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Donne e management: la sfida di Colao e Bisio

Il Ceo di Vodafone Group e l’Ad di Vodafone Italia lanciano “HeforShe” la campagna delle Nazioni Unite per la parità di genere nelle aziende, in politica, nelle università, nella vita di tutti i giorni. Per il gruppo di telefonia mobile, 100 mila dipendenti in una trentina di Paesi si tratta di raggiungere nel 2018 il 30% di donne manager. E chiamano a raccolta Mazzoncini di Fs, Ghizzoni di Unicredit, Starace di Enel e Caio di Poste.

Donne e management: la sfida di Colao e Bisio

“This is a man’s world… But it wouldn’t be nothing, nothing without a woman or a girl”. “Questo è un mondo di uomini ma non sarebbe nulla senza una donna o una ragazza”. Lo aveva cantato James Brown e ne ha fatto uno dei suoi più grandi, indimenticabili successi. Se ne è ricordato Vodafone che, proprio martedì 8 marzo, lo ha scelto come colonna sonora – nelle tante varianti interpretate nel tempo anche da voci femminili – per presentare a Milano “HeforShe” la campagna delle Nazioni Unite che Vodafone ha fatto propria mettendoci la faccia: quella di Aldo Bisio, Ad Italia, e quella di Vittorio Colao, Ceo del gruppo che ne è “campione”, ovvero paladino e promotore attivo, insieme ad altri 9 Chief executive officer di altrettanti multinazionali tra cui PriceWaterhouse Cooper, Unilever, Twitter per citarne solo alcuni. Dieci sono anche i campioni capi di Stato e di governo (Giappone, Finlandia, Rwanda, Malawi ed altri), dieci i rettori di grandi università (Georgetown, Oxford, Sciences Po, Nagoy tra gli altri).

He For She

Obiettivo concreto, per uscire dalla celebrazione fine a se stessa dell’8 marzo, è dare una forte spinta alla parità di genere. In concreto: per Vodafone, arrivare nel 2020 al 30% di presenze femminili tra i 7.500 manager del gruppo; raccogliere 100mila adesioni, fuori dal gruppo, per diffondere una diversa mentalità nei confronti delle donne e della loro inclusione nel lavoro, nella politica, nell’università. Da dove si parte? “Oggi nella nostra azienda siamo già al 39% di manager donna  – ha spiegato Aldo Bisio, numero uno di Vodafone Italia – e al 50% di dipendenti donne su 7.000 complessivi. Tuttavia non è abbastanza – ha proseguito – se pensiamo che in italia la legge sulle quote rosa ha portato ad un raddoppio dal 12 al 25 per cento circa delle donne nei consigli d’amministrazione, una percentuale che scende a circa l’8% tra i senior executive e a quasi zero tra i Ceo”. E ciò nonostante tutte le statistiche dimostrino che, in Italia addirittura più che altrove, la percentuale di laureati in uscita dalle università è maggiore tra le donne e con voti migliori anche in facoltà come ingegneria dove il 40% dei laureati è donna.

Donne, uomini e l’obiettivo del 30%

Bisio ricorda che in Vodafone è stata accelerata “la leva della flessibilità, è stato implementato lo smart working con 1 giorno di lavoro da casa a settimana, offerta la possibilità di prolungare il congedo post maternità retribuito” ma annuncia anche che per alzare al 30% la presenza a tutti i livelli sta per avviare un roadshow interno all’azienda per stanare pregiudizi e ostacoli. Ostacoli che, concorda Vittorio Colao, esistono anche se l’intenzione è di superarli. “Vodafone è un gruppo – ricorda – con 100 mila dipendenti in una trentina di Paesi e non dappertutto vi è lo stesso rapporto tra i generi: in Italia siamo al 40% di donne dirigenti, in Irlanda al 50% in dieci Paesi sotto il 30 con un 25% di donne nel board. Siamo saliti di 6-7 punti percentuali negli ultimi anni ma arrivare al 30% è il minimo traguardo che ogni azienda deve porsi”. Come andare avanti? “Flessibilità, assunzioni al 50% tra i laureati, adottando una policy mondiale per le madri che tornano al lavoro, tutto questo lo stiamo facendo. E non è scontato: per esempio negli Stati Uniti offrire 4 settimane in più di maternità retribuita ha generato più articoli sui giornali che non la fusione con Mannesmann. Per esempio, in Qatar o India una parità retributiva non è sempre accettata. Comunque andremo avanti per raggiungere l’obiettivo con protocolli molto definiti, forse non riusciremo a raggiungere ovunque il 30% che ci siamo prefissi ma spingeremo per riuscirci”.

Banche, Ferrovie e diversità

Al Teatro Vodafone a Milano intervengono anche Renato Mazzoncini, numero uno di Fs, e Federico Ghizzoni di Unicredit. “In Fs – ammette Mazzoncini – la difficoltà maggiore è superare un certo pregiudizio di genere in un’attività finora considerata una riserva maschile come quella ferroviaria. All’opposto in positivo, però, va detto che il 95% delle imprese ferroviarie da noi controllate è guidato da donne: penso all’Ad di Trenitalia Barbara Morgante e all’Ad di TreNord che è una donna”. Francesco Starace di Enel in teleconferenza da Roma mette in luce uno dei grandi problemi ancora oggi rilevati dalle statistiche: la diversità salariale a parità di mansioni. “Il nostro sforzo – afferma – sarà di spingere per la parità retributiva”. Una diversità che invece, a volte, è meno esplicita e più indiretta. Spiega infatti Ghizzoni: “La nostra politica retributiva è identica ma mentre abbiamo una pari presenza e retribuzione tra uomini e donne nel private banking e nel retail banking, la presenza femminile nell’investment banking è minima ed è lì che si concentrano le retribuzioni più alte”. Francesco Caio, ad di Poste, pensa sia arrivato “il tempo di accelerare” per azzerare la gender diversity. Conclude Ghizzoni: “La leva è che la presenza femminile consente di migliorare il conto economico”. E’ vero ma non basta e i protocolli che Colao si impegna a diffondere forse daranno più garanzie. Prima verifica: il prossimo 8 marzo.

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