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Fuga di capitali a Wall Street: 75 miliardi solo a dicembre

Il crollo di Apple è solo l’ultimo episodio del malessere che tormenta da tempo la Borsa americana, stretta tra guerra dei dazi, rialzo dei tassi e rallentamento degli utili e della crescita – A dicembre i fondi azionari hanno perso 75 miliardi di dollari.

Fuga di capitali a Wall Street: 75 miliardi solo a dicembre

La caduta di Wall Street non conosce tregua. Anche ieri è stata una giornata da dimenticare ma il crollo di Apple e tutte le conseguenze del rallentamento cinese sono solo la punta dell’iceberg. E i risultati si vedono: la fuga dalla Borsa è sotto gli occhi di tutti.

Oltre 75 miliardi di dollari bruciati nel solo mese di dicembre. E’ questo il bilancio della fuga dei capitali dai fondi azionari di Wall Street: una ritirata così precipitosa e massiccia da non avere precedenti nella storia, da quando vengono rilevati questi dati. Anche se nei giorni successivi al Natale c’è stato un recupero, il 2018 si è chiuso con perdite del 5,6% per l’indice Dow Jones e del 6,2% per l’indice Standard& Poor’s 500. Cioè la peggiore performance annua da quell’Annus Terribilis che fu il 2008 e che che lasciò poi spazio alla ripresa, a partire dalla primavera 2009, con l’indice S&P 500 che fino ad oggi ha guadagnato il 250%.

Fra i segnali che preoccupano gli investitori: l’appiattimento della curva dei rendimenti (quando il lungo e il breve termine danno interessi simili spesso è segnale di recessione imminente), la forza del dollaro che schiaccia i profitti esteri delle multinazionali, la possibilità di un calo dei profitti aziendali nella prima metà dell’anno. E in più la grande incognita del rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve (i mercati si attendono una pausa nei rialzi dei tassi e sarebbe in un certo senso una cattiva notizia, nella misura in cui un cambiamento di programma della Fed sarebbe l’ammissione che l’economia americana sta rallentando) e l’evolversi delle tensioni commerciali tra Usa e Cina.

Allargando lo sguardo dall’economia americana a quella mondiale, un dato preoccupante pubblicato dal Wall Street Journal è quello elaborato dall’Institute of International Finance e da Citigroup, sull’aumento del monte debiti complessivi. Se si addizionano debiti pubblici e privati (e tra questi ultimi famiglie e imprese) si raggiunge un totale mondiale vicino ai 250 trilioni di dollari, cioè 250.000 miliardi. È il triplo del livello a cui eravamo vent’anni fa. Malgrado il gran parlare che si fa di debiti eccessivi nei paesi emergenti come Argentina, Turchia, Pakistan, il grosso dei debiti rimane concentrato nei paesi di vecchia industrializzazione più la Cina. Per la precisione, in quest’ordine: Stati Uniti, Cina, Eurozona e Giappone cumulano oltre i due terzi dei debiti mondiali, i tre quarti dei debiti facenti capo ad aziende, e l’80% dei debiti sovrani.

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