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Berlusconi e Bossi: avanti fino al 2013

Restano le incognite per il dopo referendum su riforma fiscale e struttura di governo, a cominciare dai vicepremier e dalla sostituzione di Alfano alla Giustizia. La Lega insiste per i ministeri al Nord. Molto dipenderà dall’esito delle consultazioni. Napolitano: Sono un elettore che fa sempre il suo dovere.

L’alleanza tra la Lega e il Pdl andrà avanti con l’obiettivo di portare il governo al termine della Legislatura, in modo da poter fare le riforme, compresa quella del Fisco. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni del vertice di Arcore tra Berlusconi e Bossi. Obiettivo che, al momento, resta soprattutto un auspicio, visto che su futura premiership, struttura del governo (vicepremier e nuovo ministro della Giustizia compresi) tempi e modi della riforma fiscale si parlerà nei prossimi giorni, magari a referendum già tenuti.

E’ toccato al segretario (per ora soltanto indicato) del Pdl, Angelino Alfano, esprimere un giudizio positivo sulla comune volontà di arrivare con questa maggioranza fino al 2013. Soddisfatto si è dichiarato anche Berlusconi. Più guardinga la Lega, i cui dirigenti si sono subito riuniti per fare il punto nella sede di via Bellerio. Bossi avrebbe insistito ancora sul trasferimento dei ministeri al Nord. Ma la disponibilità del Pdl non sarebbe andata oltre il trasferimento di alcuni uffici. Al vertice ha, tra gli altri, partecipato anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Ed è certamente significativo che Alfano, dopo la riunione, abbia ribadito l’obiettivo di portare al pareggio dei conti pubblici, come ci chiede l’Europa, entro il 2014. Sullo sfondo resta così l’imprescindibile manovra di 40 miliardi, che però, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe svolgersi in due tempi: parte subito e parte in autunno. E’ chiaro poi che la possibilità di raggiungere gli obiettivi di tenuta di governo e maggioranza dipenderà anche dai risultati dei referendum di domenica e lunedì, nonostante maggioranza e opposizione cerchino di limitarne la portata politica: i primi per rendere più agevole il raggiungimento del quorum, i secondi per mettere comunque il governo al riparo da qualsiasi risultato.

Ieri, intanto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spiegato che voterà sui quattro quesiti. “Sono un elettore – ha detto – che fa sempre il suo dovere”. Oggi, al più tardi domani, la Corte costituzionale si pronuncerà sul ricorso del governo contro la decisione della Cassazione di ammettere il referendum sul nucleare. Il neoeletto presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, ha già affermato, a titolo personale, di non ritenere che la Corte possa correggere decisioni già prese da chi ne ha la competenza.

Ieri si è anche svolta la direzione del Pd che ha approvato all’unanimità la relazione di Bersani, nella quale si chiede che il governo si presenti dimissionario alla prossima verifica parlamentare di fine mese. L’obiettivo è quello di andare prima possibile ad elezioni anticipate. Ma non si esclude un governo di transizione per cambiare la legge elettorale. Intanto il Pd continuerà a lavorare per allargare anche al terzo polo la ricerca di una credibile proposta di alternativa al governo del centro-destra. Da registrare una piccata replica di Vendola a Bersani che aveva in pratica riservato al Pd un ruolo preminente nella futura alleanza. Alla fine il chiarimento: soltanto un malinteso.

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