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Borse 8 agosto: Europa contrastata con Milano al top da luglio 2007. La schiarita sui dazi spinge l’auto, sprint di Stellantis

Piazza Affari è il miglior listino europeo, seguito da Parigi. Prosegue il momento sì delle banche: oggi da segnalare Banco Bpm e Unicredit. Stabile il cambio euro-dollaro, in lieve calo l’oro

Borse 8 agosto: Europa contrastata con Milano al top da luglio 2007. La schiarita sui dazi spinge l’auto, sprint di Stellantis

Piazza Affari chiude la settimana pre-Ferragosto inanellando un’altra seduta positiva. Ormai per il Ftse Mib i 41.000 punti sono una quota più che consolidata, tanto che viene raggiunto il livello più alto da luglio 2007, e anche oggi spiccano le banche, grandi protagoniste dei vari risiko di questi mesi e di trimestrali piuttosto positive, negli ultimi giorni: il miglior titolo del venerdì è sì Stellantis col 2,4% ma poi, con rialzi superiori al 2%, compaiono Unicredit e Banco Bpm. Ancora in affanno invece Leonardo, che dopo il tracollo della seduta di giovedì scende ancora intorno ai 45 euro per azione. Il titolo peggiore del paniere principale della Borsa di Milano, che è la migliore d’Europa col +0,56%, risulta essere Unipol -3,83%.

Fuori dall’Italia, continua il momento fiacco del Ftse 100 di Londra, che si conferma il listino europeo più debole della settimana chiudendo poco sotto la parità, appesantito probabilmente dal voto complicato nel board della Banca centrale sul taglio dei tassi. Bene invece, sulla scia di Milano, Parigi +0,44%, mentre rimane più incerta Francoforte -0,12%. Partita col piede giusto anche la Borsa statunitense: nel pomeriggio italiano viaggiano in territorio più che positivo Nasdaq e SP-500, un po’ più timido il Dow Jones. In leggerissima riduzione lo spread Btp-Bund, sostanzialmente stabile poco sopra gli 82 punti base, col rendimento del Btp decennale al 3,51%. Stabile il cambio euro-dollaro a 1,16, in lieve calo le quotazioni dell’oro.

Il tema dei dazi è sempre caldo ma in queste ore si riverbera anche sul mercato del petrolio, per due motivi: il possibile incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin che potrebbe dare una svolta per la fine delle ostilità in Ucraina e di conseguenza il cambio di rotta di Washington nel tentare di tagliare le risorse che Mosca ricava dall’export di greggio, ad esempio minacciando l’India di raddoppiare i dazi al 50% se comprerà ancora dalla Russia. In questo groviglio, ne potrebbe guadagnare la cina ma intanto le quotazioni del petrolio oggi risultano caute, dopo l’accenno di una tendenza rialzista nei giorni scorsi: Brent e Wti perdono qualcosina.

Sempre sui dazi, Wto e Fmi hanno calcolato che adesso ammontano in media al 20,1% dopo l’entrata in vigore di nuove tariffe commerciali verso decine di Paesi. Si tratta del livello più alto dall’inizio degli anni 1910, a eccezione di alcune settimane del 2025. Questo tasso teorico, calcolato dall’Organizzazione mondiale del commercio e dal Fondo monetario internazionale a partire dagli annunci commerciali, si basa sui volumi degli scambi costanti ed era di appena il 2,4% al momento dell’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio scorso. Nel 1930, il tasso, calcolato dividendo l’ammontare delle tasse per il valore delle importazioni, era salito a quasi il 20%.

Sul fronte Ucraina invece, Kiev riceverà oltre 3,2 miliardi di euro nell’ambito della quarta tranche di finanziamenti approvata dal Consiglio europeo attraverso l’ “Ukraine Facility”, il meccanismo di sostegno a medio termine creato per accompagnare il paese nella sua fase più critica di trasformazione e ricostruzione. I fondi – spiega un comunicato del consiglio europeo – serviranno principalmente a rafforzare la stabilità macro-finanziaria e a garantire il funzionamento della pubblica amministrazione, duramente messa alla prova dalla guerra e dalla crisi economica in corso. Il sostegno è legato all’attuazione del cosiddetto ‘Piano per l’Ucraina’, che definisce la roadmap del paese per la ricostruzione, la modernizzazione e le riforme, con l’obiettivo finale di avvicinarsi all’adesione all’Unione europea entro i prossimi quattro anni. La nuova tranche si aggiunge ai finanziamenti precedenti erogati nel 2024.

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