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Dazi, i giudici bloccano Trump: “Sono illegali”. E Musk lascia il Presidente: “Sono deluso, mi dimetto”

Colpo doppio per Trump: una corte federale blocca i suoi dazi, giudicati illegali, mentre Elon Musk lascia il governo, criticando la manovra: “Insostenibile e dannosa per i conti pubblici”

Dazi, i giudici bloccano Trump: “Sono illegali”. E Musk lascia il Presidente: “Sono deluso, mi dimetto”

Colpo durissimo per Donald Trump: una corte federale americana ha bloccato la maggior parte dei dazi imposti dal presidente Usa invocando una legge d’emergenza del 1977, mai usata prima in ambito commerciale. La Court of International Trade di New York ha giudicato “illegittime” e incostituzionali le tariffe applicate, sostenendo che la legge – pensata per vere emergenze economiche – non autorizza un uso così esteso e arbitrario dei poteri presidenziali.

Questa sentenza rappresenta la prima grande battuta d’arresto legale per la strategia commerciale trumpiana e rischia di privare il presidente di una delle sue armi politiche più potenti: l’uso dei dazi come leva di pressione nei confronti di alleati e avversari internazionali. E mentre i mercati festeggiano, Elon Musk annuncia l’addio al governo, criticando senza mezzi termini il piano fiscale repubblicano.

I dazi di Trump dichiarati illegali: cosa succede adesso?

La Corte ha emesso una ingiunzione permanente che potrebbe congelare tutte le misure tariffarie introdotte durante il cosiddetto Liberation Day, comprese quelle del 30% sulle importazioni dalla Cina, del 25% su merci da Messico e Canada e del 10% generalizzato su prodotti da decine di Paesi. Restano invece in vigore, almeno per ora, i dazi su acciaio, alluminio e automobili, che si basano su un’altra normativa, la Sezione 232 del Trade Expansion Act.

La sentenza colpisce anche le tariffe motivate da ragioni non strettamente economiche, come la lotta all’immigrazione irregolare o al traffico di fentanyl, giudicandole fuori dal perimetro legale dell’IEEPA. I giudici hanno inoltre stabilito che il deficit commerciale statunitense, cronico da 49 anni, non costituisce una “minaccia straordinaria alla sicurezza nazionale”, come invece sostenuto dall’amministrazione Trump per giustificare l’uso di poteri emergenziali. In questo senso, il Congresso – che detiene il potere sul commercio estero – non può cedere carta bianca alla Casa Bianca.

Blocco ai dazi di Trump: le borse festeggiano

La decisione è stata presa all’unanimità da una corte composta da tre giudici nominati da presidenti di orientamenti politici diversi — Timothy Reif (Trump), Gary Katzmann (Obama) e Jane Restani (Reagan) — a conferma del carattere bipartisan della sentenza. Questo verdetto arriva dopo sette cause legali promosse da aziende, Stati americani e gruppi industriali, che avevano denunciato come i dazi imposti avessero finito per danneggiare l’economia statunitense, generando più caos che protezione.

L’impatto potrebbe essere enorme: l’Unione Europea e altri partner potrebbero sospendere o rivedere i negoziati in corso, in attesa di chiarezza sui limiti dei poteri presidenziali in materia commerciale.

Non sorprende quindi che la notizia abbia immediatamente acceso i mercati: i future di Wall Street sono balzati dell’1,4%, mentre le borse europee si preparano a un forte rialzo, con il future sull’Eurostoxx50 in crescita dell’1,08%. A sostenere questo clima di fiducia contribuisce anche Nvidia, che nel primo trimestre del 2025 ha registrato ricavi record a 44,1 miliardi di dollari, con un aumento del 69%, grazie alla forte domanda dei suoi chip di nuova generazione.

La reazione della Casa Bianca: “Non decidano i giudici”

Nessun commento iniziale, poi la replica piccata: “Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare un’emergenza nazionale”, ha tuonato il portavoce dell’amministrazione Kush Desai. Il braccio destro di Trump, Stephen Miller, ha parlato addirittura di “colpo di Stato giudiziario”.

Trump ha sospeso i dazi per 90 giorni, fino a luglio, per tentare una mediazione diplomatica. Ma nel frattempo, l’amministrazione ha già presentato ricorso in appello, con l’obiettivo di portare la causa davanti alla Corte Suprema, dove sei giudici su nove sono conservatori, e tre sono stati nominati dallo stesso Trump.

Trump perde anche Musk: “Sono deluso, annuncio le mie dimissioni”

Nelle stesse ore, il miliardario sudafricano ha annunciato le dimissioni dal governo Trump, lasciando il ruolo di consigliere economico e capo del Dipartimento Doge, creato per tagliare la spesa pubblica federale. Dopo mesi di scontri interni, il ceo di Tesla e SpaceX ha lasciato un incarico segnato da forti tensioni: dai 2.000 miliardi di dollari di tagli promessi inizialmente, Musk era passato a soli 150 miliardi, comunque sufficienti a quasi smantellare intere agenzie federali, causando anche azioni legali contro l’amministrazione.

In un messaggio pubblicato su X, Musk ha spiegato: “Sono deluso per il megaprogetto fiscale dei repubblicani, che compromette tutto il mio lavoro di consulente per l’efficienza”. Il miliardario ha anche lamentato che il Doge fosse diventato un “capro espiatorio” per l’insoddisfazione verso l’esecutivo.

Il suo addio era nell’aria: in una recente intervista alla Cbs, Musk aveva duramente criticato la legge di bilancio repubblicana, che prevede tagli alle tasse per i ricchi, riduzione dei fondi ai più poveri e nuove restrizioni migratorie, definendola: “Insostenibile e dannosa per i conti pubblici”.

La Casa Bianca ha cercato di minimizzare lo scontro. Il vice capo di gabinetto Stephen Miller ha replicato online: “Il Big Beautiful Bill non è una legge di bilancio annuale. Tutti i tagli al Doge dovrebbero essere effettuati attraverso una legge separata che miri alla burocrazia federale, secondo le regole del Senato degli Stati Uniti”.

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