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Enel, piano punta a 19 miliardi Ebitda. E sulla fibra aspetta la saga Tim

Gli analisti promuovono il piano 2019-2021 con 27,5 miliardi di investimenti e dividendo in aumento del 9% a fine periodo. Starace apre uno spiraglio sulla società della rete: “Siamo favorevoli a tutto ciò che aiuta il progetto ma non alla fantafinanza”. Il gruppo elettrico rallenta sull’M&A, la crescita sarà organica trainata da rinnovabili, clienti e reti.

Enel, piano punta a 19 miliardi Ebitda. E sulla fibra aspetta la saga Tim

Enel ha presentato un piano industriale aggressivo per il 2019-2021. Più crescita, più rinnovabili, più investimenti, più dividendo e debiti stabili, con costo del debito in lieve calo. Dopo lo sforzo di gestione attiva del portafoglio, che ha consentito di riutilizzare circa 8 miliardi per le acquisizioni (l’ultima è Elettropaulo), ora la crescita sarà organica. Su Open Fiber, la rete unica per le Tlc, l’intesa con Telecom Italia, Enel risponde: “Aspettiamo l’esito della saga infinita di Telecom, tutto il resto sono illazioni”. Poi una conferma significativa: “Non usciremo mai da Open Fiber, vediamo grandi opportunità di business per la convergenza sulla fibra, anche in Sud America”. Infine la sintesi: “Non siamo contrari a qualsiasi cosa che aiuti il piano fibra per gli italiani”. Bocciata invece la “fantafinanza”. Questo è in sostanza il messaggio partito da Milano verso il mercato che lo ha accolto con un  balzo delle azioni in Borsa.

Il gruppo quindi conferma e accelera sui punti di forza già delineati nel precedente piano: avanti con la decarbonizzazione e la digitalizzazione ma anche maggiore attenzione ai servizi per i clienti (4,8 miliardi di investimenti). E punta a raggiungere a fine periodo un forte miglioramento dell’Ebitda (+3,2 miliardi) trainato dalle rinnovabili (+1 miliardo) a fronte di investimenti nell’energia verde in crescita di 1 miliardo a 10,6 miliardi nel periodo. Stabile l’indebitamento a 41,8 miliardi nel 2021. L’utile netto ordinario è previsto a 4,1 miliardi nel 2018 e a 5,6 miliardi nel 20121. Ne beneficerà la distribuzione dell’utile con il dividendo minimo per azione confermato a 0,28 euro per il 2018 ma in rialzo a 0,36 euro (+9%) a fine periodo. La novità è che Enel ha fissato anno per anno la crescita della cedola, confermando ora per il prossimo triennio il pay out al 70%.

DIVIDENDO IN AUMENTO

“Abbiamo molta fiducia sul raggiungimento dei nostri obiettivi” e “il nostro modello di impresa ci permette di dare questa certezza”. Francesco Starace ha risposto così a chi gli chiedeva le ragioni della novità annunciata con la decisione di assicurare per l’intero arco di piano un dividendo per azione minimo. “E’ la prima volta che diamo una certezza di questo tipo su un orizzonte temporale di tre anni, grazie ad un sistema sostenibile e robusto” ha commentato Starace che vede più stabile il quadro delle attività nel mondo e può contare sul 72% di Ebitda garantito da contratti stabili e di lunga durata.

La cedola minima indicata a 0,28 euro per il 2018 passerà a 0,32 euro nel 2019, a 0,34 euro nel 2020 e 0,36 euro nel 2021 con una crescita annua ponderata di circa il 9 per cento. “Perché diamo questa garanzia? Sapevamo anche negli anni precedenti quale sarebbe stata la nostra traiettoria di crescita ma ora abbiamo ripulito gran parte delle aree a rischio, abbiamo 2 paesi in trattativa per la regolamentazione sulla distribuzione, ci sentiamo  molto forti per i prossimi anni. Oscillazioni sui cambi si verificheranno ma abbiamo già incassato un notevole impatto negativo sui cambi in questi anni”.

EBITDA E INVESTIMENTI

Enel prevede investimenti lordi complessivi per 27,5 miliardi nel triennio (al 2020 scadrà il mandato di Francesco Starace). La crescita attesa dell’Ebitda è del 20%. Passerà cioè dai 16,2 miliardi 2018 a 19,4 miliardi del 2021.  Insieme alle reti e ai servizi ai clienti, sono ancora le rinnovabili a trainare poiché da qui dovrebbe arrivare 1 miliardo in più di margine: nel 2021 il 62% dell’energia prodotta da Enel nel mondo sarà a zero emissioni contro il 48% previsto per fine anno.

