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Il lavoro che cambia: premi legati al Welfare, orari più flessibili

Il Rapporto Adapt 2016 sulla Contrattazione collettiva in Italia registra aumenti dell’1,27% sui minimi retributivi, anche se la struttura qualitativa dei premi è rimasta immutata – Turni e flessibilità oraria regolati in base agli obiettivi di produttività – Cresce la componente del Welfare e aumenta l’attenzione rivolta alla conciliazione vita-lavoro

E’ stato presentato il terzo Rapporto ADAPT sulla Contrattazione collettiva in Italia. Il rapporto copre i rinnovi dei CCNL e dei contratti aziendali nel 2016 e la contrattazione territoriale nel Turismo, con particolare attenzione ai differenziali retributivi, alla produttività del lavoro e alla ricerca. Nel 2016 sono stati presi in esame 24 Contratti collettivi nazionali, 22 accordi territoriali e 370 accordi aziendali.

La Retribuzione si conferma la materia più regolata ad ogni livello negoziale, mentre gli aumenti dei minimi retributivi hanno segnato una crescita dell’1,27% rispetto al 2015. Si registra, inoltre, un maggiore attenzione delle parti sociali verso la variabilità degli aumenti retributivi definiti a livello aziendale. Tuttavia, la struttura qualitativa dei premi analizzati nel 2016, osservano i ricercatori di Adapt, resta pressoché immutata.

La regolazione dell’orario di lavoro si presenta dinamica sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Turni e flessibilità oraria sono disciplinati prevalentemente in funzione di obiettivi di produttività, nonché di concilazione tra i tempi di vita e di lavoro. Le previsioni della contrattazione aziendale, sempre stando al rapporto, sono sempre rispettose della legge e delle deleghe previste dal CCNL.

Sul fronte del Welfare nella contrattazione si registra uno sviluppo quantitativo, ma non qualitativo. Il rapporto rileva anche la diffusione di previsioni contrattuali che riconoscono ai lavoratori la possibilità di convertire in welfare, totalmente o parzialmente, il premio di risultato. Molti sono tuttavia i casi in cui l’accordo aziendale si limita a rimandare ai piani di welfare definiti unilateralmente o comunque al di fuori delle dinamiche di scambio negoziale.

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