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Il MAXXI va in mostra a Beirut e Tunisi

Dal Museo MAXXI di Roma al Villa Audi – Mosaic Museum di Beirut prima e il Museo del Bardo poi, le opere selezionate da Bartolomeo Pietromarchi saranno protagoniste di una rassegna itinerante nei paesi del mediterraneo promossa in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Il MAXXI va in mostra a Beirut e Tunisi

La mostra del Museo MAXXI di Roma CLASSIC RELOADED. MEDITERRANEA, a cura di Bartolomeo Pietromarchi, sarà al Villa Audi – Mosaic Museum di Beirut dal 29 giugno al 2 settembre 2018. La selezione delle opere del museo romano sarà poi trasferita, a partire da novembre, al Museo Nazionale del Bardo, a Tunisi.

La collezione si inserisce nel contesto più ampio che vede il MAXXI come strumento di diplomazia culturale e di raccordo tra i popoli, poiché attraverso l’arte si possono creare ponti, contro ogni chiusura e nazionalismo. All’inizio dell’anno è cominciato il viaggio di “Italia, Culture, Mediterraneo”, il programma culturale promosso dal MAECI attraverso la sua rete estera, muovendosi tra i paesi dell’area Medio Oriente, quelli del Nord Africa e i paesi del Golfo. La sezione della mostra destinata a Beirut è stata realizzata in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Libano, l’Istituto Italiano di Cultura di Beirut e il Sursock Museum.

CLASSIC RELOADED propone la rilettura e rivitalizzazione di un patrimonio identitario comune, una base culturale e artistica dalla quale è possibile ripartire per riprendere un dialogo, per facilitare quella comprensione tra i popoli oggi più che mai necessaria, vero antidoto a ogni fondamentalismo.

Le 20 opere dei 13 artisti italiani scelti da Pietromarchi vogliono raccontare la cultura “mare che sta tra le terre”, l’autonomia culturale e l’apertura al prossimo, la coesistenza tra popoli, il rapporto tra locale e globale, che accomuna le nazioni del Mediterraneo.

Ogni opera lega insieme le diverse tradizioni mediterranee: arte bizantina del fondo oro dell’opera Senza Titolo di Gino De Dominicis, si sposa con il riferimento alla mitologia romana di Lapsus Lupus di Luigi Ontani. La stanza dei verticali di Remo Salvadori applica l’uso del rame alla geometria, riconducendo lo spettatore all’architettura classica, mentre le sculture di Bruna Esposito, in marmo policromo e scope di bambù, mescolano dimensione domestica e architettonica.

Le foto di Mimmo Jodice sembra che riportino linfa vitale alle sculture, ai dipinti e ai mosaici classici; invece, Flavio Favelli con il collage di tappeti di diversa provenienza che compone Fiori Persiani, riproduce la cultura di dialogo e d’incontro propri dell’identità mediterranea.

Salvatore Arancio con le sue ceramiche rimanda il visitatore a tradizioni popolari autoctone con richiami arcaici e mitologici e le opere di Sabrina Mezzaqui parlano l’arte della tradizione artigianale del ricamo e del ritaglio del Mediterraneo.

A un’estetica aniconica e ornamentale di matrice arabo-musulmana si rifà Icosaedro di Pietro Ruffo, mentre le composizioni di Luca Trevisani annunciano il binomio presenza-assenza, che vogliono far interrogare lo spettatore sui concetti di fragilità ed equilibrio.

La conclusione del percorso è affidata a un’opera di Liliana Moro: il suono del canto di un uccello fischiato dalla stessa artista, che fa da contraltare ai motivi ornamentali delle sale; insieme a Moro, Maurizio Cattelan ed Enzo Cucchi propongono due lavori che richiamano all’oltretomba: il primo espone Mother, il fachiro sottoterra, mentre il secondo Porta addormita, un quadro scultura con grappoli di teschi.

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