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Coni e Olimpiadi: l’Italia rischia la retrocessione

Il 27 gennaio il Cio deciderà molto probabilmente di sanzionare il Coni, negando bandiera e inno alla delegazione italiana ai prossimi Giochi di Tokyo. C’è però ancora modo di uscire da questa impasse, se il Governo modificherà la governance dell’ente. L’allarme di Malagò: “E’ autolesionismo”.

Coni e Olimpiadi: l’Italia rischia la retrocessione

Il pasticcio sulla governance del Coni rischia di penalizzare pesantemente l’Italia alle Olimpiadi. “L’Italia in questi frangenti dà il meglio di sè e tira fuori il coniglio dal cilindro”. L’auspicio è del presidente del Coni Giovanni Malagò e riguarda un caso molto scottante, di cui si parla ancora poco rispetto alla gravità ma che il 27 gennaio potrebbe diventare una drammatica realtà per lo sport italiano. Se nel frattempo il governo non tirerà fuori il coniglio dal cilindro, il Coni sarà infatti “molto probabilmente” sanzionato dal Comitato olimpico internazionale a pochi mesi dai Giochi di Tokyo. Questo significherebbe, per tutti gli atleti azzurri, partecipare regolarmente alle Olimpiadi ma senza la bandiera italiana e senza la possibilità di sentir suonare l’inno nelle cerimonie ufficiali e in caso di vittorie.

Un danno di immagine “spaventoso”, come lo ha definito lo stesso Malagò, che metterebbe l’Italia sullo stesso piano della Russia, che a causa dello scandalo doping non potrà appunto partecipare con la propria bandiera nè alle Olimpiadi di Tokyo nè ai Giochi invernali di Pechino nel 2022. Il tutto un anno e mezzo dopo aver ottenuto l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Da noi il doping (per fortuna) non c’entra, la vicenda è squisitamente politica e giuridica. Dalla fine del 2018 infatti, con la riforma dello sport introdotta dal governo legastellato, Sport e Salute spa (ex Coni Servizi) è formalmente una società pubblica e questo è in piena violazione della Carta Olimpica (articolo 27) perché è la dimostrazione che il Coni non è autonomo.

Proprio prima dell’assegnazione delle Olimpiadi 2026 a Milano-Cortina, Malagò aveva fatto presente la situazione al premier Giuseppe Conte, il quale poi si era incontrato con il presidente del Cio, il tedesco Thomas Bach. Il Cio contesta che da parte del Governo italiano sono state disattese le promesse fatte dopo quell’incontro a Losanna: da allora lo stesso Comitato internazionale ha inviato diverse lettere al Governo italiano, in particolare al ministero dello Sport, ma non ha ottenuto le risposte che si aspettava. Il ministro con delega allo Sport Vincenzo Spadafora ha preso tempo, ma non è riuscito a fare approvare il decreto legge n.1, il più importante, quello che riguarda appunto la governance del Coni.

“Conte non ha alcun tipo di responsabilità, tutto è stato legato alla legge delega, adesso il problema è sul suo tavolo e so che è in contatto con Bach”, ha detto per stemperare la tensione Malagò, auspicando una soluzione entro il 27 gennaio, data nella quale è atteso il temutissimo verdetto del Cio. Ma qualche giorno prima, il presidente del Coni, intervenendo su Rai 3 da Fabio Fazio aveva usato parole molto più dure e piene di preoccupazione: “Noi adesso siamo illegittimi nell’ordinamento internazionale, io sono molto preoccupato. E’ una forma di autolesionismo, mi auguro che tutti si sistemi prima del prossimo esecutivo del Cio del 27 gennaio: atleti e tecnici sono preoccupati. Quello che succede è una follia”.

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