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Dopo una fiducia in affanno, per Berlusconi scatta la prova del “fare”

Il premier incassa 316 voti favorevoli contro 301 contrari – Ma ora deve passare ai fatti a cominciare dal decreto sviluppo previsto la prossima settimana – In caso contrario la maggioranza perderà altri pezzi – Tra i responsabili e nel Pdl continuano le insofferenze verso Tremonti – Attesa per l’incontro con Napolitano – Bersani: di fiducia si puo’ morire.

Dopo una fiducia in affanno, per Berlusconi scatta la prova del “fare”

Alla fine Berlusconi si è mostrato euforico e trionfante: acclamato dai suoi parlava di “figuraccia delle opposizioni”, di “trucchi sventati”. E certamente non poteva che essere contento di aver ottenuto (316 sì, pari a un voto più della maggioranza assoluta della Camera e 7 in più della maggioranza richiesta di 309) l’ultracinquanteseiesima fiducia di questa Legislatura. Un risultato, che almeno gli consente di sopravvivere. Ora però, anche per rispondere a quanto chiestogli dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dovrà dimostrare di essere pure in grado di governare. E questo vuol dire indicare il nome per il Governatore della Banca d’Italia, varare i provvedimenti per la crescita e quelli per il risanamento dell’Economia chiestici a gran voce dagli organismi internazionali. A cominciare dal decreto sviluppo.

E proprio di quest’ultimo ha parlato Berlusconi, subito dopo aver ottenuto la fiducia, per dire che sarà varato entro la fine della prossima settimana. Insomma, se non un rinvio, non certo un’accelerazione. E qui però il presidente del Consiglio ha aggiunto un elemento importante: il decreto andrà fatto a costo zero, come chiede il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con il quale ieri si è mostrato a braccetto a margine delle votazioni in corso. Eppure proprio il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto aveva detto pubblicamente che la crescita non si può favorire a costo zero. Tesi sostenuta, oltre che dalla Prestigiacomo, che si è vista praticamente sottrarre il dicastero da tagli del 90%, da molti dei più sfegatati sostenitori del Cavaliere, i quali, non a caso, mettono sotto accusa il ministro dell’Economia un giorno sì e l’altro pure.

Insomma c’è un problema di qualità della maggioranza, al di là della quantità, messa per ora al sicuro con l’ennesimo voto di fiducia. E che la tenuta della maggioranza sia più che precaria lo hanno dimostrato le tante dichiarazioni di quegli esponenti dei Responsabili, ma anche del Pdl, che hanno tenuto a dire che avrebbero sì votato la fiducia, ma, dopo di ciò, avrebbero atteso i fatti. Di questo probabilmente Berlusconi parlerà nel suo colloquio con il capo dello Stato, visto che è stato proprio Napolitano a sollevare il problema. Ma il presidente del Consiglio ha spiegato che l’incontro di questa sera non riguarda il voto della Camera ed era fissato da tempo. Vedremo.

Del resto anche nella votazione di oggi la maggioranza ha perso pezzi. Non hanno votato la fiducia a viso aperto (vale a dire con annuncio e motivazione) Versace, Destro, Gava e Sardelli. Altri potrebbero seguire, magari in qualche votazione a scrutinio segreto. Non a caso ieri il segretario del Pd Bersani ha commentato il risultato del voto osservando che “di fiducia un governo può anche morire”. Né sono mancati i consueti battibecchi con i radicali, che votando prima delle altre forze di opposizioni, avrebbero secondo alcuni favorito il raggiungimento del quorum necessario alla validità del voto. Ma i problemi del Pd e delle opposizioni più in generale, sono altri. Finora non sono riusciti né il centro-sinistra né il terzo polo a mettere in campo un programma e una coalizione credibile. E forse è proprio per questa carente credibilità delle opposizioni che Berlusconi si è salvato ancora una volta, anche se per il rotto della cuffia

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