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Governo, dal lavoro alla cannabis: tutte le leggi che la crisi manda in tilt

La vittoria del No al referendum, le dimissioni di Matteo Renzi e la crisi di Governo hanno bloccato l’iter di alcune norme molto importanti che rischiano di impantanarsi prima di ottenere l’ok definitivo del Parlamento vanificando un lavoro durato mesi e mesi.

La vittoria del No al referendum, le dimissioni di Matteo Renzi e la crisi di Governo hanno bloccato l’iter di alcune norme molto importanti che rischia di impantanarsi prima di ottenere l’ok definitivo del Parlamento vanificando un lavoro durato mesi e mesi.

Tra i vari provvedimenti parcheggiati spicca la proposta relativa alla legalizzazione della cannabis, tornata in commissione dopo un rapidissimo passaggio alla Camera.

In stand-by anche uno dei provvedimenti che nel recente passato era stato definito come fondamentale, vale a dire la riforma del processo penale voluta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. Per intenderci è la legge che avrebbe dovuto introdurre le nuove regole sulla prescrizione e sulle intercettazioni, già approvata da Montecitorio e che sarebbe dovuta arrivare a Palazzo Madama il 7 dicembre.

Rimarrà al palo anche la proposta relativa alla possibilità di dare al figlio il doppio cognome, includendo quello della madre. La norma era stata approvata dalla Camera due anni fa e da allora è si è persa nei meandri del Senato.

Tra le norme a rischio, impossibile non dimenticare il Jobs Act che riguarda la riforma del collocamento pubblico che, a causa della vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre rimarrà una materia concorrente tra Stato e Regioni.

Stop anche alla legge su Cyberbullismo approvata da Montecitorio lo scorso settembre e ferma in commissione al Senato.

Nebuloso il futuro della riforma della Pa dopo la dichiarazione di incostituzionalità dello scorso 24 novembre della Corte Costituzionale. A rischiare è soprattutto la norma riguardante i furbetti del cartellino. Parallelamente anche il Testo Unico sul Pubblico Impiego, mai scritto, rischia di non vedere mai la luce. Il provvedimento avrebbe dovuto eliminare i due pilastri dei dipendenti statali, ossia posto fisso e scatti di anzianità, ma avrebbe dovuto contenere anche il rinnovo del contratto degli Statali in base alle regole fissate dall’accordo-quadro firmato dai sindacati il 30 novembre.

Tra le norme a rischio figurano infine il DdL Concorrenza, la riforma delle banche Popolari (bloccata dal Consiglio di Stato), lo Ius Soli, il Patto per Roma e il pacchetto di leggi Ambientali.

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