particolare, sugli alberghi, sui villaggi, sugli agriturismi che rappresentano le offerte più sistematiche del nostro Paese. In attesa di sapere come sono andate le cose, non possiamo ignorare che il nostro comparto turistico si presenta anche quest’anno con le criticità di sempre: è troppo stagionale, vive in alcuni casi di rendita di posizione (ad esempio le città d’arte), ha offerte sature (il mare), le dimensioni d’impresa sono piccole, non c’è una vera governance nazionale del sistema, c’è scarsa sensibilità verso il turista, quanto ad accessibilità è un Paese spaccato a metà, il sud è molto attrattivo ma non è in grado di esprimere una vocazione turistica in modo moderno ed efficiente. Le criticità ricettive sono forti: scarsa conoscenza delle lingue, bassa propensione all’innovazione tecnologica, estraneità ai temi della formazione, la scarsissima attenzione al turista con famiglia. Ricordiamoci sempre che siamo il 5° paese al mondo per visitatori ma il 18° per attrattività.
Certamente ci sono anche tendenze di consumo molto interessanti che esprimono l’affermarsi di una concezione del viaggio e di un modo di viaggiare, sempre più ecosostenibile e motivato. Ci si riferisce al turismo dolce, a quello di prossimità, a quello d’arte molto orientato anche verso l’Italia “minore”, alla crescita di forme di ricettività di grande prospettiva (bed & breakfast, albergo diffuso, ad esempio).
Chissà che non stia veramente crescendo anche un viaggiatore consapevole: sarebbe un ossimoro, ma l’Italia è abituata a questo, così come non rinuncia mai ad un ottimismo di facciata.
* Presidente Touring Club italiano

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