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Bestseller del passato: Virgilio Brocchi, il narratore garbato

Siamo arrivati al quinto episodio della nostra serie sugli scrittori bestseller del passato. È la volta di Virgilio Brocchi, un narratore molto differente dai colleghi dell’epoca nutriti di dannunzianesimo e avanguardismo. Brocchi viene dall’“altra Italia”, più pacata, meno chiassosa e più incline al romanticismo e ai buoni sentimenti. Uno spaccato del paese che vive ancor oggi.

Bestseller del passato: Virgilio Brocchi, il narratore garbato

Se Da Verona, Pitigrilli e Mariani rappresentano l’ala più “trasgressiva” degli scrittori di successo negli anni Venti, con i loro romanzi venati di pornografia e talvolta di idealità lontane da quelle del regime, vedi a questo proposito Mario Mariani, non mancano scrittori politicamente più rassicuranti, sia nei contenuti che nell’aspetto ideologico. Rispondono ai nomi di Virgilio Brocchi, Salvator Gotta, Lucio D’Ambra, Guido Milanesi e altri ancora.

Quello che vediamo stavolta è Virgilio Brocchi, uno scrittore dai toni romantici, talvolta languidamente sentimentali, adatti ai lettori piccolo borghesi, anche se blandamente improntati a ideali socialisti-riformisti e cristiani.

Discende da una agiata famiglia di Bassano del Grappa, il padre è un avvocato, ma nasce in provincia di Rieti nel 1876. Compie gli studi classici fra Cremona e Padova, dove si laurea in lettere. Inizia subito la lunga e travagliata carriera di docente in giro per l’Italia, come è d’uso allora, e in parte anche oggi. Passa da Modica, in Sicilia, a Macerata, da Bologna a Milano, alternando ai doveri dell’insegnamento quelli di saggista e critico letterario e artistico, con scritti non disprezzabili. Già a 21 anni ha pubblicato un lavoro su un novelliere del Seicento; negli anni successivi escono saggi su Zola, su Hugo, sul Petrarca, sul Goldoni e altri ancora. Ma questo promettente avvio di critico e di saggista si interrompe ai primi del Novecento, allorché prevale in lui la passione per la narrativa.

L’esordio nella narrativa

Inizia così ai primi del Novecento, appena venticinquenne, l’attività di scrittore, mentre continua ad insegnare nelle scuole superiori, professione che eserciterà ancora sino agli anni venti.

Escono le prime opere, che, come capita spesso agli esordienti, sono da dimenticare e che lo scrittore, una volta arrivato al successo, ripudierà e ne impedirà la ristampa. Una di queste era uscita nel 1901presso l’editore Giannotta di Catania, dietro un contributo per la pubblicazione di 300 lire, mentre insegnava all’istituto tecnico di Modica.

L’esordio vero e proprio come narratore si ha nel 1906 con un romanzo, Le aquile, pubblicato da Treves, che è l’editore più importante del periodo. Il libro incontra un’accoglienza tiepida, roba da pochissime migliaia di copie nell’arco di oltre dieci anni. E su quei livelli, di scrittore noto solo a un ristretto ambito di lettori, Brocchi rimane anche con le opere successive.

Nel 1911 è la volta de L’isola sonante, che amplia un po’ la sua notorietà presso il pubblico. Tuttavia il romanzo, che si può considerare una significativa testimonianza sulle condizioni sociali, politiche e religiose nel Nord Italia, si avvale di una favorevole recensione di Ettore Janni. All’epoca egli è uno dei critici più promettenti del paese, e il suo intervento nel “Corriere della sera” nel 1911 gli conferisce una maggiore visibilità. Un altro critico, allora giovane ma molto promettente, G.A.Borgese, coglie nelle vicende e nei personaggi del romanzo apprezzabili spunti sulle tematiche al centro del dibattito politico, filosofico e religioso del paese: il socialismo, il positivismo e il modernismo. Sono gli ideali ai quali aderisce con piena convinzione il Brocchi stesso, e per i quali poi si impegna concretamente nell’ambito del partito socialista, quando entra come assessore all’istruzione superiore nella giunta socialista di Milano presieduta da Caldara, che governa la città dal 1914 al 1920.

