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Corea del Nord, cercasi valuta estera disperatamente

Della necessità di attirare investitori stranieri è convinto anche il “leader supremo” Kim Jong-un, che dal suo avvento al potere nel 2011 ha creato 5 zone economiche speciali e 19 aree di sviluppo economico.

Corea del Nord, cercasi valuta estera disperatamente

La Corea del Nord ha un bisogno vitale di valuta estera, ma grandi difficoltà nel procurarsela, soprattutto adesso che le materie prime di cui dispone il Paese non rendono più come prima a causa del calo generale dei prezzi. Della necessità di attirare investitori stranieri è convinto anche il “leader supremo” Kim Jong-un, che dal suo avvento al potere nel 2011 ha creato 5 zone economiche speciali e 19 aree di sviluppo economico. La risposta degli investitori è stata però piuttosto tiepida e l’ambizioso progetto non ha portato i vantaggi attesi.

Secondo fonti ufficiali nordcoreane, compagnie estere hanno investito in Corea del Nord per oltre un miliardo di dollari statunitensi, ma i dati in possesso di istituti cinesi e sudcoreani parlano di cifre molto più basse, non superiori ai 400 milioni. Molti degli imprenditori che hanno investito in Corea del Nord lamentano la corruzione dei funzionari pubblici, l’instabilità del quadro legislativo, l’incertezza della regolamentazione e, soprattutto, l’imprevedibilità delle mosse politiche del governo. L’80% dell’investimento estero in Nordcorea – riporta l’IBK Economic Research Institute – proviene dalla Cina e la gran parte è concentrato nella zona economica speciale di Rajin-Sonbong, mentre tutte le altre aree sono state quasi completamente disertate. Valuta pregiata può venire anche dal turismo, e infatti dal 2011 a oggi sono state aperte diverse attrazioni, tra le quali una stazione sciistica a Masikryon, un club per l’equitazione e un parco divertimenti nei pressi della capitale.

Sono stati inoltre presentati i progetti per la realizzazione di due grandi complessi turistici, uno a Wonsan e l’altro vicino al monte Kumgang. Ma anche qui i proventi languono. Il flusso turistico di gran lunga più importante arriva dalla Cina, ma, secondo il China’s National Tourism Administration, nel 2013 il numero degli ingressi si è notevolmente contratto, a causa dei timori suscitati dai test nucleari effettuati dal governo nordcoreano nel febbraio di quell’anno. Tutto fa pensare che la situazione non migliorerà nell’anno entrante e l’ambita valuta straniera non si farà vedere. “Il 70% delle esportazioni della Corea del Nord” dice Park Hyeong-jung del Korea Institute for National Unification “sono materie prime, il cui prezzo è destinato a scendereancora nel 2015”. “E per quanto riguarda il turismo” aggiunge “il programma di armamento nucleare di Kim Jong-un continuerà a tenere i visitatori lontani dal Paese”.

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