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Dividendi banche e assicurazioni: via libera da ottobre

Da ottobre banche e assicurazioni potranno tornare a distribuire cedole – L’Ivass, che ha presentato la relazione annuale sul 2020, ha annunciato che non prolungherà lo stop – All’Europarlamento Andrea Enria ha fatto sapere che, per le banche, dividendi e buyback torneranno nel III trimestre

Dividendi banche e assicurazioni: via libera da ottobre

Dividendi banche e assicurazioni: da ottobre si ricomincia. Per le seconde, il via libera finale arriva dall’Istituto di vigilanza sulle compagnie assicurative, che giovedì ha presentato a Roma la sua relazione sul 2020. “Alla fine di settembre la raccomandazione europea attualmente vigente sulla restrizione dei dividendi cessa di avere effetto – ricorda Luigi Federico Signorini, alle sue prime considerazioni da presidente dell’Ivass – A meno che la situazione economica, finanziaria e sanitaria non torni a peggiorare seriamente (una possibilità che non si può ancora escludere), non vediamo la necessità di reiterarla”. A poche ore di distanza dalle dichiarazioni di Signorini, il responsabile della vigilanza bancaria Bce, Andrea Enria, nel corso di un’audizione all’Europarlamento, ha anticipato quale sarà la decisione che la Banca centrale europea prenderà nel corso della riunione in programma per il 23 luglio sulle banche, che nel III trimestre potranno tornare a distribuire cedole e a programmare piani di buyback.

BANCHE, DIVIDENDI E BUYBACK DAL TERZO TRIMESTRE

“In assenza di sviluppi negativi, prevediamo di abrogare la nostra raccomandazione a partire dalla fine del terzo trimestre del 2021 e di tornare a rivedere i dividendi e il riacquisto di azioni proprie come parte del nostro normale processo di vigilanza, sulla base di un’attenta valutazione previsionale della pianificazione patrimoniale individuale di ciascuna banca”. Questo quanto affermato da Enria che ha però aggiunto: “Ci aspettiamo che i piani di distribuzione rimangano prudenti e commisurati alla capacità di generazione di capitale interno delle banche e al potenziale impatto di un deterioramento della qualità delle esposizioni, anche in scenari avversi”. Pochi minuti prima, sempre davanti alla commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo, la stessa indicazione era stata fornita da Christina Lagarde, numero uno della Bce e del board per il rischio sistemico (ESRB): “la nostra raccomandazione sulla restrizione delle distribuzioni dei dividendi durante la pandemia potrebbe scadere alla fine di settembre 2021”, ha detto.  

Dopo lo stop imposto nel 2020 (sugli utili del 2019) e le stringenti restrizioni stabilite per la stagione dei dividendi del 2021 partita ad aprile, le banche più solide torneranno dunque a remunerare gli azionisti con cedole e buyback.

In Italia, la prima a scendere in campo potrebbe essere Intesa Sanpaolo che, dopo la cedola da 0,0357 per azione staccata lo scorso 24 maggio, ha anticipato l’intenzione di realizzare una distribuzione cash da riserve per 10 centesimi per azione, con un rendimento del 5% a valere sugli utili 2020. Si dovrebbe inoltre aggiungere, stavolta sugli utili 2021, un’ulteriore dividendo con un pay-out pari al 70% dell’utile netto. Una parte di questa cedola sarà distribuita entro la fine del 2021 sotto forma di acconto.

Ricordiamo che le regole attualmente in vigore raccomandano alle banche di distribuire dividendi fino a un massimo del 15% degli utili cumulati tra il 2019 e il 2020. Previsto un ulteriore paletto: non può essere superata la soglia dei 20 punti base di capitale Cet1.

Le parole di Enria e Lagarde hanno immediatamente scatenato la reazione dei titoli bancari in Borsa, che festeggiano il ritorno ai dividendi auspicato da mesi. Il sottoindice Stoxx del comparto guadagna l’1,68%, mentre il Ftse Italia Banche è in rialzo di quasi un punto percentuale. Sul Ftse Mib, la migliore è Unicredit, che a metà mattinata sale dell’1,73%. Acquisti anche su Intesa Sanpaolo (+0,9%), Banco Bpm (+1,1%) e Bper (+0,3%).

I PROFITTI DELLE ASSICURAZIONI NEL 2020: VITA -20%, DANNI +45%

Dalla relazione annuale dell’Iva emerge che l’anno scorso i profitti delle assicurazioni italiane sono rimasti pressoché stabili, con un RoE medio dell’11,6%, contro il 12,3% del 2019. Tuttavia, fra i due rami dell’attività assicurativa si registrano differenze importanti.

  • Nel Vita, gli utili sono calati del 20% e la raccolta di circa il 4%. Il calo della raccolta è stato molto pesante per le polizze di ramo I (assicurazioni sulla durata della vita umana, -9,5%), mentre i premi del ramo III (polizze unit linked) sono cresciuti del 6,2%.
  • Nel Danni, invece, i profitti sono saliti del 45% grazie al comparto della responsabilità civile auto, in cui la flessione degli oneri legati ai sinistri (-20%) è stata molto superiore a quella dei premi (-5,5%). Decisive le restrizioni alla circolazione dovute alla pandemia, che hanno determinato una forte riduzione degli incidenti (1,4 milioni fra le autovetture, dai 2,1 milioni dell’anno prima, e 103mila fra le due ruote, dai 142mila del 2019).

RC AUTO: PREMI MEDI IN CALO NEL 2020

Sempre nel ramo Rc auto, nel 2020 il premio medio per le auto si è fermato a 397 euro, il 4% in meno rispetto all’anno precedente, mentre per moto e motorini il calo è stato del 5%, a 258 euro.

L’anno scorso, “alcune compagnie hanno riconosciuto, su base volontaria, forme di ristoro ai propri assicurati – continua Signorini – Non tutte, e non tutte allo stesso modo o nella stessa misura. Le differenze sono marcate. Ora che le limitazioni alla mobilità sono quasi del tutto rientrate, i ritardatari dovrebbero riesaminare urgentemente la questione. I consumatori potranno intanto informarsi e valutare i comportamenti delle compagnie”.

SIGNORINI: RIFLETTERE SU OBBLIGO ASSICURAZIONI CATASTROFI NATURALI

Infine, sul fronte ambientale, Signorini auspica che “anche nel nostro Paese si apra un dibattito sulla possibilità di introdurre, come altrove, forme di assicurazione obbligatoria, semi-obbligatoria o più efficacemente incentivata sui rischi legati a catastrofi naturali. Si tratta di riflettere sul modo migliore in cui la collettività può rispondere efficacemente a questi rischi, minimizzando ex ante i costi pubblici e privati, incentivando comportamenti responsabili, scongiurando per quanto possibile il cosiddetto rischio morale, accrescendo la probabilità di un uso efficiente dei fondi messi a disposizione dei danneggiati, assicurando un grado sufficiente di mutualità e solidarietà tra cittadini”.

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