Condividi

Dopo la bocciatura alla Camera sul bilancio, il Governo è a un passo dalla crisi

Dopo il colpo di scena nell’aula di Montecitorio, che per un voto ha bocciato l’art.1 dell’assestamento di bilancio, le opposizioni chiedono le dimissioni del premier, che replica parlando di “incidente tecnico”. Ma Cicchitto ammette che Berlusconi dovrebbe chiedere la fiducia alla Camera. Difficile evitare un passaggio al Quirinale.

Dopo la bocciatura alla Camera sul bilancio, il Governo è a un passo dalla crisi

Il Governo è andato sotto per un solo voto sull’articolo 1 del rendiconto di bilancio. Un fatto “senza precedenti” e con “evidenti implicazioni politiche”, come ha subito osservato, sospendendo la seduta, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Per la verità un precedente c’è: nell’88 un incidente analago capitò al Governo Goria che andò immediatamente al Quirinale a dimettersi.

La domanda a questo punto è: ora che succede? L’opposizione non ha dubbi: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi deve andare al Quirinale e dimettersi, mettendo la crisi nelle mani del capo dello Stato. La maggioranza ha prima cercato di minimizzare con il ministro Gelmini, che ha parlato di incidente, e con lo stesso premier per il quale alla fine si è trattato di un “fatto tecnico”. Poi, però, almeno quelli che hanno maggiore esperienza di vita parlamentare, come il ministro La Russa e il capigruppo Cicchitto, hanno indicato un’altra strategia: dovrà essere il premier a chiedere al più presto un voto di fiducia della Camera prima della ripresa dell’attività parlamentare. Intanto, per Cicchitto anche l’esame del ddl sulle intercettazioni deve essere sospeso.

Ma è possibile che Berlusconi chieda la fiducia alla Camera senza un passaggio per il Quirinale? Difficile sostenerlo. Il presidente del Consiglio – che ha convocato un vertice immediato a Palazzo Grazioli del Pdl – dovrebbe comunque andare dal presidente della Repubblica, se non per dimettersi, almeno per rappresentargli la situazione che si è determinata e valutare con lui se sia percorribile la strada della richiesta di un ennesimo voto di fiducia. Ma le dichiarazioni di Cicchitto e La Russa sembrano far capire che il Pdl eviterebbe volentieri quel passaggio per il Quirinale. Per una singolare coincidenza ieri il presidente Napolitano era a Montecitorio per assistere ad un dibattito su un libro, proprio mentre la situazione precipitava.

Del resto che la situazione all’interno della maggioranza sia al limite dell’implosione lo dimostrano le assenze dal voto: Tremonti (era a Montecitorio ma era anche in missione e quindi il suo voto non faceva quorum), Bossi (si era allontanato per un momento), Scajola (era reduce da un faccia a faccia con Berlusconi che lui stesso ha definito “un incontro tra vecchi amici”) e Antonio Martino. E mancavano anche un certo numero di “responsabili”, forse preoccupati del restringersi degli spazi per loro, per accontentare le prevedibili richieste di Scajola. Quel che è certo è che nel Pdl dopo il voto ad essere sotto accusa era ancora una volta Tremonti. E questa volta non soltanto perchè si oppone al condono. Insomma: anche se la crisi non è ancora ufficializzata le tensioni nella maggioranza non fanno prevedere nulla di buono.

Commenta