Ma le tirature dei libri restano abbastanza limitate: Brocchi appare come uno scrittore dalle buone potenzialità, dotato di un tipo di scrittura piacevole e accattivante, con contenuti che risentono degli echi di Fogazzaro e soprattutto di Rovetta, scrittore quest’ultimo forse colpevolmente dimenticato ai nostri tempi. È animato da idealità sincere, ma è ancora ben lontano dalle masse dei lettori. Queste continuano a prediligere nei primi due decenni del secolo altri narratori, fra cui Luciano Zuccoli, Carolina Invernizio, Annie Vivanti, De Amicis, gli appena ricordati Fogazzaro e Rovetta, mentre sta esplodendo la popolarità di Guido Da Verona, che surclasserà tutti, in attesa che al suo nome si affianchi dal 1920 in poi quello di Pitigrilli.

Arriva il successo con Mitì

Nel 1917 arriva finalmente il grande successo di pubblico. E questo si deve a Mitì. Il titolo sembra riecheggiare quello di Mimì Bluette di Guido Da Verona, uscito l’anno prima, che sta spopolando in tutto il paese, persino fra i soldati al fronte, dove riesce a dare corpo ai sogni di evasione nei terribili momenti di Caporetto. Ma l’accostamento fra i due romanzi è solo nel nome della protagonista, perché poi essi non hanno nient’altro in comune. Così come i due autori. Mitì infatti è una tenera storia d’amore, fatta di romanticismo e di buoni sentimenti: una di quelle che nel segreto ogni lettore sogna e vorrebbe vivere.

Questo romanzo impone Brocchi all’attenzione del grande pubblico, e viene confermato subito dopo da altre opere che escono con regolarità negli anni successivi: Secondo il cuor mio nel 1919, Il posto nel mondo nel 1921, Il destino in pugno nel 1923, Netty del 1924 e altri ancora in seguito.

Il passaggio alla Mondadori

Il successo di Mitì e dei romanzi successivi determina, come avviene sempre, una ripresa di interesse sulle opere precedenti. E così Le aquile del lontano 1906, che sino ad allora avevano venducchiato qualche migliaio di copie in oltre dieci anni, vengono riscoperte e riproposte all’attenzione del pubblico. In tal modo raggiungono le 60.000 copie, che sarebbero potute essere 100.000 se fossero state ristampate in tempo quando si esaurivano, come ammetterà lo stesso Brocchi nelle sue memorie (Confidenze, 1946). Questa circostanza determina un raffreddamento dello scrittore nei confronti del suo editore tradizionale, Treves, e il convinto avvicinamento a quello che nel primo dopoguerra si sta rivelando l’astro nascente dell’editoria: Arnoldo Mondadori.

Nel 1922 fra i due si stringe uno stretto sodalizio, con vantaggio reciproco. Brocchi sarà il primo autore di successo ad entrare nella scuderia della Mondadori, e vi svolgerà un ruolo d’attrazione per una nutrita schiera di altri scrittori. E sarà ricambiato con una attenzione particolare da parte dell’editore, sia da un punto di vista umano, che professionale. Unisce i due anche una comune matrice ideologica: sono entrambi socialisti. Anche Mondadori, che ha iniziato la sua attività nel lontano 1907, è di idee e di formazione socialista, e l’intesa fra i due è davvero vincente.

Da questo momento Brocchi abbandona l’attività politica che lo ha molto impegnato, e abbandona anche l’insegnamento, per dedicarsi esclusivamente alla narrativa. Tutti i suoi libri d’ora in poi usciranno presso l’editore veronese-milanese, con il risalto che meritano, la promozione adeguata, la distribuzione inappuntabile e puntuale, la pubblicità efficace, la sinergia con le riviste della casa: tutte caratteristiche che stanno facendo di Arnoldo Mondadori il maggior editore italiano.

