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Costa Smeralda, mezzo secolo dopo torna in mani arabe: dall’Aga Khan all’emiro del Qatar Al-Thani

Il piccolo paradiso turistico della Sardegna, costruito dal nulla negli anni ’60 dal principe ismaelita amico dell’Avvocato Agnelli, sta per tornare in mani arabe: l’americano Tom Barrack è vicino a cedere la sua quota al fondo sovrano Qatar Holding, presieduto dal ricchissimo Al-Thani, premier dell’emirato e proprietario di Harrod’s e Al-Jazeera.

Costa Smeralda, mezzo secolo dopo torna in mani arabe: dall’Aga Khan all’emiro del Qatar Al-Thani

Sarà per il clima mite, per il fascino delle sue coste, per l’atmosfera da mille e una notte delle sue serate estive in lussuosi locali o a bordo di yacht da favola. Oppure, oltre a tutto questo sarà semplicemente per l’odore dei soldi che da sempre emana questo pezzo di Sardegna costruito dal nulla negli anni ’60 dall’Aga Khan. Fatto sta che la Costa Smeralda attira da oltre mezzo secolo gli investimenti degli uomini più ricchi del pianeta, in alcuni casi di provenienza mediorientale: quasi a suggellare una sorta un legame a doppio filo tra la terra dei quattro mori e il mondo arabo, inaugurato proprio dal principe ismaelita Karim Aga Khan, grande amico dell’Avvocato Agnelli e vero e proprio pioniere del paradiso turistico sardo.

Il figlio di Ali Khan, nato in Svizzera e laureato ad Harvard, si è inventato tutto dal nulla; compresa, nel 1963 la compagnia aerea Alisarda, diventata poi Meridiana. Questo piccolo miracolo economico, ora consolidato nell’immaginario di tutti tra Billionaire, yacht di ricchissimi imprenditori russi e via-vai di vip e calciatori, sta per passare nuovamente di mano. Dopo aver fatto gola nei decenni a vari investitori, ultimo dei quali il miliardario americano Tom Barrack, figlio di un verduraio libanese e proprietario di Colony Capital, private equity da 30 miliardi di dollari che controlla dal 2003 gli alberghi di lusso che furono dell’Aga Khan (compreso il Romazzino), la Costa Smeralda si appresta a tornare in mano araba.

E non una qualsiasi. Quella di uno degli uomini più ricchi e potenti del pianeta: Hamad bin Khalifa, emiro del Qatar dal 2003, appartenente alla casa reale degli Al Thani (quella, per intenderci, che ha le mani su importanti club calcistici europei come Manchester City, Paris Saint Germain e Malaga) e fondatore della più influente emittente televisiva del mondo arabo, Al –Jazeera.

Principe illuminato (con lui il Qatar è diventato nel 1997 il secondo Stato del Golfo Persico in cui le donne hanno diritto di voto), Al-Thani è anche primo ministro e ministro degli Esteri dell’emirato, nonchè presidente del fondo sovrano Qatar Holding che già possiede il 14,3% di Smeralda Holding e che ora punta al 51%.

Per ora non ci sono conferme ufficiali, ma tutto lascia presagire che l’operazione si farà, sia per l’intenzione di Barrack di mollare (“Amo la Sardegna ma se non mi fanno più investire, trasferirò il mio business altrove”, aveva minacciato un anno fa), sia perchè questo sarebbe soltanto uno dei grandi colpi del fondo sovrano creato nel 2006 come braccio operativo della Qatar Investment Authority, che gestisce già enormi ricchezze nel Paese del Golfo.

Tanto per citarne alcune, oltre alle società calcistiche, i grandi magazzini inglesi Harrod’s, partecipazioni in Barclays e Credit Suisse, la quota nel London Stock Exchange, che controlla anche Piazza Affari, i pacchetti azionari in Porsche, Volkswagen e Total, l’Hotel Gallia di Milano, e di recente la quota dell’1% anche in Lvmh, il gruppo del lusso francese controllato da Bernard Arnault, che a sua volta aveva investito insieme a Tom Barrack nei supermercati Carrefour.

Dall’imprenditore di origine libanese Al-Thani erediterà non solo il gioiellino sardo ma anche la squadra operativa:  Franco Carraro e Mariano Pasqualone resteranno rispettivamente presidente e amministratore delegato del consorzio Costa Smeralda, così come verrà confermata la gestione alberghiera della Starwood guidata da Franco Mulas.

Insomma, cinquant’anni dopo l’Aga Khan, niente di nuovo sotto il cielo di Porto Cervo e dintorni: i soldi continuano ad arrivare da oriente, e a gestirli saranno ancora i soliti noti. Basterà affinchè sull’isola più “in” d’Europa non tramonti mai il sole?

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