Era nell’aria da mesi, e finalmente è arrivata la condanna per l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, sotto processo presso il Supremo Tribunal Federal (STF) con la pesantissima accusa di aver organizzato un colpo di Stato alla fine del 2022, dopo le elezioni di novembre, per destituire il presidente eletto Lula. Oltre che per tentato colpo di Stato, che rimane il reato più grave e al quale sono collegati gli altri, Bolsonaro era imputato per organizzazione criminale armata, tentativo di abolizione tramite la violenza dello stato di diritto, danno al patrimonio dello Stato e deterioramento del patrimonio pubblico sotto tutela. Il totale della pena, da scontare in carcere, è di 27 anni e 3 mesi.
E’ la prima volta nella storia del Brasile che un ex presidente viene condannato per aver ordito un colpo di Stato. Insieme a Bolsonaro erano imputate altre sette persone, tra cui tre generali dell’Esercito ed anche ex ministri del suo governo (2018-2022) – Augusto Heleno, Paulo Sérgio Nogueira, e Walter Braga Netto – oltre che l’ex comandante della Marina Almir Garnier Santos, l’ex direttore dell’Agenzia brasiliana per l’Intelligence Alexandre Ramagem e l’ex factotum di Bolsonaro Mauro Cid, le cui testimonianze sono state decisive nel corso del processo.
A decidere per la colpevolezza di Bolsonaro e degli altri imputati è stata appunto la Corte suprema, composta da cinque magistrati che hanno votato a maggioranza. Il processo è stato istruito dal giudice supremo Alexandre de Moraes, diventato il nemico numero uno dell’ex presidente e il bersaglio preferito dei suoi sostenitori, che lo accusano di persecuzione politica nei confronti di Bolsonaro. Su Moraes si è espresso persino il presidente statunitense Donald Trump, che si è pubblicamente intromesso nella vicenda giudiziaria dell’amico e alleato Bolsonaro provando ad intimidire i giudici e condizionare l’autonomia della giustizia di un altro Paese (anche minacciando di alzare i dazi al Brasile), e ha fatto emettere dall’ammininistrazione della Casa Bianca un divieto di ingresso negli Stati Uniti per Moraes.
Al termine del processo, che prevede ancora la possiibilità per gli avvocati di Bolsonaro di sollevare delle eccezioni, l’ex presidente sarà dunque arrestato e trasferito in carcere, dai domiciliari ai quali si trova in questo momento sempre su decisione di Moraes, che aveva ravvisato un concreto pericolo di fuga dell’imputato, per sottrarsi alla giustizia.