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Eni, l’utile operativo raddoppiato ma la Borsa è fredda

Il gruppo presenta una semestrale con un forte miglioramento dei margini legato sia all’aumento del prezzo del petrolio sia al contributo del settore esplorazione e produzione, triplicato rispetto all’anno scorso – L’utile operativo leggermente inferiore alle attese penalizza il titolo – Debito ai livelli più bassi da 11 anni – Acconto sul dividendo di 42 cent

Eni, l’utile operativo raddoppiato ma la Borsa è fredda

Eni archivia il primo semestre con un utile netto da 2,2 miliardi di euro, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+124%). Il risultato adjusted si attesta invece a 1,7 miliardi (+45%). L’utile operativo adjusted è invece più che raddoppiato a 2,564 miliardi, però leggermente al di sotto delle stime degli analisti che lo avevano previsto a circa 2,580 miliardi (-1% vs consensus), un livello leggermente inferiore alle stime degli analisti e in Borsa la prima reazione è negativa: -0,7% mentre è attesa la conference call dell’Ad Claudio Descalzi a fine mattina per spiegare i risultati.

Il gruppo ha comunicato i risultati poco prima dell’avvio delle contrattazioni, sottolineando il “forte aumento della redditività”, con l’utile operativo adjusted che nel trimestre è cresciuto del 152% grazie soprattutto a esplorazione e produzione, settore che ha triplicato il proprio contributo.

Il tutto “a fronte di una crescita del Brent in euro del 38% – commenta l’amministratore delegato, Claudio Descalzi – La generazione di cassa consolidata è anch’essa nettamente cresciuta, spinta dal prezzo Brent e dalla maggiore produzione con un contributo per barile che sale a 20 dollari, consentendoci di confermare la riduzione a 55 dollari al barile della nostra cash neutrality per il 2018”. Per Descalzi, “ottimo è stato anche il risultato del business gas & power”.

Il debito netto è sceso sotto i 10 miliardi, livello più basso registrato negli ultimi 11 anni. È quindi confermata la proposta di un acconto dividendo di 0,42 euro.

Sui risultati ha influito anche l’aumento della produzione di idrocarburi, trainata dalla ripresa globale e solo in parte impattata dall’apprezzamento dell’euro. La produzione del Cane a sei zampe risulta in espansione a 1,86 milioni di barili al giorno, +5,2% nel secondo trimestre e +4,6% nel primo semestre.

Quanto ai target, per il 2018 Eni prevede una crescita del 4% rispetto al 2017 allo scenario di budget di 60 dollari al barile, corrispondente a un livello di circa 1,9 milioni di barili al giorno.

Durante la conference call con gli analisti, Descalzi ha annunciato che al maxi giacimento di Zohr, a largo dell’Egitto, Eni aumenterà “la produzione dagli attuali 1,2 miliardi di piedi cubici al giorno a 2 miliardi di piedi cubici entro settembre 2018”. Nel 2019, ha precisato ancora l’ad, sarà raggiunto il massimo tramite l’avvio delle ultime 3 unità produttive.

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