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Draghi: “Sarei rimasto volentieri, ma non me l’hanno consentito. Sul Pnrr abbiamo rispettato le scadenze”

In un’intervista al Corriere della Sera Mario Draghi torna a parlare e ripercorre la sua esperienza a Palazzo Chigi. E sul futuro: “Faccio il nonno. Non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”

Draghi: “Sarei rimasto volentieri, ma non me l’hanno consentito. Sul Pnrr abbiamo rispettato le scadenze”

Mario Draghi sarebbe rimasto volentieri a Palazzo Chigi per «completare il lavoro», ma non gli è stato consentito. A dirlo è proprio l’ex premier, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui parla del percorso al timone del Paese il cui epilogo ha lasciato un senso di amarezza e delusione in tanti. «Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo – ha detto – e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito». «Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di Governo – ha aggiunto – c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati». “L’Italia ha dimostrato di sapercela fare e quest’anno cresce più di Francia e Germania”.

Dopo mesi di silenzio, l’ex premier torna a parlare e ripercorre la sua esperienza a Palazzo Chigi. Ricorda le «decisioni difficili» green pass, obbligo vaccinale, sostegno all’Ucraina. Sul Pnrr, «abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri». Sul Governo Meloni «non spetta a me giudicare».

Ora, dice «faccio il nonno». E sul futuro? «Non sono interessato a incarichi politici o istituzionali».

Draghi parla delle decisioni difficili e dei risultati raggiunti dal suo Governo

Nei suoi 616 giorni al capo del Governo di decisioni difficili ne ha dovute prendere. Ad esempio, il green pass e l’obbligo vaccinale. «Sapevo che erano limitazioni delle libertà individuali, ma erano necessarie per garantire a tutti il diritto alla salute, soprattutto ai più fragili. Altrettanto difficile è stato scegliere ad aprile dello scorso anno di riaprire le scuole: mi hanno paragonato a Bolsonaro, hanno detto che avremmo causato una catastrofe sanitaria. Ma l’epidemia è rimasta sotto controllo e i ragazzi sono tornati a scuola in modo continuativo. Infine, il sostegno immediato e convinto all’Ucraina: i rischi di una ritorsione russa erano evidenti, ma non potevamo girarci dall’altra parte davanti a chi aveva riportato la guerra in Europa».

Per quanto riguarda la crisi energetica, l’ex capo della Bce parla del price cap, una proposta fortemente caldeggiata dall’Italia e da Draghi in primis. «L’accordo su un tetto al prezzo del gas raggiunto nei giorni scorsi è un risultato importante, per cui l’Italia si è battuta da mesi: adesso va applicato in modo efficace». Ma non finisce qui. «È prioritario che i governi continuino a proteggere i più fragili: a questo proposito sarebbero opportune nuove iniziative europee, che ricalchino il fondo comune di sostegno al mercato del lavoro adottato durante la pandemia». 

Poi parla dei risultati dell’agenda sociale ed economica dell’Esecutivo che ha avuto «l’onore di presiedere». «I dati dell’Istat ci dicono che quest’anno le nostre politiche sulle famiglie hanno ridotto la disuguaglianza. In più, il tasso di disoccupazione è sceso, a ottobre 2022, al 7,8% e il tasso di occupazione è salito al 60,5%, «un record storico». «Eravamo anche vicini all’introduzione del salario minimo e alla riforma del reddito di cittadinanza, per farlo funzionare meglio. Ma questo è il passato, ora occorre guardare avanti».

Sull’economia globale, Draghi precisa: «Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio Governo. Il debito pubblico in questi due anni è calato come mai nel dopoguerra, e l’Italia è l’unico grande Paese europeo che, negli ultimi anni, è riuscito ad aumentare le proprie quote di mercato nell’export internazionale».

Draghi commenta gli ultimi giorni del suo Governo

L’ex presidente ripercorre poi le fasi che hanno portato alla caduta del suo Esecutivo «Il Governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura». «Con il passare dei mesi – ha proseguito Draghi – la maggioranza che sosteneva il Governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri».

E fa alcuni esempi. «Il Movimento 5 Stelle era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme — fisco e concorrenza — a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene».

Draghi ha poi ricordato il «giorno del giudizio» che portò alle sue dimissioni. «Nei pochi giorni che intercorsero tra la decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul “decreto aiuti” e il dibattito sulla fiducia in Senato l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al Governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Sono ancora profondamente grato per questi appelli, come per tutto il sostegno che ho ricevuto durante il mio incarico. Ma le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili». Ad esempio, «il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal Governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un Governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del Governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un Governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il Movimento 5 Stelle».

Draghi sulla guerra in Ucraina: “Solo Putin può fermare i massacri”

E sul ruolo della guerra in Ucraina, l’ex numero uno della Bc non sa dire che peso abbia avuto sulla fine del suo mandato. «Non so dire che ruolo abbia giocato la guerra all’Ucraina. Noto però che oggi il M5S è contrario a proseguire nel sostegno militare all’Ucraina, nonostante questo sia stato decisivo per permettere a Kiev di riprendere una porzione significativa del Paese che era stata occupata dai russi». E sulle prospettive di pace, difficili per Draghi, «qualcosa è cambiato in quest’ultimo periodo. Ma è soltanto Putin che può porre fine a questi massacri. Abbiamo appoggiato l’Ucraina subito, con convinzione. Ero consapevole dei forti legami passati tra l’Italia e Mosca, ma non potevamo restare impassibili. In Russia probabilmente contavano su una nostra ambiguità, che invece non c’è stata».

Draghi sul Governo Meloni: “Non spetta a me giudicare”

Sul Governo Meloni, Draghi non si sbilancia, per quanto non siano mancate polemiche tra i due. «Non spetta a me giudicare, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale». Poi qualche consiglio. «Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale. Penso anche che si debba sempre mantenere aperto il confronto con le parti sociali, con gli enti territoriali, con il terzo settore. Un confronto ispirato al dialogo, all’ascolto, alla disponibilità».

Sul Pnrr, Draghi: “Abbiamo rispettato le scadenze”

E sulle polemiche per i ritardi ereditati sul Pnrr dal nuovo Governo, Draghi ci tiene a puntualizzare che «tutti gli obiettivi dei primi due semestri, come ha certificato la Commissione Europea» sono stati «rispettati». «Questo è l’unico indicatore da cui dipende l’erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale». Poi il rammarico. «Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti, e qui mi riferisco in particolare agli obiettivi del secondo semestre di quest’anno: ne abbiamo raggiunti circa metà nel tempo che ci è stato dato. I rimanenti obiettivi sarebbero certamente stati raggiunti prima della fine di questo semestre, come è avvenuto nei due semestri precedenti. Credo che il Governo attuale sia altrettanto impegnato, e non ho motivo di dubitare che raggiungerà tutti gli obiettivi previsti e necessari per la riscossione della terza rata».

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