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Decreto sicurezza: contro il femminicidio nuove pene ma non serviranno. Manca tutto il resto

Il governo Meloni è al lavoro sul nuovo Decreto Sicurezza. Affronta anche la piaga del femminicidio ma non fornisce strumenti essenziali per prevenirlo davvero

Decreto sicurezza: contro il femminicidio nuove pene ma non serviranno.  Manca tutto il resto

Pochi delitti sono atroci come il femminicidio, l’omicidio di una donna per mano del suo partner o familiare. Ora il governo prepara un nuovo Decreto Sicurezza che vuole introdurre norme più severe contro il femminicidio. Norme che rafforzino la prevenzione e il cui esame tecnico è atteso per oggi pomeriggio. Ma dalle prime anticipazioni pubblicate dal Corriere della Sera, di nuovo c’è poco e si cade ancora una volta nell’equivoco: quello di pensare che inasprire le pene porti a risultati concreti. La verità è che, invece, si vuole dare in pasto ad un pubblico distratto l’idea di un giro di vite. Un obiettivo politico ma che non servirà a incidere sul fenomeno. Perché le norme ci sono, quello che manca sono soprattutto i servizi e una cultura di rispetto delle donne: potenziamento dei servizi sociali per renderli più efficienti e migliorare il sostegno alle donne e alle famiglie in difficoltà; servizi per accudire i bambini; formazione adeguata delle forze di polizia e della magistratura; reparti dedicati; fondi sufficienti per garantire un primo sostegno economico.

Decreto sicurezza: cosa prevede per prevenire il femminicidio

L’obiettivo del provvedimento, scrive il Corriere della Sera, “è potenziare l’attività di prevenzione per impedire che persone già segnalate possano compiere atti di violenza nei confronti delle donne. Nella bozza di decreto è previsto l’ampliamento dei casi in cui il questore potrà emettere un provvedimento di ammonimento, in particolare per gli stalker. E ci sarà una norma che consente di imporre, nelle situazioni di pericolo, il divieto di soggiorno e di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima”.

Sono poi previste pene più severe per chi è già stato ammonito e viola le disposizioni. Rischia il carcere chi è sottoposto al controllo elettronico attraverso il braccialetto ma tenta di manometterlo. Forze dell’ordine e presidi sanitari avranno l’obbligo di informare la vittima sui centri antiviolenza che si trovano sul territorio e dovranno provvedere alla sua sistemazione in una delle strutture se sarà presentata una richiesta di questo tipo. Cambia anche il sistema di risarcimento, prevedendo una provvisionale che diventa una forma di ristoro anticipato, già dopo una prima sentenza di condanna.

Femminicidio: Maria Amatuzzo, 29 anni, l’ultima donna assassinata dal marito

Maria Amatuzzo, 29 anni, è stata uccisa in casa dal marito 63enne, trovato dai carabinieri con il coltello ancora in mano. È l’ultima donna uccisa quest’anno, in ordine di tempo. Il delitto è avvenuto il 24 dicembre vicino Trapani: Maria aveva tre figli e il marito Ernesto Favara l’ha uccisa con 13 coltellate perché non accettava la separazione. La prima donna a inaugurare la triste serie dei femminicidi del 2022 – in media uno ogni tre giorni – è stata invece Guglielmina Pasetto, detta Delfina, 71 anni, uccisa dal marito ferroviere in pensione a Rovigo il 6 gennaio.

Da Nord a Sud, dal primo gennaio 2022 il ministero dell’Interno ha registrato più di 300 omicidi, con 121 vittime donne, di cui 99 uccise in ambito familiare o comunque affettivo, 59 delle quali hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. Numeri peggiorati rispetto al 2021, quando le donne vittime di omicidio furono 118 e 102 di loro morirono in ambito familiare o affettivo, 69 uccise dal partner o dall’ex.

Per cercare di fronteggiare questa vera e propria emergenza, il Senato nel 2017 istituì una Commissione d’inchiesta sui femminicidi e nel 2019 è stata anche approvata la legge sul Codice Rosso che intende velocizzare le procedure di protezione delle donne vittime di minacce e violenze, dopo che hanno sporto denuncia.

Ma le leggi rimangono sulla carta e non riescono ad incidere sul fenomeno, la cui gravità è sotto gli occhi di tutti. Neppure la giornata di riflessione delle scarpe rosse, il 25 novembre, istituita per sensibilizzare l’opinione pubblica, sembra dare risultati.

Decreto sicurezza e femminicidio: un nuovo tentativo, ma non servirà

Il femminicidio è un delitto atroce perché è un omicidio, perché nella maggior parte dei casi priva i figli di una madre e di un padre, proprio quello che ha compiuto l’omicidio, in un colpo solo; perché spazza via le famiglie lasciando figli, spesso minori, senza punti di riferimento. È una piaga sociale gravissima di fronte alla quale le misure approntate dal governo guidato da Giorgia Meloni non sembrano in grado di incidere. Inasprire l’ammonimento, infatti, non serve se non si è in grado di dare una risposta a queste semplici domande: chi protegge i miei figli se denuncio il mio compagno che mi minaccia? C’è un posto sicuro dove posso andare con i miei figli per proteggerli dal pericolo di un aggressione? Quale aiuto economico posso ricevere per fare fronte alle spese, almeno per un primo periodo?

A queste domande non si riesce a dare una risposta adeguata. Il recupero – psicologico, formativo del partner violento – non è nemmeno sfiorato dal nuovo Decreto Sicurezza. Molti dei femminicidi riguardano situazioni dove l’allarme e l’ammonimento erano già scattati. Inutilmente, perché poi nulla era stato fatto per seguire la donna minacciata, darle protezione adeguata e intervenire sul suo persecutore non solo con la presunta repressione ma affiancando ad essa programmi educativi adeguati. O semplicemente perché era stata sottovalutato, da polizia e magistratura, l’allarme lanciato dalla donna in difficoltà.

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