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Danone silura il ceo Faber: è la guerra dello yogurt

A due settimane dal cda che aveva stabilito la dissociazione delle cariche al vertice di Danone, il board “pone fine con effetto immediato” agli incarichi dell’ex numero uno Faber – Vincono i fondi attivisti, il titolo corre

Danone silura il ceo Faber: è la guerra dello yogurt


Nuovo colpo di scena in quella che la stampa francese ha denominato la guerra dello Yogurt. A poco più di due settimane dal giorno in cui il cda aveva approvato il principio della dissociazione tra la carica di presidente e quella di ceo di Danone, il board e della società “ha posto fine alle funzioni” del presidente e ceo Emmanuel Faber “con effetto immediato”. I consiglieri hanno dunque deciso di accogliere le richieste di Artisan Partners e Bluebell, che detengono circa il 3% di Danone, e che da mesi fanno pressioni, contestando  la strategia dell’ormai ex-numero uno del colosso agro-alimentare

A prendere il posto di Faber nel ruolo di presidente è Gilles Schnepp, ex-patron del produttore di materiale elettrico francese Legrand. Per quanto riguarda invece la carica di amministratore delegato, in attesa di trovare un nuovo ceo di “rilievo internazionale”, il cda ha scelto di nominare ad interim la direttrice generale Veronique Penchienati-Bosetta e il vice-dg, Shane Grant. Danone ha inoltre incaricato un’agenzia di ricerca internazionale per aiutare il presidente e il cda nel processo di selezione.

Faber, 57 anni, era amministratore delegato di Danone dal 2014 e dal 2017 ricopriva anche la carica di presidente esecutivo.

Dopo la dissociazione stabilita lo scorso 1° marzo dal cda, Faber sarebbe dovuto rimanere presidente, mantenendo l’incarico di Ceo di Danone ad interim fino all’arrivo del nuovo numero uno esecutivo. Artisan Partners aveva però chiesto al board di “rivedere la sua posizione”. Il fondo inglese aveva infatti fatto pressione affinché il cda nominasse “immediatamente” un presidente “veramente indipendente”. Alla guerra si era presto associato anche un altro fondo azionista, Bluebell Capital Partners, che a sua volta ritiene che la gestione di Faber abbia fatto perdere terreno a Danone rispetto alla concorrenza, soprattutto rispetto al principale rivale Nestlé. I due fondi hanno inoltre chiesto che il piano strategico di riorganizzazione e riduzione dei costi voluto da Faber venisse almeno sospeso. Il gruppo sta attualmente trattando con i sindacati sul piano, battezzato “Local First”, che secondo la direzione uscente dovrebbe rendere Danone più agile e portare a risparmi, anche con la riduzione dei livelli gerarchici con la soppressione di 2.000 posizioni. 

Il ribaltone al vertice della società ha avuto immediate ripercussioni (positive) sul titolo e metà pomeriggio, sulla Borsa di Parigi, le azioni Danone guadagnano il 3% a quota 59,90 euro. 

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