Condividi

Giovani in fuga dall’Italia: via in 40.000, ma ora Brexit fa paura

I giovani tra i 18 e i 32 anni rappresentano il 36,7% dei 107mila italiani che hanno lasciato il Paese nell’ultimo anno – I millenials sono la generazione mobile, che punta all’estero per trovare migliori condizioni di lavoro – Ma ora la Brexit rischia di cambiare i connotati del Regno Unito, una delle mete favorite per gli italiani in fuga. E Milano….

Giovani in fuga dall’Italia: via in 40.000, ma ora Brexit fa paura

I giovani continuano a lasciare l’Italia. Nei dati del rapporto “Italiani nel mondo 2016” redatto dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi, giovedì, a farla da protagonisti sono i millennials, i ragazzi tra i 18 e i 34 anni al centro dei nuovi flussi migratori. Oltre un terzo degli italiani residenti all’estero appartiene a questa fascia d’età, che è anche quella che ha fatto segnare il maggior numero di partenze nel corso del 2015, il 36,7% del totale dei 107.529 (+6,2% rispetto al 2014) espatriati nell’anno solare.

Si tratta di un flusso migratorio nuovo nelle sue caratteristiche. Per i giovani lasciare l’Italia, più che una fuga, “è una scelta per coltivare ambizioni e nutrire curiosità”. Anche il tipo di mobilità è inedito: “La loro mobilità – si legge nel rapporto Migrantes, la fondazione vicina alla Conferenza episcopale italiana – è in itinere e può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su opportunità lavorative sempre nuove”.

Per molti, provenendo da un Paese in cui sembra sempre più difficile entrare e muoversi nel mondo del lavoro, l’estero diventa metà privilegiata, proprio alla luce delle “migliori condizioni lavorative”. In ogni caso, i millennials sono segnalati come, la “prima generazione mobile”, con le valigie in mano, sempre pronta a partire. Anche perchè, per il 43% di loro questo status rappresenta “l’unica opportunità di realizzazione”.

La fascia più corposa, oltre a quella tra i 15 e i 34 anni, è quella appena superiore, che arriva ai 49 anni, il 25,8% del totale. Sommati ai 18-34enni fanno oltre il 60% degli espatriati. Un dato che evidenzia il problema principale del Paese Italia, ovvero “l’incapacità di evitare il depauperamento dei giovani e più preparati a favore di altri Paesi”.

Il conteggio dei connazionali residenti all’estero ha raggiunto al 31 dicembre 2015 quota 4.811.163 (in dieci anni la mobilità italiana è aumentata del 54,9%), un dato che rispetto all’anno precedente è più alto del 3,7%. Un italiano su dodici, all’incirca, è emigrato, mentre il 50% della diaspora ha origini meridionali.

La metà preferita degli italiani nel corso del 2015 è stata la Germania (16.568) seguita ad un’incollatura dal Regno Unito (16.503), ritenuta meta ideale per lavoro e studio.

Brexit
Una meta, però, attorno alla quale si è addensata una fitta nube d’incertezza in seguito al referendum che ha sancito la Brexit. Al momento il Regno Unito è al settimo posto complessivo per italiani residenti, ma gli smottamenti politici rischiano di cambiare profondamente la configurazione che, al momento, ospita 3,2 milioni di cittadini europei e un totale di 8,6 milioni di stranieri.

Un futuro, quello dei migranti nel Regno Unito, che sembra cozzare con la pretesa del Paese di riconquistare la propria “piena sovranità”, come ha dichiarato Theresa May, e di agire in vista dei “proprio interessi nazionali”. E che sembra cozzare, ancora di più, con la posizione espressa dalla ministra dell’Interno Amber Rudd, che intenderebbe chiedere alle imprese di stilare le liste dei lavoratori stranieri. Freni extra a lavoratori e studenti che sarebbero, secondo la ministra, necessari “per cambiare la tendenza”.

Un contesto di incertezza, che sta portando anche ad un boom di richieste di registrazione dei cittadini italiani presso l’Aire (Anagrafe italiana residenti all’estero) per regolarizzare la propria posizione nel Paese. Molti di loro, però, soprattutto quelli con una carriere già avviata, starebbero anche pensando ad un trasferimento in un altro Paese, o anche ad un ritorno in Italia, in cui soprattutto Milano è guardata con interesse crescente. Il passo d’ingresso al mondo del lavoro, invece, rimane ancora più semplice nel Regno Unito.

Tra le conseguenze di un contesto ancora incerto. oltre alla corsa alla regolarizzazione della propria posizione, ci sono anche il rinvio di decisioni come l’acquisto di una casa o l’avvio di un’attività. Anche il possibile spostamento del polo economico europeo verso altre mete, come Francoforte o Madrid, invita i lavoratori stranieri nella City ad una certa prudenza.

Nel mondo in cui la questione dei migranti, siano essi provenienti da paesi poveri e zone in guerra o siano essi laureati e lavoratori specializzati, rimane al centro del discorso in moltissimi Paesi, con le svolte autoritarie alle porte in Ungheria, ad esempio, i giovani italiani continuano a rappresentare uno spirito europeo all’insegna della libera circolazione, denunciando allo stesso tempo la carenza di opportunità disponibili nel nostro Paese.

Commenta