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Eni rafforza la cooperazione con Cfs sulla fusione nucleare per accelerare l’industrializzazione

Eni rafforza la collaborazione con Cfs sulla fusione nucleare. Obiettivo: accelerare la commercializzazione e la fase industriale del primo impianto Sparc al 2030

Eni rafforza la cooperazione con Cfs sulla fusione nucleare per accelerare l’industrializzazione

Eni avanza sul cammino della fusione nucleare. Il gruppo petrolifero ha concluso un nuovo accordo di cooperazione con Cfs (Commonwealth Fusion Systems), spin-out del Massachusetts Institute of Technology (MIT). L’obiettivo dell’accordo è di accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione. Eni, ha già compiuto numerosi passi in questa direzione: uno dei più importanti è stato il successo del test annunciato a settembre 2021, insieme a Cfs, quando è andato a buon fine la prima sperimentazione al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva, destinato ad assicurare il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica. La fusione a confinamento magnetico è una delle tecnologie in grado di assicurare la produzione di energia elettrica da fusione nucleare (e non da fissione, come quella attualmente in uso). Va ricordato che Eni  ha investito per la prima volta in Cfs nel 2018 e ne è azionista strategico. 

Il nuovo accordo, precisa ora un comunicato dell’Eni, “rafforza la partnership tra le due società e lo sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale”.

Il nuovo accordo Eni-Cfs: accelerare l’industrializzazione della fusione

L’accordo di cooperazione strategica è stato firmato da Bob Mumgaard, Ceo di CFS e Claudio Descalzi, Ceo di Eni, nel corso di un meeting al nuovo campus Cfs di Devens in Massachussetts, 50 acri interamente dedicati alla fusione nucleare. La convinzione che fa da cornice all’accordo è che la ricerca innovativa sulla fusione combinata con la velocità del settore imprenditoriale privato sia in grado di assicurare il percorso più rapido per consentire alla commercializzazione dell’energia da fusione di combattere il cambiamento climatico. La nuova iniziativa permetterà alle due società di unire le forze in numerosi campi quali la collaborazione tecnologica, lo sviluppo della catena di approvvigionamento e soluzioni innovative e modelli di business per lo sviluppo di Arc: la prima centrale elettrica industriale da fusione.

La strada intrapresa da Cfs con il sostegno di Eni è infatti caratterizzata da un approccio pragmatico per ottenere l’applicazione industriale della tecnologia della fusione a confinamento magnetico nel prossimo decennio. SPARC, che punta ad essere il primo impianto pilota a confinamento magnetico al mondo a produzione netta di energia da fusione, è in costruzione e sarà operativo entro il 2025. Si prevede che SPARC, a sua volta, farà da banco di prova per lo sviluppo di ARC: la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030.

Gli obiettivi e le aree di attività al centro dell’accordo

In base all’accordo, CFS ed Eni si propongono di esplorare congiuntamente iniziative chiave, che potrebbero includere:

  • Strategia e supporto nel dimensionamento dell’attività ARC globale di CFS, compresa l’ubicazione delle centrali elettriche, lo sviluppo del mercato e lo sviluppo della forza lavoro della fusione;
  • Esecuzione del progetto e collaborazione operativa per ARC e SPARC;
  • Sviluppo e gestione della catena di fornitura;
  • Collaborazione tecnologica in aree come la manutenzione remota e la robotica;
  • Politica e sviluppo del mercato internazionale, comprese le normative sull’energia da fusione e formazione sulla fusione per contribuire a garantire una tecnologia distribuitile a livello globale.

Descalzi: tra dieci anni la prima centrale elettrica basata sulla fusione

“Il quadro di collaborazione tra CFS e il nostro partner di lunga data, Eni, ha un grande potenziale per far progredire i nostri sforzi sulle principali sfide e opportunità globali nella trasformazione del panorama energetico con una fornitura illimitata di energia da fusione pulita”, ha affermato Bob Mumgaard, Ceo di Cfs. “Vedremo la prima centrale elettrica Cfs basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio – ha aggiunto il Ceo di Eni Claudio Descalzi – con quasi due decenni di anticipo per implementare la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica entro il 2050. Avere questa tecnologia a livello industriale, fornire grandi quantità di energia a zero emissioni di carbonio prodotta in modo sicuro, pulito e praticamente inesauribile, significherà che contribuiremo in modo sostanziale alla sfida della transizione energetica. Questo è il motivo per cui siamo di fronte a una svolta tecnologica potenzialmente epocale”.

Cfs è nata dal Plasma Science and Fusion Center del MIT come società privata nel 2018 e ha raccolto oltre 2 miliardi di dollari di finanziamenti da quando è stata fondata.

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