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Digital divide, la soluzione è il Fixed Wireless Broadband

Il Fixed Wireless Broadband per il superamento del digital divide: una soluzione a portata di mano per l’Italia e l’Europa – La tecnologia FWB è stata illustrata in un recente rapporto dall’attuale amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, che l’ha posta come priorità per lo sviluppo delle infrastrutture digitali.

Digital divide, la soluzione è il Fixed Wireless Broadband

Il Presidente del Consiglio Renzi ha in questi giorni ribadito l’importanza del superamento del digital divide e la necessità di arrivare in tempi rapidi all’attuazione dell’agenda digitale attraverso una vera “rivoluzione”, come l’ha definita lui stesso. Ha assunto su di sé la responsabilità politica dell’attuazione dell’Agenda Digitale e, stando a quanto anticipa oggi il Corriere delle Comunicazioni, sarebbe ufficiale che le deleghe per il suo coordinamento dell’agenda digitale e la vigilanza sull’attività dell’Agenzia per l’Italia Digitale andranno al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia. 

Alla luce di questo, e per ribadire l’urgenza per l’Italia di adottare le misure necessarie, può essere interessante una rilettura degli ultimi dati pubblicati dall’Ocse (febbraio 2014) che mettono in luce come l’Italia si trovi solo al ventesimo posto, nell’elenco dei 34 paesi che ne fanno parte, per penetrazione del broadband mobile (sotto la soglia del 60%), e al ventiquattresimo per quanto riguarda la banda larga su linea fissa. 

Dobbiamo ad ogni costo risalire questa graduatoria e guadagnare posizioni, l’Italia e soprattutto le sue aziende devono ritornare ad essere competitive e non sarà possibile se non verranno migliorate le infrastrutture di telecomunicazioni e la conseguente accessibilità per tutti. 

La risposta al problema non è univoca, la visione deve essere globale e la soluzione sarà data da un insieme di tasselli, messi insieme come in un puzzle fatto di diverse risposte: ad ogni realtà territoriale e ad ogni mercato corrisponde una differente soluzione tecnologica che va individuata e opportunamente messa in atto. 

Già il rapporto Caio pubblicato lo scorso gennaio aveva disegnato gli elementi di questo puzzle dedicando un capitolo importante al cosiddetto FWB (Fixed Wireless Broadband) che oggi permette agli operatori di offrire velocità fino a 25 Mbps, ma che nel 2015 consentirà di arrivare fino a 50Mbps.Nel suo rapporto, Francesco Caio ha chiaramente evidenziato che, non solo in Italia ma anche a livello europeo, “la tecnologia FWB non sempre riceve l’attenzione che merita”, una tecnologia invece da considerare come determinante per il raggiungimento degli obiettivi europei per lo sviluppo delle infrastrutture digitali.

Si legge nel Rapporto che, “secondo i dati Agcom relativi agli ultimi mesi del 2013, in Italia esistono già 270.000 utilizzatori di tecnologia FWA, un numero non di molto inferiore rispetto agli utilizzatori di fibra nello stesso periodo di riferimento (290.000)” e sarebbe miope, vorrei aggiungere, non prestare attenzione a questo dato.

Ciò è avvalorato dal fatto che nel nostro paese, al momento, esistono risorse disponibili ma, di fatto, totalmente inutilizzate. Si tratta della porzione di spettro dei 200 megahertz compresi tra le frequenze 3,6 e 3,8 giga che, se impiegata in maniera ottimale, aiuterebbe senza dubbio a dare competitività e sviluppo alle tecnologie FWB, il cosiddetto wireless fisso, contribuendo così alla soluzione del divario digitale. Si tratta tra l’altro di una porzione di spettro in gran parte libera, al momento utilizzata solamente per alcuni ponti radio di RaiWay,di Telecom Italia e del ministero della Difesa.

Non solo, esiste anche una decisione dell’Unione Europea del 2008 che assegna queste frequenze proprio al FWA, una decisione che non è ancora stata recepita dopo che l’AgCom aveva avviato una consultazione nel 2012 interrotta dall’arresto subìto dal processo di liberalizzazione e infine, ricordiamo, persino la Federal Communications Commission (FCC) ha recentemente rivolto la propria attenzione allo sviluppo e al miglior sfruttamento della Fixed Wireless Broadband.

E’ allora importante che la questione torni tra le priorità e l’AgCom è ora chiamata a fornire in tempi rapidi le linee guida per l’utilizzo delle frequenze, affinché si possa poi procedere all’assegnazione agli operatori entro l’anno. Come verranno assegnate è un altro punto su cui l’Agcom dovrà prendere una decisione, tra le possibili scelte si parla di una gara “a costo zero”, una gara cioè che stabilisca gli assegnatari sulla base di impegni stringenti sui tempi, sugli investimenti (in capitale e lavoro) e sulla copertura. 

Vedremo cosa deciderà l’Autorità, nel frattempo è un dato di fatto che c’è un bisogno sempre crescente di rispondere al sempre maggior numero di utenti che devono poter avere banda a disposizione per lavorare, ma anche per poter sfruttare appieno tutte le opportunità fornite dalla Rete, non ultimi i sempre più numerosi servizi video arrivati anche in Italia dopo il lancio per esempio di Infinity, Sky Online, Chili Tv e altri. Gli operatori stanno tutti registrando negli ultimi mesi un aumento vertiginoso del consumo di banda per servizi video di questo tipo e a questa domanda va data risposta.

Se si vuole arrivare a risultati concreti, in questo caso anche risparmiando notevolmente sui costi, non si potranno ignorare soluzioni della portata della tecnologia FWA. Aspettiamo fiduciosi dunque che, dopo le linee guida del Rapporto Caio condivise dal Governo in carica, anche l’Agcom dimostri con grande efficienza il suo impegno per il superamento del divario digitale in Italia. 

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