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Borsa, Ubi scalda Piazza Affari ma l’Europa non corre

Non bastano i record di Wall Street dove Morgan Stanley supera ogni attesa, a ridare slancio ai listini europei – Milano è la migliore, brilla anche Banco Bpm – Fca in altalena dopo i dati sulle immatricolazioni – Atlantia in rimonta

Borsa, Ubi scalda Piazza Affari ma l’Europa non corre

Banche e utility favoriscono il rimbalzo di Piazza Affari, che chiude in rialzo dello 0,74% (a 23.940 punti) e recupera ampiamente le perdite della vigilia. Sono misti gli altri listini europei, mentre Wall Street rimane sulla cresta dell’onda e lo S&P 500 supera per la prima volta nella storia i 3.300 punti, dopo i guadagni della vigila.

Francoforte è piatta -0,02%; poco distante Parigi +0,11%; Madrid +0,58%; in calo Londra, -0,39%.

Dopo aver lasciato piuttosto freddi i listini asiatici, l’accordo commerciale di “fase uno” fra Stati Uniti e Cina, non scalda neppure il Vecchio Continente, viste le molte questioni ancora aperte e il rischio dazi sulle merci europee. Le scelte di Donald Trump piacciono invece a Wall Street, che festeggia anche la pubblicazione di nuove trimestrali. In particolare Morgan Stanley fa il pieno di acquisti (+7,65%) dopo utili superiori alle attese nell’ultimo quarto dell’anno e il miglioramento degli obiettivi. In rally i tecnologici, trascinati da Apple (+0,8%) e i produttori di chip.

Il buon andamento dei titoli finanziari americani ha riflessi positivi in Europa.  A Milano Ubi +3,93% è regina del listino, seguita da Banco Bpm +2,25%. Più arretrata Unicredit +0,51%. Bene Mps, +0,83%, che ieri ha piazzato un bond subordinato tier 2 da 400 milioni di euro.

A favorire gli acquisti è inoltre un report di Goldman Sachs dove si dice che i principali titoli italiani del settore non hanno ancora completamente beneficiato del ribasso dello spread rispetto al picco raggiunto dopo le elezioni politiche. La banca d’affari ritiene poi che siano più probabili operazioni di fusioni e acquisizioni tra le banche medio-piccole e ipotizza un’aggregazione tra Banco Bpm e Ubi. Infine promuove Ubi, che passa da ‘Neutral’ a ‘Buy’, con target di prezzo a 4,25 euro (da 3,25 euro) e conferma che Banco Bpm e Unicredit, (target di prezzo da 17,5 a 18 euro) sono da “comprare”. Per contro suggerisce di vendere le azioni di Intesa Sanpaolo (+0,11% oggi), ma aumenta il prezzo obiettivo da 2,15 a 2,2 euro. 

Fra le blue chip migliori di oggi ci sono inoltre Enel +2,56% ed Hera +1,39%. In alta classifica Campari +1,93%; Cnh +1,83%. Mette a segno un parziale recupero Unipol +1,19%. Respira Atlantia, +1,17%: il premier Giuseppe Conte dice che la questione della concessione ad Autostrade per l’Italia non sarà all’ordine del giorno di un Consiglio dei ministri da convocare per domani.

Il lato vendite si apre con Diasorin -2,82% e Recordati -2,06%. Perdono Juventus -1,53%; Amplifon -1,96%. Fca cede lo 0,14%, al termine di una seduta volatile, segnata dal dato sulle immatricolazioni europee, peggiore della media generale: in dicembre +13,8% rispetto a un anno prima, contro il +21,4% del mercato; nell’intero 2019, -7,3%, contro +1,2% generale.

Resta in rosso l’obbligazionario: lo spread fra decennale italiano e tedesco sale a 167 punti base (+3,27%) e il rendimento del Btp aumenta a 1,42%.

I dati di via XX Settembre confermano però il grande successo del Btp a 30 anni, che ha attratto ordini per circa 45 miliardi, record assoluto per un’emissione italiana via sindacato. Dei sette miliardi collocati gli investitori esteri se ne sono aggiudicati oltre due terzi, cioè il 68,1%, mentre il restante 31,9% è andato agli italiani. 

In giornata sono state diffuse poi le minute della riunione della Bce del 12 dicembre scorso, la prima presieduta da Christine Lagarde. In quella sede il consiglio direttivo ha ribadito la sua determinazione a raggiungere l’obiettivo di inflazione e confermato l’intenzione di dare tempo alle misure di accomodamento monetario di produrre effetto. Alcuni governatori però sono preoccupati per i danni collaterali delle misure straordinarie e per l’impatto dei tassi negativi sulle famiglie.

Sul mercato valutario il dollaro è in recupero, spinto anche dai dati macro: l’indicatore dell’attività manifatturiera della regione del Medio Atlantico statunitense ha rimbalzato a gennaio toccando i massimi di otto mesi e inducendo previsioni rosee, secondo la Federal Reserve di Filadelfia.

L’euro perde terreno e il cambio scende intorno a 1,128. Fra le materie prime si appanna l’oro, che si muove al momento a 1550,25 dollari l’oncia. Infine s’infiamma il petrolio: Brent +1,34%, 64,86 dollari al barile.

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