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Bersani: “Sì a Monti, ma non a tutti i costi”

Pierluigi Bersani, ospite di Radio Anch’io, torna sulla sua apertura di ieri alle forze centriste guidate da Mario Monti: “Disponibile a rivolgermi a loro, ma le convergenze non si fanno a tutti i costi” – Sul caso Mps: “Il Pd non c’entra nulla” – Sul lavoro: “Bisogna dare stabilità al precariato”.

Bersani: “Sì a Monti, ma non a tutti i costi”

Sì a Monti, ma senza forzature. Così Pierluigi Bersani, ospite questa mattina a Radio Anch’io, è voluto ritornare sull’apertura di ieri verso le forze centriste: “Chiedo il 51 per cento, ma che mi rivolgerò a forze alternative a Berlusconi e alla Lega come se avessi il 49% dei voti. E quindi sono disponibilissimo a rivolgermi anche a forze come quella del professor Monti“.

Su un’eventuale, e complicatissima, convivenza tra Vendola e Monti Bersani ha minimizzato: “Basta leggere la nostra Carta d’intenti: c’é scritto che a contrasto delle regressioni populiste di una destra europea e nazionale, noi abbiamo un atteggiamento di apertura nei confronti di forze europeiste e costituzionali. È chiaro, però, che le convergenze non si fanno a tutti i costi, deve essere messo alla prova dei programmi”.

Inevitabili alcune domande sul caso Mps. Bersani ha difeso l’estraneità del Pd: “Nella vicenda bancaria non c’entra nulla”, pronosticando che, eventuali responsabilità, siano riconducibili a “tre cardini: come si regolano i derivati, scudo fiscale e falso in bilancio”, tre punti su cui, ha promesso il candidato premier, “Interverremo subito: dal giorno dopo, tornerà il reato di falso in bilancio, regoleremo i derivati e mai più avremo un condono, sono totalmente alternativo al berlusconismo in questo campo. È una vergogna che si torni parlare di condono tombale, non siamo neppure riusciti a incassare”. Bersani ha poi parlato del peso normativo delle Fondazioni bancarie in Italia, definendolo “eccessivo”.

Il segretario del Pd ha poi chiuso con un attacco alla Lega sulle quote latte, e affrontando il tema della riforma Fornero, alla luce delle proposte di modifica avanzate da Pietro Ichino. Il nodo, per Bersani, è quello di “dare stabilità al lavoro precario“, nonostante l’impossibilità di implementare una flexsecurity alla danese: “in Italia non siamo in queste condizioni: dobbiamo fronteggiare 700mila posti di lavoro in meno, ed è questa l’emergenza cui dobbiamo rispondere”.

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