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Dazi, Trump stanga il Brasile: aliquota al 50%, rischio inflazione per la carne negli Usa. Ue alla finestra

Lo aveva lasciato intendere, e lo ha fatto: il presidente statunitense ha mandato una lettera al collega Lula, intimando di “interrompere immediatamente la caccia alle streghe contro Bolsonaro” e annunciando nuove tariffe. Washington compra dal Brasile soprattutto carne, caffè e cacao

Dazi, Trump stanga il Brasile: aliquota al 50%, rischio inflazione per la carne negli Usa. Ue alla finestra

Un’iniziativa ostile nei confronti del Brasile era nell’aria, e la lettera di Donald Trump è infatti arrivata puntuale nella serata di mercoledì: Washington ha annunciato che a partire dal 1° agosto la tassa sui prodotti importati dalla prima economia del Sudamerica sarà del 50%, in aggiunta all’aumento del 10% già comunicato ad aprile. Di tutte le nuove tariffe annunciate in questi giorni, e in attesa di chiudere la trattativa con l’Unione europea (per la quale trapela ottimismo), quella applicata al Brasile è la più alta. E non è un caso: il presidente del Brasile è Lula, nemico politico di Jair Bolsonaro, a sua volta alleato del tycoon. Il pretesto usato nella missiva è stato proprio questo: “Il processo contro Bolsonaro è una caccia alle streghe, va interrotto immediatamente”, ha scritto Trump suscitando immancabilmente lo sdegno delle istituzioni brasiliane per la brusca invasione di campo. Lula ha già detto che ci sarà una risposta con dazi sui prodotti Usa: i due si erano già “beccati” qualche giorno fa, quando a Rio de Janeiro il presidente brasiliano aveva ospitato il Forum del Brics, ribadendo – dopo le minacce di Trump di dazi al 100% ai Paesi aderenti al gruppo – che “siamo Paesi sovrani e non vogliamo un Imperatore”.

Le conseguenze economiche di uno scontro politico

Politicamente lo scontro è pesantissimo, ma ovviamente ancora più preoccupanti sono le ripercussioni economiche e finanziarie: dopo la lettera di Trump il dollaro è salito di quasi il 3% sul real brasiliano, e la Borsa di San Paolo ha aperto in territorio negativo, con l’indice iBovespa futures su agosto in calo del 2,44% e l’iShares MSCI Brazil, quello che misura le aziende brasiliane quotate all’estero (come il colosso Petrobras), in caduta del 2% circa. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, guardando la bilancia ci si rende conto che mai come in questo caso la mossa di Trump sembra una intimidazione politica: il Brasile è infatti l’unico Paese in disavanzo – seppur di poco – tra quelli a cui gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi. Nel 2024 Brasilia ha importato merci per 44 miliardi di dollari, a fronte di 42 miliardi di merci esportate verso il partner nordamericano, che sono comunque un valore altissimo (l’Italia esporta 64 miliardi di euro). Il Brasile è tra i 20 maggiori partner commerciali degli Stati Uniti, ai quali vende soprattutto carne, cacao e caffè, tre prodotti di cui ora potrebbero aumentare sensibilmente i prezzi sugli scaffali dei supermercati statunitensi.

Inflazione in arrivo per carne e caffè sugli scaffali Usa

L’anno scorso infatti gli Usa hanno comprato dal Paese lusofono 1,4 miliardi di dollari di carne bovina e 2 miliardi di caffè, e peraltro – fa notare la stampa brasiliana – i prezzi del manzo in Nordamerica sono già altissimi dato che la produzione degli allevamenti interni è al livello più basso dal 1950. Proprio in questa fase gli Stati Uniti hanno dimostrato di aver bisogno come non mai della carne sudamericana, tanto che le importazioni dei primi cinque mesi del 2025 sono superiori a quelle dello stesso periodo del 2024. Persino dopo le nuove tariffare imposte dal 1° aprile, le esportazioni di carne bovina brasiliana verso il mercato nordamericano sono cresciute significativamente: nel solo mese di aprile Il volume spedito ha raggiunto quasi le 50.000 tonnellate, con un aumento di quasi il 500% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, quando furono esportate circa 8.000 tonnellate. Insomma non è difficile immaginare che soprattutto per quanto riguarda la carne la decisione di Trump comporterà un’impennata dell’inflazione. Il Brasile comunque esporta anche petrolio greggio, acciaio, aeromobili e componenti, cellulosa, succhi di frutta.

Rischi anche per il Brasile, che spera nell’accordo Ue-Mercosur

Se è vero che per i consumatori Usa c’è il forte rischio di inflazione di beni alimentari di prima necessità o comunque di largo consumo, emerge tuttavia inquietudine pure dal lato brasiliano, con gli economisti che mostrano in queste ore “forte preoccupazione per le esportazioni del Paese”. Proprio per questo sarebbe urgente, da parte sudamericana, chiudere al più presto l’attesisssimo accordo di libero commercio tra Mercosur e Unione europea, firmato lo scorso dicembre in occasione di uno storico viaggio della presidente Ursula Von der Leyen a Montevideo, in Uruguay, ma non ancora finalizzato e reso effettivo. Bruxelles ha più volte annunciato, anche pochi giorni fa, che siamo ormai “in dirittura d’arrivo”, ma restano sempre forti le resistenze del mondo agricolo, soprattutto italiano e francese, che teme la concorrenza sleale. “Francia, Irlanda, Polonia e Belgio hanno espresso formalmente posizioni critiche sull’accordo Ue-Mercosur in relazione all’importazione di prodotti agroalimentari, in particolare carne bovina, pollame, riso e zucchero di canna”, ha ribadito ieri il ministro dell’Agricoltura italiano Francesco Lollobrigida, intervenendo alla Camera.

Prosegue la trattativa Usa-Ue sui dazi: cauto ottimismo

C’è decisamente più ottimismo invece per quanto riguarda l’accordo tra Europa e Stati Uniti sui dazi. Le parti stanno cercando di trovare un compromesso su un’aliquota standard per i dazi reciproci, con il 10% come possibile punto d’incontro ma con diverse eccezioni che sono appunto al centro della trattativa in queste ore. Si va verso un’intesa simile a quella adottata nei precedenti accordi tra Stati Uniti e Regno Unito, anche se non tutti nel continente europeo sono concordi nel dover necessariamente chiudere in fretta: la Germania vorrebbe così, ma la Francia di Emmanuel Macron spinge per garantire che gli interessi europei vengano effettivamente protetti.

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