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Borsa, Ftse Mib sfiora quota 22 mila: volano banche e Pirelli

Il maggior indice di Borsa è un passo dalla soglia psicologica dei 22 mila punti base grazie al balzo all’insù di Ubi, Banco Bpm, Unicredit e della Pirelli – Crollano Recordati e Amplifon dopo la lunga corsa del 2019 – Vendite sulle utilities.

Borsa, Ftse Mib sfiora quota 22 mila: volano banche e Pirelli

Le banche sostengono Piazza Affari che chiude in rialzo dello 0,19%, a 21.989 punti, in attesa del voto di fiducia al governo Conte 2 e in un contesto europeo misto. Oltre ai titoli finanziari, brillano Pirelli +4,29% e i petroliferi. 

Il focus da un lato è sulla Bce, che giovedì alzerà il velo sulle nuove misure di stimolo, nella speranza che siano all’altezza delle aspettative di queste settimane; dall’altro si guarda a Londra, -0,7%, dove lo speaker della Camera John Bercow annuncia le sue dimissioni, mentre Boris Johnson non allenta la sua morsa sulla Brexit. Il premier, a prescindere da quanto deciso dal parlamento, vuole portare la Gran Bretagna fuori dalla Ue il 31 ottobre anche a costo di un no-deal. I tempi sono strettissimi, perché il parlamento britannico sospenderà i lavori stasera e li riaprirà il 14 ottobre.

In ballo ci sono ancora varie mozioni degli oppositori e quella del governo per nuove elezioni. In extremis una nuova intesa con la Ue è ancora possibile, ma l’ultimo momento utile per sancirlo sarà il Consiglio Europeo del 17-18 ottobre. La sterlina, che in mattinata aveva recuperato terreno sull’euro, è tornata ad arretrare e attualmente il cambio è 0,8945. La moneta unica si apprezza contro il dollaro e il cross si muove attorno a 1,06.

Sono contrastate le altre piazze del Vecchio Continente: Francoforte +0,27%; Parigi -0,27%; Madrid +0,16%; Zurigo -0,03%.

Wall Street, è partita bene e nelle prime ore scambia in leggero rialzo, rinfrancata dalle parole del segretario al Tesoro Steven Mnuchin, che non vede “un impatto della guerra commerciale sull’economia Usa” e che giudica la riapertura dei negoziati come un segno della “buona fede” di Pechino. In evidenza AT&T, +2,8%, dopo che il fondo Elliott ha dichiarato di aver investito 3,2 miliardi di dollari in azioni e di credere che il titolo possa crescere di oltre il 65%, superando per la prima volta i 60 dollari.

Fra le materie prime l’oro tratta in leggero ribasso a 1510 dollari l’oncia, mentre il petrolio sale, con il Brent a 62,76 dollari al barile, +2%, dopo che in Arabia Saudita il sovrano Salman ha sostituito senza preavviso il ministro dell’Energia Khalid al-Falih con uno dei suoi figli.

Il secondario italiano chiude invece in rosso: lo spread fra decennale italiano e tedesco risale a 155 punti base, +2,6% e i rendimenti sono in rialzo. Il Btp si riporta a +0,96% e il Bund a -0,59%, dopo i recenti minimi.

In Piazza Affari fra le blue chip migliori di oggi ci sono banche come Bper +3,38%; Ubi +3,2%; Unicredit +2,88%. La corsa del petrolio favorisce l’ascesa di Tenaris +2,95%, Saipem +2,25%, Eni +1,1%. Rialza la testa la Juventus +2,09%.

In fondo al listino si ferma Recordati -4,35%, penalizzata dalla retrocessione a “neutral” da parte di Goldman. Le vendite colpiscono Amplifon -3,95%; Hera -2,92%; Itagas -2,19%; Campari -2,08%.

Atlantia, -1,99%, perde un po’ dello smalto dimostrato ultimamente con le parole del premier Giuseppe Conte che, senza parlare di revoca delle concessioni, sostiene però che non verrà fatto “nessuno sconto ai privati” dopo la tragedia del Ponte Morandi. Ferrari, -1,48%, non trova la strada per festeggiare in Borsa il successo di Monza.

Fuori dal paniere principale suona la carica Bio-on, +19,97%, dopo i bocconi amari ingurgitati nei mesi scorsi. In una nota congiunta il gruppo russo TAIF JSC, attivo nel comparto petrolchimico, annuncia infatti che intende produrre bioblastica sfruttando la tecnologia brevettata dalla società italiana. Si ricorda che il titolo Bio-on aveva perso il 73% in due sedute nel luglio scorso, dopo che il fondo statunitense Quintessential aveva definito la società una “grande bolla basata su tecnologia improbabile con fatturato e crediti essenzialmente simulati grazie a un network di scatole vuote”. Parole alle quali l’azienda bolognese aveva replicato duramente.

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