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Crisi Nissan: sede storica in vendita e maxi piano da 7 miliardi per evitare il collasso

Stretta da 5,6 miliardi di debiti in scadenza e da profitti in picchiata, Nissan lancia un piano straordinario per salvarsi: maxi prestito con il Regno Unito, taglio di 20.000 posti, vendita della sede storica e addio alle alleanze storiche. Il nuovo ceo riuscirà a evitare il tracollo e rilanciare il marchio?

Crisi Nissan: sede storica in vendita e maxi piano da 7 miliardi per evitare il collasso

Nissan è alla disperata ricerca di una via d’uscita per evitare il collasso finanziario. Con 5,6 miliardi di dollari di debiti in scadenza nel 2026 e prospettive economiche sempre più fragili, la casa automobilistica giapponese ha messo a punto un piano straordinario per raccogliere oltre 1.000 miliardi di yen (circa 7 miliardi di dollari). L’operazione, secondo documenti riservati visionati da Bloomberg, prevede un articolato mix di emissione di titoli, dismissioni e finanziamenti garantiti.

Il cuore del piano prevede l’emissione di obbligazioni e strumenti convertibili fino a 630 miliardi di yen – incluse emissioni in dollari e in euro con alti rendimenti – e un prestito sindacato da 1 miliardo di sterline garantito da UK Export Finance, agenzia governativa britannica che supporta le esportazioni.

Ma non finisce qui. In parallelo, Nissan sta valutando la vendita di parte delle sue partecipazioni in Renaultdi cui possiede ancora il 15% – e nella ex controllata AESC Group, produttrice di batterie. Verranno probabilmente ceduti anche impianti produttivi in Sudafrica e Messico, oltre alla messa sul mercato, in modalità sale and leaseback, della sede centrale di Yokohama e di altri immobili negli Stati Uniti. Nissan si trova in una “fase dolorosa di ristrutturazione”, in un contesto segnato dalla crisi globale dei semiconduttori, dalla pressione dei dazi statunitensi e dalla concorrenza di Tesla, BYD e Hyundai, sempre più aggressive nel segmento elettrico.

Il nuovo ceo di Nissan, Ivan Espinosa, insediatosi ad aprile, avrebbe illustrato il piano al consiglio di amministrazione, con l’obiettivo di ottenere la prima tranche di fondi entro il 30 giugno. Manca però ancora l’approvazione finale da parte del board.

Nissan: via la sede per salvare il motore

Tra le ipotesi più simboliche figura la cessione della sede globale di Nissan a Yokohama, un edificio iconico affacciato sulla baia di Tokyo, emblema del rilancio aziendale del 2009 sotto la guida di Carlos Ghosn. Oggi quella struttura in vetro e acciaio potrebbe diventare un bene sacrificabile: venduta e poi riaffittata con la formula “sale and leaseback”, in cambio di una valutazione che si aggira attorno ai 700 milioni di dollari. L’operazione non nuova è nell’ambiente e già sperimentata da altri gruppi del settore come Ford Renault e General Motors.

Chiusure, licenziamenti e fine delle alleanze

Il maxi piano finanziario arriva in parallelo a una profonda ristrutturazione industriale. A metà maggio, Nissan ha annunciato un taglio di 20.000 posti di lavoro entro il 2027, circa il 15% della forza lavoro globale, e la chiusura di 7 stabilimenti su 17, tra cui due impianti in Giappone (Oppama e Hiratsuka) e altri dislocati tra Sudafrica, Messico e Asia.

Tutto ciò dopo aver chiuso il fiscale 2024-2025 con una perdita netta di 671 miliardi di yen (oltre 4 miliardi di euro) – la peggiore nella storia del gruppo – e dopo il fallimento delle trattative di fusione con Honda, interrotte a causa di divergenze sui piani di taglio dei costi.

Sul fronte industriale, il gruppo ha scelto di ridurre drasticamente la produzione, rivedere l’intero catalogo di modelli e concentrare le risorse su nuove tecnologie elettriche e ibride. Una strategia riassunta nel piano “The Arc”, che punta a lanciare 30 nuovi modelli entro il 2027, di cui 16 elettrificati.

Il cuore del rilancio: e-POWER, batterie e produzione in Uk

Il nuovo corso, fortemente voluto da Espinosa, si fonda sulla tecnologia e-POWER, un sistema ibrido in cui il motore termico ricarica una batteria che alimenta il motore elettrico, offrendo un’esperienza di guida “full electric” senza necessità di ricarica esterna.

Parallelamente, Nissan continua a investire in batterie allo stato solido, guida autonoma e connettività. L’hub strategico sarà ancora Sunderland, nel Regno Unito, dove è in corso un investimento da 2 miliardi di sterline per ampliare la produzione di veicoli elettrici. A sostenere il progetto ci sono anche UK Export Finance e il National Wealth Fund britannico.

Da qui Nissan potrebbe esportare verso gli Stati Uniti beneficiando della nuova intesa commerciale Uk-Usa, un’ancora di salvezza in un contesto segnato dai dazi del 25% imposti da Donald Trump su tutte le auto d’importazione.

La crisi di fiducia e la grana della buonuscita

Sul fronte reputazionale, Nissan deve fronteggiare anche malumori interni. In vista dell’assemblea degli azionisti del 24 giugno, è emerso che il gruppo pagherà buonuscite per 646 milioni di yen (quasi 4 milioni di euro) a quattro ex dirigenti, tra cui l’ex ceo Makoto Uchida – dimessosi lo scorso marzo – l’ex responsabile del brand Asako Hoshino, e i manager tecnici Kunio Nakaguro e Hideyuki Sakamoto.

Una decisione che ha sollevato critiche, soprattutto considerando il contesto: tagli in corso, crollo dei profitti, declassamento del rating a “junk” da parte delle agenzie e cash flow negativo. Secondo Bloomberg, Nissan dispone ancora di 2,2 trilioni di yen tra riserve e linee di credito inutilizzate, ma senza nuovi afflussi di capitale, la liquidità potrebbe esaurirsi entro marzo 2026.

Il futuro del gruppo resta dunque incerto e appeso a un filo. L’obiettivo dichiarato da Espinosa è riportare Nissan alla redditività entro la fine dell’anno fiscale 2025-2026. Ma il manager dovrà dimostrare di saper riconquistare la fiducia di investitori, mercati e clienti, e di poter ancora giocare un ruolo credibile nella mobilità del futuro. “Abbiamo fondamenta solide in termini di liquidità”, ha assicurato Espinosa in un’intervista a Bloomberg TV. Ma saranno i risultati concreti – e non le promesse – a dire se sarà davvero così.

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