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Coronavirus e Npl: per Bossi (Cherry) si rischia un’ondata di UTP

Il Coronavirus sta scompaginando anche il mercato dei crediti in default con effetti sia sulle banche che sui gestori specializzati: è quanto afferma il fondatore di Cherry Giovanni Bossi, secondo cui il recupero dei crediti deteriorati è diventato “più lento e più difficile” e c’è il rischio di un’ondata di UTP a cui il mercato italiano non è in grado di rispondere – Occorre una nuova industria di gestione dei crediti in default

Coronavirus e Npl: per Bossi (Cherry) si rischia un’ondata di UTP

Il mercato degli Npl sarà inevitabilmente travolto dalla crisi legata al coronavirus. Questo è chiaro: aumenteranno i crediti deteriorati in carico alle banche, e per quanto riguarda i crediti venduti e oggi in pancia ai professionisti del recupero, sarà sempre più difficile se non impossibile recuperarne buona parte. Di questo si è parlato nel dibattito – rigorosamente online – tenutosi su Google Meet tra Giovanni Bossi e Massimo Famularo, e non a caso chiamato “Npl Call”. Bossi non ha bisogno di presentazioni: banchiere da anni esperto di crediti deteriorati, ex Ad di Banca IFIS e oggi fondatore di Cherry NPL e Cherry 106 e co-head del fondo CRF di Clessidra. Mentre il suo interlocutore è Managing Director, Head of Italian NPLs di Distressed Technologies.

“Il mondo del recupero, tutto, è in stand-by in quanto il recupero è più lento, più difficile, e i debitori non sono disponibili ad impegnarsi in questo momento”, ha ammesso Bossi nel corso della discussione. “La situazione attuale sta avendo grandi impatti sulle imprese. Se questa situazione dovesse continuare, il mercato italiano verrebbe inondato di crediti UTP. Vanno in primis distinti i crediti UTP che possono essere riportati in bonis da quelli che sono destinati a diventare NPL”, ha tuttavia precisato il manager triestino. “Per i primi, è necessario che sia la banca che ha erogato il credito a farsi carico della situazione e gestire caso per caso, magari con l’aiuto di outsourcers. La vendita massiva di crediti UTP non mette il compratore nella condizione di poter fare questo lavoro per riportare in bonis l’impresa”.

“C’è un problema però – sottolinea Bossi -: il mercato italiano non è nella condizione, in questo momento, di rispondere a questa nuova, possibile ondata di crediti. Dovremo far nascere una nuova industria che possa garantire la capacità di lavoro su larga scala per gestire questa massa di crediti”. Questa emergenza inoltre è arrivata proprio nel mondo in cui il mercato degli Npl italiano si stava dimostrando il più dinamico d’Europa: a gennaio in Italia c’erano 325 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi (NPE) ancora da recuperare: 246 miliardi di euro di sofferenze bancarie a cui si sommano 79 miliardi di euro di Unlikely to pay.

Lo stock in pancia alle banche però continua a diminuire (-53% a fine 2019, rispetto al picco del 2015), tant’è che oggi quasi tutte rispettano la soglia fissata dai parametri europei, o ci si avvicinano. Il problema però è il recupero: “I prezzi di portafogli NPL derivano dalla capacità di recuperare parte di somme dovute nel più rapido tempo possibile – ha spiegato Bossi nella diretta web -. Il valore dei portafogli delle sofferenze è già ora più basso rispetto a un paio di mesi fa, ma lo sarà ancora di più nei prossimi mesi. Il recupero più lungo e complicato, i tribunali fermi, le persone con un orizzonte ancora più incerto e una crescente paura paura ad assumere impegni di pagamento di rate faranno sì che il valore dei portafogli possa ridursi tra il 20 e 40%“.

“L’attività di servicing ha a che fare con debitori che spesso sono delle famiglie/persone – ha aggiunto il fondatore di Cherry NPL -, e la responsabilità sociale di chi opera in questo settore è molto importante, soprattutto in momenti come questo. Abbiamo a che fare con un mercato che ha avuto e ha come obiettivo quello di recuperare il più possibile ma questo non può essere più l’approccio in un mondo che è cambiato. Nel futuro se vorremo sostenere adeguatamente l’economia delle famiglie dovremo trovare soluzioni che siano sostenibili. Ci sono nel mercato investitori con denaro “paziente” che possono investire in tempi lunghi, compatibili e sostenibili”.

“Questo denaro può quindi essere messo disposizione anche di debitori – persone e famiglie, che vogliono mettersi in equilibrio ma fanno fatica a farlo. Sono convinto che oggi e nel futuro il sistema finanziario tout-court debba aiutare i debitori a tornare in equilibrio, e questo si può fare solo con una strategia investimento a medio-lungo termine. Sto parlando di qualcosa di nuovo che oggi non c’é, un modo di approcciare il debitore trasformando un flusso di cassa incerto in un flusso di cassa certo ma nel lungo termine”, ha chiuso Bossi.

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