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Elettrodomestici italiani: il 2021 è stato l’anno dei record, ma ripetere l’exploit nel 2022 sarà dura

L’anno scorso produzione, export e vendite hanno messo a segno un grande rimbalzo, ma ora pesano le difficoltà sul fronte delle materie prime, sempre più scarse e costose

Elettrodomestici italiani: il 2021 è stato l’anno dei record, ma ripetere l’exploit nel 2022 sarà dura

Il 2021 è stato l’anno dei record per gli elettrodomestici italiani, con una crescita del 18,8% in termini di produzione (superati gli 11 milioni di apparecchi), esportazioni e vendite. Lo ha comunicato lunedì a Milano Applia Italia, l’associazione confindustriale delle tecnologie domestiche e professionali, facendo riferimento a dati di GFK Italia.

Elettrodomestici da incasso (soprattutto per la cucina)

Meglio di tutti sono andati gli apparecchi da incasso (+40%), grazie soprattutto alla forte ripresa delle vendite dei mobili da cucina, un segnale positivo in vista di Eurocucina, manifestazione che si terrà a giugno nell’ambito del Salone del Mobile.

Attrezzature professionali

“L’accresciuta sensibilità dei consumatori alla qualità della vita in casa, iniziata con il primo lockdown del 2020 e lo smartworking, insieme a una sempre maggior consapevolezza dell’impatto ambientale, hanno premiato maggiormente i prodotti con migliori performances di sostenibilità e qualità – ha commentato Paolo Lioy, presidente di Applia Italia – In merito alle tendenze emerse nel 2021, le riaperture di locali, bar e ristoranti hanno spinto il settore delle attrezzature professionali, che è tornato ai livelli pre-pandemia con 11 milioni di apparecchi prodotti. Analoga la performance dell’export di questo comparto, che segna un eccellente +18,5%”.

Ottimo recupero per il riscaldamento

Bene anche camini, canne fumarie e apparecchiature per il riscaldamento a biomassa, con una crescita dei fatturati superiore al 30%.

Inoltre, l’anno scorso la domanda di scalda-acqua elettrici ha superato i livelli del 2019, concentrandosi soprattutto sulle soluzioni ad alta efficienza energetica.

Il 2022? La domanda c’è, ma le fabbriche sono senza forniture

Quanto al 2022, ci sarà una replica? “Sarà dura”, è il commento che più si sente negli ambienti industriali e del retail. Innanzitutto, perché si fanno sentire sempre di più le difficoltà sul fronte delle materie prime, con approvvigionamenti scarsi e prezzi sempre più alti. Electrolux ha già fermato due volte la produzione delle fabbriche italiane del lavaggio per la mancanza di forniture, mentre Whirlpool ha dovuto fare i conti con i gravi ritardi dovuti al blocco dei trasporti.

In tutta Europa mancano i prodotti nei punti vendita, si chiudono reparti produttivi anche nell’Est, e le mega-scorte accumulate dalle catene nei mesi scorsi si stanno esaurendo.

La plastica e la filiera petrolchimica

Preoccupante la situazione dell’intera filiera del petrolchimico, che fornisce la plastica della quale i produttori europei di elettrodomestici sono grandi consumatori, e che manifesta ormai da qualche mese un quadro pesante. Sono già tanti i trasformatori di materie prime completamente fermi per il blocco ormai generalizzato degli approvvigionamenti, che dipendono in gran parte dal resto del mondo perché le fabbriche petrolchimiche del continente sono obsolete e richiedono costosi ammodernamenti (frutti tossici di una delocalizzazione improvvida ed eccessiva).

L’unico rimedio sarebbe organizzare un’autarchia europea, che, tradotta in termini green, si chiama economia circolare. Come hanno comunicato le aziende che fanno parte di PlasticsEurope, a livello Ue sono stati stanziati 2,6 miliardi fino al 2025 e altri 7,2 fino al 2030 per il riciclo totale delle plastiche, ma l’intenzione è di aumentare ulteriormente queste risorse.

Rischio delocalizzazione per gli elettrodomestici europei?

La proposta di regolamento della Commissione sul Cbam riguarda solo le materie prime come acciaio e alluminio – spiega Paolo Lioy – e non include i prodotti finiti, come gli elettrodomestici. Nel complesso, i produttori europei di elettrodomestici dovranno affrontare un aumento del 5-10% dei costi di fabbricazione per tutta la produzione con sede nell’Ue (a causa dei prezzi più elevati delle materie prime e dell’energia) quando le quote ETS gratuite saranno completamente eliminate, con un grave impatto –sottolinea Applia Italia – sulla loro competitività rispetto ai concorrenti extra europei.

In assenza di un correttivo – che è in fase di approvazione – tutto questo spingerà a rilocalizzare la produzione per portare le emissioni di carbonio fuori dall’Unione europea, dove meccanismi equivalenti all’ETS non sono in vigore. Risultato: danni incalcolabili per i livelli occupazionali continentali e nessun beneficio ambientale.

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