OPEN FIBER, LA RETE E TELECOM ITALIA

E’ una materia incandescente e gli analisti hanno chiesto come impatterà il progetto di una rete unica Open Fiber-Telecom Italia sull’equity previsto per OF. Sul tavolo al momento ci sono l’emendamento sollecitato dal governo in Parlamento e l’ipotesi di una remunerazione modello Rab (Regulated asset base) in linea con le attività regolate dalle Authority di settore. La risposta di Francesco Starace è stata meno drastica che in passato (quando parlò di “accrocchio societario”): “Open Fiber è una società che ha per missione di cablare l’intero Paese nelle aree A-B, di mercato, e C-D, non concorrenziali. E lo deve fare a una notevole velocità. Qualsiasi cosa possa rendere più veloce questa missione ci piace. Il resto non lo sappiamo, dobbiamo aspettare gli esiti di questa eterna saga di Telecom Italia, speriamo che trovi pace e ci sia un accordo tra i soci. Tutto il resto sono illazioni e considerato che stiamo parlando di società quotate, parlare a vuoto non è utile”. Tuttavia, ha poi aggiunto il numero uno di Enel, “non usciremo mai da Open Fiber perché non è nelle nostre corde farlo. Nella convergenza con la fibra vediamo grandi opportunità di business, anche in Sud America”. Nonostante il diluvio di domande, Starace non va oltre. Chiede però che venga riconosciuto il lavoro che Of sta portando avanti speditamente, “siamo molto soddisfatti della performance che supera le nostre aspettative”.

Nel nuovo piano industriale Enel, Open Fiber – che ricordiamo è controllata al 50% insieme a Cdp –  è prevista raggiungere un Ebitda di circa 350 milioni di euro al 2021 con una copertura su 19-20 milioni di immobili al 2023.

ACQUISIZIONI E BUY BACK

Enel non punta sui grandi operazioni di M&A ma si orienta su operazioni di minori dimensioni, ha spiegato Francesco Starace. “Riteniamo che le acquisizioni di media dimensione – ha precisato – potranno diventare un potenziale, dell’ordine di Elettropaolo come grandezza e vediamo come potenziale il buyback. Non crediamo che grosse operazioni di fusioni o aggregazioni avranno senso nel futuro”. Ed ha aggiunto: “Nei prossimi tre anni acquisiremo più di quanto cederemo. Il rapporto non sara così equilibrato”. Infine Endesa: “E’ una grande società e siamo contenti, non cambiamo la nostra view”.

INVESTIMENTI E ITALIA

“E’ totalmente neutrale” che l’azionista di Enel sia il ministero dell’Economia o Cdp” ha detto Francesco Starace a chi gli chiedeva un’opinione riguardo al possibile trasferimento della quota in mano allo Stato. Tuttavia, ha ricordato, ci sono regole di unbundling che nel 2006 richiesero il passaggio opposto, ovvero il trasferimento al Mef della quota di Cdp (proprietaria anche di Terna) nel gruppo elettrico. Detto questo, il tema degli investimenti in Italia resta attuale dopo la “cabina di regia” con la quale Palazzo Chigi chiese soccorso pochi mesi fa alle Spa pubbliche. “Durante quell’incontro – ha ricordato l’Ad Enel rispondendo ad una domanda – ci è stato chiesto quali fossero i piani di investimento, non di accelerarli in Italia”.

E i piani prevedono, ha chiarito il Cfo Alberto De Paoli “7,7 miliardi di euro al 2021 e circa 300 milioni di euro sull’efficienza dei condomini, quindi investiremo circa 8 miliardi che sono in linea con il piano 2018-2020, non ci sono variazioni”. La novità riguarda più che altro il processo di efficientamento energetico dei condomini che però richiede ulteriori specifiche tecniche e legislative. Al momento l’idea è di offrire servizi di efficentamento energetico proponendosi come acquirenti di tax credit (i bonus riconosciuti dallo Stato). Starace ha comunque apprezzato il fatto che Cdp abbia spostato l’attenzione del proprio piano sul lato industriale anziché su quello più strettamente finanziario.

RINNOVABILI, RETI E MOBILITA’ ELETTRICA

La crescita delle rinnovabili assorbirà il 42% degli investimenti (10,6 miliardi) e sarà concentrata al 70% sull’eolico e al 28% sul solare. La maggior parte di questa somma sarà investita in Nord e Sud America (67% in totale) mentre il 6% degli investimenti andranno in Italia e il 14% in Spagna-Portogallo. “L’impatto delle rinnovabili in Italia e Spagna sarà più lento in termini di prezzi. Non esistono in Italia contratti di lunga durata Ppa (Power purchase agreement) a 15 o 20 anni, ecco perché siamo più conservativi”, ha spiegato Starace.

Un altro 40% del capex andrà alla digitalizzazione delle reti di distribuzione (11,1 miliardi). Qui Italia e Spagna avranno un ruolo di rilievo in quanto l’Italia assorbirà il 44% della spesa programmata e la Spagna il 17%.

L’altro capitolo significativo è quello della mobilità elettrica: con  Enel X le colonnine di ricarica che Enel conta di installare nel mondo passeranno da 48.000 a 455.000 (39% Italia, 27% Sud America e 21% Iberia).

 

 

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