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Francia, staffetta tra Hollande e Macron e poi il nuovo premier

Cambio della guardia domenica 14 maggio all’Eliseo: il più giovane presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si insedia all’Eliseo al posto di Hollande – Il toto-nomine per la scelta del nuovo premier

Francia, staffetta tra Hollande e Macron e poi il nuovo premier

Tutto pronto per il cambio della guardia. Un cambio della guardia tutto sommato indolore o quasi rispetto agli ultimi cinque anni: François Hollande lascia l’Eliseo e a lui subentra il suo ex ministro dell’Economia (lo è stato per due anni, dal 2014 al 2016) Emmanuel Macron, trionfatore delle elezioni presidenziali di una settimana fa con il 66% delle preferenze al ballottaggio con Marine Le Pen.

Tra i due c’erano state delle frizioni e un anno fa Macron si era dimesso, fondando un proprio movimento indipendente, En Marche!, che ha asfaltato il Partito socialista e non solo alle ultime elezioni: per questo la continuità non è assoluta, ma è difficile ora immaginare un centrosinistra all’opposizione nel prossimo mandato. In ogni caso quello di Hollande, che sarà ricordato come uno dei meno apprezzati della quinta Repubblica francese, scade alla mezzanotte di domani.

Domenica dunque il presidente eletto andrà all’Eliseo, la residenza ufficiale del presidente della Repubblica francese che si trova nell’ottavo arrondissement di Parigi, visiterà poi la tomba del Milite ignoto vicino all’Arc de Triomphe sugli Champs-Elysees e infine il Comune di Parigi, all’Hotel de Ville. La Costituzione francese non prescrive niente sul giorno del passaggio delle consegne, ma la prassi prevede “cortesia e decoro”. Nel 2012 Hollande si discostò leggermente dalla consuetudine: dopo l’incontro con Nicolas Sarkozy, il nuovo presidente non accompagnò il suo predecessore all’uscita dall’Eliseo ma solo fino alla porta, lasciando Sarkozy scendere le scale da solo con la moglie.

Subito dopo, e cioè già domenica stando a quanto è avvenuto nella maggior parte dei precedenti insediamenti, sarà il momento della nomina del premier, in attesa delle elezioni legislative dell’11 e 18 giugno che determineranno la composizione del Parlamento e dunque l’eventuale nomina di un nuovo presidente del Consiglio, qualora la maggioranza dovesse essere diversa.

Il toto-premier vede sempre in corsa François Bayrou, presidente del movimento centrista MoDem, che aveva ritirato la sua candidatura alle presidenziali per sostenere quella di Macron. La stampa francese parla però di qualche screzio recente tra i due, visto che secondo Bayrou il presidente aveva promesso di inserire nelle liste di Republique En Marche alle prossime legislative un 25% di candidati di MoDem, che invece sarebbero in tutto 38 anziché i 120 promessi. La maggior parte dei posti in lista è stata invece assegnata a esponenti socialisti, a testimonianza di una continuità quanto meno parlamentare. Bayrou è deputato dal 1986 ed è stato ministro dell’Istruzione dal 1993 al 1997.

Un altro papabile è Jean-Yves Le Drian, bretone di 69 anni, ministro della Difesa con Hollande, che potrebbe essere confermato al suo dicastero ma anche promosso come premier: è un macroniano della prima ora. In ballo anche Sylvie Goulard, già candidata alla presidenza del Parlamento europeo, carica poi assegnata a Antonio Tajani. In crescita le quotazioni di Edouard Philippe, sindaco di Le Havre e già uomo del repubblicano Juppé: questa mossa confermerebbe la volontà di dare vita a una maggioranza di larghe intese, con la destra rappresentata persino a Matignon. Da segnalare intanto che nello staff dell’Eliseo Macron ha richiamato, nel ruolo strategico di segretario generale, Alexis Kohler, già suo capo di gabinetto al Ministero dell’Economia e ora impegnato alla direzione finanziaria del gruppo crocieristico italiano MSC.

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