Lo scrittore italiano più letto a fine anni Venti

Da metà anni Venti in poi, quando la fortuna di Da Verona inizia a declinare e Pitigrilli si dedica più alle riviste che ai libri, ecco che Brocchi assurge ai vertici del mercato librario, come riconosce un altro principe dei critici del tempo, Antonio Baldini, che dalle colonne del “Corriere della sera” lo proclama lo scrittore italiano più letto del periodo. Un’affermazione che pesa, e parecchio, e che trova conferma nelle tirature dei vari libri: mediamente dalle 100 alle 160.000 copie a titolo per i libri più fortunati. Certo, è la metà di quelle dei maggiori best seller di Da Verona e di Pitigrilli, ma in quegli anni lo pongono sicuramente ai vertici del mercato librario, dove resterà ancora a lungo.

Brocchi, da parte sua, non si adagia sugli allori e continua imperterrito a sfornare puntualmente i libri, al ritmo di uno l’anno, a volte anche di più. In tutto saranno circa sessanta. Vengono riuniti in cicli, in genere trilogie e quadrilogie, in modo che i lettori sappiano già prima dell’acquisto in quale contesto si svolgeranno le vicende, con quale tipo di scrittura saranno narrate, quali personaggi vi troveranno, e quant’altro. Ne ricordiamo qualcuno: il ciclo dell’ “Isola sonante”, del “Figliuol d’uomo”, “Dei casti libri delle donne che mi hanno amato”, “Dell’ansia dell’eterno”, “De i romanzi del piacere di raccontare” e altri ancora.

Tale pratica, di includere cioè i romanzi in serie più o meno lunghe, verrà ripresa anche da altri scrittori, come per esempio Lucio D’Ambra e Salvator Gotta. A quest’ultimo spetterà incontrovertibilmente il primato, in quanto autore di una saga, la saga dei “Vela”, composta da oltre 20 titoli!

I romanzi di Virgilio Brocchi piacciono, i suoi personaggi si fanno amare, tanto che ogni nuova uscita diventa un appuntamento irrinunciabile per i lettori. La sua prosa elegante, piana, accattivante come poche altre, rassicura il pubblico sia borghese che popolare, lo asseconda nei gusti e nelle aspettative più profonde. E d’ora in poi i titoli che escono raggiungono sempre i vertici del mercato librario.

Prolifica anche la produzione di Brocchi per ragazzi, che oggi diremmo young adults. Ottimamente illustrati e molto curati editorialmente furono un successo istantaneo a tal punto che divennero i maggiori bestseller dell’autore veneto

Una lunga serie di successi

Così i libri che pubblica vengono ristampati più volte, sia pur con una progressiva riduzione delle tirature via via che passano i decenni. Però Brocchi non perde mai quello zoccolo duro di lettori che in lui ritrovano modelli narrativi di sicuro impatto. Anche negli anni Cinquanta e Sessanta, nei quali molti autori del periodo sono oramai dimenticati, restano sempre abbastanza numerosi i lettori che continuano a leggerne i romanzi.

Brocchi compone anche dei libri per ragazzi, oggi del tutto dimenticati, ma che all’epoca ottengono un successo addirittura superiore a quello dei suoi maggiori best seller. Ricordiamo fra questi La storia di Allegretto e Serenella, uscita nel 1920 e venduta in centinaia di migliaia di copie, come avviene anche per gli altri titoli che compongono la serie dei libri per ragazzi.

Stabilitosi definitivamente nella costiera ligure, Brocchi trascorre i suoi ultimi anni anche impegnandosi in battaglie ambientaliste, come quella per la salvaguardia del territorio di Nervi, dove risiede.

Muore nel 1961 all’età di 85 anni, dopo una vita operosa e ricca di soddisfazioni, dedita in gran parte, ma non solo, alla scrittura.

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