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Effetto Daimler e Presidenze anti-euro in Parlamento mandano ko la Borsa

Oltre al profit warning della Daimler per i rovinosi effetti dei dazi sull’auto, su Piazza Affari pesa come un macigno la nomina dei presidenti leghisti, decisamente anti-euro, alla testa delle Commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato – Fca in profondo rosso – Male anche Prysman, Unicredit e Italgas – In controtendenza Atlantia e Mondadori – In netta ascesa lo spread.

Effetto Daimler e Presidenze anti-euro in Parlamento mandano ko la Borsa

Piazza Affari chiude in maglia nera e lascia sul campo il 2,02%, scendendo a 21.673 punti, con tutte le blue chip in rosso a parte Tenaris, che resta piatta; soffrono soprattutto auto e banche. In particolare Fiat scende sotto i 17 euro per azione (16,908), -4,17%, ai minimi da circa due mesi. Seduta da dimenticare anche per l’obbligazionario: lo spread fra decennale italiano e tedesco sale dell’11,31%, portandosi a 242.60 punti base, mentre il rendimento s’impenna al 2,76%.

Il calo è generalizzato su tutti i listini europei: Francoforte -1,44%, Parigi -1,05%, Madrid -0,83%, Londra -0,93%, Zurigo -1,11%. Le vendite s’intensificano dopo l’apertura di Wall Street, che al momento viaggia in ribasso. Il clima d’incertezza muove dall’escalation nella guerra commerciale fra Usa e Cina che comincia a fare le prime vittime, con Daimler (-4,29% a Francoforte) che oggi lancia l’allarme utili (profit warning), trascinando con sé i titoli del settore auto. L’attenzione è rivolta inoltre  alla riunione dell’Opec a Vienna, che si conclude domani, mentre il petrolio, tipo Brent, recupera dai minimi, ma resta in calo, -1,65%, 73,51 dollari al barile.

Negli Usa la minor propensione al rischio favorisce i titoli di Stato, che viaggiano in rialzo. Il decennale vede i rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – scendere al 2,912% dal 2,928% di ieri. Sulla carta italiana invece pesa, dopo un allarme del Financial Times, la nomina di due “euroscettici”, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, della Lega, alla presidenza rispettivamente della commissione Finanze del Senato e Bilancio della Camera. Inoltre non sarebbe piaciuta la minaccia del ministro dell’Interno Matteo Salvini  di tagliare il contributo al bilancio Ue in mancanza di aiuti sull’immigrazione e la volontà di  smontare la riforma Fornero entro l’anno, con inevitabili conseguenze sui conti pubblici.

“L’euro non è in discussione”, rassicura dal Lussemburgo il ministro dell’economia Giovanni Tria, ma i titoli italiani non riescono a invertire la rotta. “Gli operatori – scrive Reuters – parlano di un mercato dai nervi scoperti, particolarmente sensibile a pronto a interpretare in chiave ribassista il succedersi degli eventi e delle singole dichiarazioni”. Sono troppi i fronti geopolitici aperti, per contenere la volatilità, a partire da quello dei migranti. Oggi Angela Merkel però rassicura il premier italiano Conte in vista del vertice di domenica sul tema, affermando che l’Italia verrà ascoltata e che la bozza UE diffusa ieri è già stata accantonata. Domani entrano invece in vigore le contromisure Ue ai dazi Usa su acciaio e alluminio, imposti anche alle importazioni dall’Unione.

L’euro risale dai minimi di giornata e torna in area 1,16 sul dollaro. Si apprezza la sterlina (+0,6% contro il biglietto verde), dopo la riunione della BoE che ha lasciato i tassi invariati. Dal board sono emersi però toni piuttosto restrittivi, con 3 membri intenzionati ad aumentare immediatamente il costo del denaro e il capo economista su questa linea.

In Piazza Affari le banche più penalizzate sono Ubi -3,74% e Unicredit -3,24%. Negli altri settori restano in calo Prysmian -3,93% e Ferragamo -3,12%, che non ferma l’emorragia dopo il tonfo di ieri. Male anche Italagas -3,63%. Limitano i danni Moncler -0,18%; Atlantia -0,43%; Cnh -0,48%; Mediaset -0,7%. Per trovare un segno positivo bisogna uscire dal listino principale. Bene Ovs, +6,25%, premiata dal mercato con i conti del primo trimestre. Sullo Star brilla Mondadori +5,91%.

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