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Ferrari mette il turbo e spinge la Borsa al top insieme a Unicredit

Balzo in Borsa della Ferrari che, insieme a Unicredit, Banca Generali e Terna, trascina al rialzo il Ftse Mib in una giornata generalmente positiva per tutti i listini azionari, sia europei che americani: unica eccezione Londra – Mps torna in utile e vola in Borsa con un progresso superiore al 5%

Ferrari mette il turbo e spinge la Borsa al top insieme a Unicredit

Le Borse europee trovano la spinta per chiudere un’altra seduta positiva, favorita dall’avvio in progresso di Wall Street e dalle previsioni della Bce che, nel suo bollettino, stima una forte crescita economica nel terzo trimestre per l’area della moneta unica, salvo imprevisti dal fronte pandemico. Resta fuori dal perimetro dei guadagni Londra (-0,02%), dopo la riunione della Bank of England che ha lasciato i tassi invariati e offerto una sponda al rafforzamento della sterlina. Il board ha registrato un dissenso sull’opportunità di mantenere l’attuale programma di acquisto dei Bond.

Milano è capofila con un rialzo dello 0,69%, che porta il Ftse MIb a 25.665 punti. Sul secondario scende lo spread tra il Btp decennale e il Bund di pari durata a 106 punti base (-3,67%); il tasso del titolo italiano si riduce a +0,52%, mentre il tedesco chiude a -0,54%. Nell’azionario Francoforte si apprezza dello 0,34%. Parigi sale dello 0,52%, Madrid +0,44%.

A New York ci si concentra ancora sui segnali dal mondo del lavoro, dopo i deludenti numeri nel settore privato usciti ieri. Il dato del giorno sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 31 di luglio appare in linea con le attese (-14.000), mentre il rapporto del Dipartimento del lavoro rivela che i licenziamenti sono scesi il mese scorso al livello più basso da circa 21 anni, poiché le aziende cercano di trattenere loro dipendenti vista la carenza di manodopera.

Domani sarà la volta del rapporto sull’occupazione, che potrebbe influenzare le scelte della Federal Reserve. Un rapporto deludente infatti potrebbe aiutare il mantenimento di una politica ultra accomodante, placando i timori di un ritmo di crescita dell’economia e dell’inflazione troppo rapido. Ma i segnali in senso opposto non mancano. Ieri il vicepresidente della Federal Reserve Richard Clarida, uno dei principali architetti della nuova strategia politica della banca centrale Usa, ha dichiarato che le condizioni per aumentare i tassi di interesse potrebbero essere soddisfatte entro la fine del 2022 ed è possibile una revisione del programma di acquisto titoli da annunciare entro l’anno. 

Intanto è salito a livelli record il deficit della bilancia commerciale nord americana:  +6,7% a giugno, 75,7 miliardi di dollari, contro attese per un dato a 74,2 miliardi di dollari. Scendono così leggermente i prezzi dei T-Bond e risalgono i tassi, con il titolo a 10 anni che mostra un rendimento dell’1,2% (+2,35%).

In Europa la Bce conferma d’altra parte il suo volto da colomba. Sul Bollettino economico la banca centrale scrive che l’economia dell’area euro “ha registrato un recupero nel secondo trimestre dell’anno e, con l’allentamento delle restrizioni, procede verso una forte crescita nel terzo trimestre”, c’è quindi la possibilità di un “ritorno ai livelli pre-crisi» nel primo trimestre 2022”. Nessuna novità è prevista però sui tassi di interesse, perché il rialzo dell’inflazione appare temporaneo e le tensioni sui prezzi si abbasseranno all’inizio del prossimo anno. I tassi resteranno bassi finché l’inflazione non sarà stabile al 2%.

Tra le materie prime risale il prezzo del petrolio, spinto anche dalle tensioni in Medio Oriente. Il Brent tratta in rialzo frazionale intorno a 70,80 dollari al barile. Scende invece l’oro spot, che perde circa mezzo punto percentuale e scambia a 180,2,80 dollari l’oncia.

In Piazza Affari la seduta è stata animata anche oggi da molte trimestrali, in particolare quelle di banche in sofferenza come Mps (+4,85%) e Carige (+12,78%). La banca senese resta al centro dell’attenzione per il suo possibile futuro con Unicredit (+2,54%) ed è in utile per il secondo trimestre consecutivo (profitti netti per 83 milioni di euro), contro attese di un bilancio rosso pallido. Dopo i chiarimenti forniti ieri dal ministro Daniele Franco, la banca ha confermato inoltre di aver sottoscritto un accordo di riservatezza con Unicredit “necessario all’avvio dello scambio di informazioni tramite una dataroom”, cui l’istituto di piazza Gae Aulenti ha accesso dallo scorso 3 agosto.

Brilla anche Banca Carige, che ha dimezzato le perdite nel semestre. I dubbi sul suo futuro però restano e le banca scrive in una nota che uno scenario stand alone oltre il 2021, “al verificarsi di determinate circostanze, renderebbe necessario procedere a un’operazione di rafforzamento patrimoniale e confermerebbe le incertezze circa i tempi di recupero delle attività fiscali”.

Più cauta Banca Ifis +0,79%, che nel semestre ha registrato un aumento dell’utile del 31,5% a 48,3 milioni e una crescita dei ricavi al massimo storico di 292,6 milioni di euro (+37,5%). Sul listino principale sono praticamente positive tutte le banche, ma il podio di giornata va a Ferrari, +3,34%, che da ieri ha cominciato il recupero dopo le vendite seguite alla presentazione dei numeri al 30 giugno.

Bene il risparmio gestito, Banca Generali +1,4%. Si apprezzano Inwit+1,32%; Leonardo +1,23%; Poste +1,29%; Atlantia +1,22%. Enel segna +0,64%, dopo aver siglato i contratti per la cessione del 50% del capitale di Open Fiber, di cui il 40% a Macquarie Asset Management per un corrispettivo di 2,12 miliardi di euro e il 10% a CDP Equity per un corrispettivo d 2,12 miliardi di euro e il 10% a CDP Equity per un corrispettivo di 530 milioni di euro.

In rosso Nexi -1,64%; A2a -0,74%; Pirelli -0,55%. Tenaris cede lo 0,35% dopo la pubblicazione di trimestrale e semestrale e un ritorno all’attivo, un utile sopra le stime e ricavi migliori delle previsioni. Azzera i guadagni Interpump, dopo un volo al massimo storico nel corso della seduta alla luce del buon andamento dei mesi scorsi, vendite nette in rialzo del 37,2% e un utile netto consolidato salito a 74,5 milioni (da 30,2 milioni).

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