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Caravaggio a Napoli: Bonisoli inaugura il sovranismo nell’arte

La tela “Sette opere di misericordia” rimane al Pio Monte per evitare danneggiamenti. La polemica sullo spostamento della tela ha coinvolto anche Muti, De Magistris e la Francia

Caravaggio a Napoli:  Bonisoli inaugura il sovranismo nell’arte

Alle “Sette opere di misericordia” è stato negato il trasferimento dal Pio Monte della Misericordia al Museo di Capodimonte per la mostra Caravaggio Napoli a cura di Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, in programma dal 12 aprile al 14 luglio.

Dopo molte polemiche e qualche gaffe, la quadra è stata trovata martedì 12 marzo. Al tavolo delle trattative si sono seduti il ministro Alberto Bonisoli, il direttore del museo di Capodimonte – il francese
Sylvain Bellenger – e il sopraintendente Pasca di Magliano. Qual è la soluzione? «Allargheremo la mostra da Capodimonte al Pio Monte. Dal 12 aprile, ci sarà la mostra a Capodimonte e una parte della mostra sarà qui al Pio Monte dove si potranno vedere le Sette opere di misericordia e la scuola di Caravaggio. Ci sarà anche la digitalizzazione dell’opera che verrà esposta a Capodimonte. Useremo le nuove tecnologie per un’esperienza museale nuova e per il Pio Monte useremo un’illuminazione che valorizzi di più le opere. Visto che c’è un problema di viabilità, inoltre, una navetta collegherà Capodimonte al Pio Monte», ha reso noto il ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli. In pratica, chi andrà a Capodimonte vedrà una versione digitale delle Sette opere che si potranno ammirare dal vivo solo andando al Pio Monte con la navetta messa a disposizione dei visitatori-pellegrini.

«Spostare il quadro non è una questione semplice. Io rispetto la valutazione tecnica. Se esiste un rischio nello spostamento, allora meglio un provvedimento cautelativo. Quando bisogna decidere, e ricordo che io non sono un tecnico, penso a gestire questa pala come se fosse mia personale e quindi penso a quello che potrebbe accadere a un quadro se un esperto dice che corre dei rischi», ha spiegato il ministro.

LA POLEMICA SULLO SPOSTAMENTO DELLA TELA

Il niet allo spostamento dell’opera di Caravaggio era arrivato dal direttore del Mibac. Non sono mancate le critiche anche illustri, come quella del Maestro Riccardo Muti che, in una lettera a Repubblica, ha criticato la decisione del Ministero per i beni e le attività culturali . “Negare quel Caravaggio al museo è un danno all’Italia”, ha scritto. Anche la risposta di Bonisoli non si è fatta attendere e ha acuito le tensioni: «Il maestro Muti ha una certa età, gli voglio bene ed è una grande figura della musica italiana, lo abbraccio». Un colpo poco elegante nei confronti del grande direttore d’orchestra. Prima ancora, il sindaco Luigi De Magistris aveva bollato il no del Mibac allo spostamento della tela: “è un’occasione persa”.

Per molti, non spostare la tela per le sue dimensioni e il rischio di danneggiamenti nel percorso di due chilometri in linea d’aria che separano il Pio Monte dal museo di Capodimonte è una scusa, si tratta piuttosto di una scelta politica. Come si legge sul giornale francese Les Echos,”in Italia il sovranismo applicato all’arte prende di mira i direttori dei musei stranieri”. Non è un mistero che Bonisoli non abbia gradito la scelta del precedente ministro Dario Franceschini nel 2015 di nominare, con concorso europeo, sette direttori stranieri all’interno di sette tra i più prestigiosi musei italiani, come Eike Schmidt agli Uffizi di Firenze.

GIRO DI POLTRONE AL MINISTERO

Solo pensieri maliziosi? La macchina ministeriale si sta avviando verso nuovi cambiamenti: è tempo di nomine per i direttori dei musei, ammette il ministro pentastellato che sostiene: “una qualsiasi grande azienda ha bisogno di una revisione. Alcuni direttori sono in scadenza e il loro contratto prevede la possibilità di un rinnovo. Per le posizioni vacanti come Pompei e Caserta è in atto una gara, ci sarà una selezione, mentre per gli altri abbiamo avviato la valutazione delle performance per cui i direttori saranno valutati secondo parametri di tipo quantitativo e qualitativo. È importante ad esempio la modalità con cui ci si è calati nella comunità culturale territoriale”, ha concluso Alberto Bonisoli. Pronta la replica dell’ex ministro Dario Franceschini: “Non voglio dare pagelle ai miei successori ma il ministro deve difendere i direttori dei musei da pressioni esterne”. C’è un vuoto di potere al Mibac di cui qualcuno si sta approfittando? “Non posso dirlo – afferma l’ex ministro in un’intervista a Repubblica – ma vedo qualche segnale di allarme”. In pratica, si attacca la riforma per colpire l’autonomia e tornare al passato.

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