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Basilea 3, parla l’economista Giacomo Vaciago: “Sbagliato il rinvio, ma farà respirare l’economia”

INTERVISTA A GIACOMO VACIAGO – “Della proroga di Basilea 3 apprezzo il fatto che si siano liberate risorse per le imprese, ma mi preoccupa che il nuovo motto sia diventato ‘rinviare i problemi anzichè risolverli'” – “Dobbiamo ripensare che cosa è una banca, vanno separati gli investimenti rischiosi dai finanziamenti a imprese e famiglie”.

Basilea 3, parla l’economista Giacomo Vaciago: “Sbagliato il rinvio, ma farà respirare l’economia”

Ci penserò domani. Il mondo politico e finanziario ormai affronta i drammi come Rossella O’Hara: “quando un problema diventa troppo complicato si preferisce rinviare. Purtroppo però ‘domani’ quel problema si ripresenterà. Obama dovrà trovare comunque una soluzione entro due mesi per evitare il Fiscal Cliff e le banche dovranno comunque avviarsi su binari più solidi. Apprezzo però un aspetto, della decisione presa domenica dai governatori delle banche centrali e cioè il fatto che si liberino effettivamente risorse per le imprese”. L’economista Giacomo Vaciago critica la scelta di allungare i tempi per l’applicazione di Basilea 3, ma sottolinea positivamente “il fatto che nella liquidità aggiuntiva possano rientrare anche azioni e mortgage backed secutirities, titoli di credito garantiti da prestiti ipotecari, prima esclusi. Questo crea le condizioni perché le banche possano finanziare le imprese o la ripresa, se questa arriverà”.

FIRSTonline – Professor Vaciago le banche avranno più tempo per costruire le proprie riserve di liquidità, visto che il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria ha approvato le revisione degli standard introducendo un meccanismo a più scaglioni. Come giudica questa decisione?

Vaciago – Indubbiamente ci troviamo in una situazione in cui l’eccessivo rigore può uccidere i germogli di un risveglio economico e dobbiamo tenerne conto. Vorrei fare però un discorso più ampio. Da cinque anni sappiamo che questa crisi economica e finanziaria mondiale dipende anche dalle banche. Fino a un certo punto esse hanno azzardato molto, rispetto alla loro capitalizzazione. Scelta che va bene in paradiso, ma non in terra, dove vivono tanti peccatori. Allora sarà bene mettere qualche punto fermo. Primo: per un’attività bancaria rischiosa ci vuole più capitale, altrimenti va a finire male e lo abbiamo visto. Secondo: è meglio definire di nuovo che cosa è una banca e cosa deve fare. Dove hanno messo i soldi le banche in questi anni? Nelle imprese? Nell’industria manifatturiera e creatrice di ricchezza per la società? No, hanno fatto soprattutto operazioni sui mercati finanziari e da lì sono nati i danni.

FIRSTonline – Definire che cosa è una banca: operazione impegnativa…

Vaciago – Indubbiamente, ma siamo in buona compagnia a sostenerlo. Paul Volcker dice che le banche dovrebbero essere di due tipi: quelle commerciali e quelle che fanno attività di investimento. Nel 1933 gli americani introdussero la Glass-Steagall Act per uscire dalla crisi del ’29, cioè fecero proprio questo. John Vickers due anni fa propose alle banche inglesi di separare la loro attività rischiosa da quella di finanziamento alle famiglie e alle imprese. Come si vede la ridefinizione di attività bancaria è un punto nodale. Perché le banche possono fare quello che vogliono, possono scommettere al Casinò i loro soldi, ma non possono mettere in pericolo il sistema, non possono consumare le risorse da destinare all’economia. Anche la Ue si è posta questo problema e il rapporto Liikanen ha proposto soluzioni simili a quelle citate.

FIRSTonline – E’ un percorso che necessita di tappe e, in questo contesto, come si inserisce Basilea 3?

Vaciago – Si, ci vorrebbe un’agenda di cose da fare, per dirla con Monti. Per quanto ci riguarda bisogna procedere sulla strada dell’unione bancaria europea. Ma arriviamo anche a Basilea, dove si  riuniscono i governatori di 30 paesi. E’ ora di porsi il problema di come si valutano gli asset e del peso che, in questa valutazione, hanno le agenzie di rating. Vogliamo ammettere o no che alla crisi ha concorso anche la beatificazione delle agenzie di rating? Il peso del loro giudizio su ogni valutazione?

Parliamo infine di Basilea 3, che è il frutto del fallimento di Basilea 2, proprio perché il peso delle opinioni delle agenzie ha portato alla svalutazione dei titoli e all’inasprimento delle condizioni. Oggi si è arrivati al momento di applicare nuovi criteri, molto costosi fin dal primo anno di introduzione. Cosa sarebbe successo se fossimo stati rigorosi? Un’applicazione stringente rischiava di stritolare un sistema già debolissimo, poiché il salasso non è una cura per il malato allo stremo. Quindi abbiamo scelto la strada più in voga in questo momento: abbiamo rinviato. Eh già, affrontare delle soluzioni profonde è difficile. Si pensi alla vigilanza unica sulle banche europee da parte della Bce e alle resistenze della Germania. E gli Stati Uniti cosa fanno? Trovano soluzioni strutturali? No, loro fanno delle trasfusioni. Immettono liquidità e se un giorno la liquidità attesa non arriva, il mercato crolla di nuovo. Anche la liquidità infatti non basta, perché puoi spegnere il fuoco con tutta l’acqua del mondo per non bruciare, però poi rischi di annegare. Tutto il sistema insomma continua a raccomodare le crepe di casa col nastro adesivo, ma non può reggere a lungo. Ci vuole il coraggio di rimboccarsi le maniche e di risanare le fondamenta. Altrimenti fra due mesi o fra tre anni, se la struttura sarà ancora in piedi, le crepe ci saranno ancora e forse anche più profonde.   

FIRSTonline – Abbiamo preso solo tempo o c’è anche qualcosa di buono, come diceva?

Vaciago – C’è anche qualcosa di molto positivo in questa decisione di allungare i tempi di applicazione di Basilea 3. La scelta, così come è stata disegnata, dovrebbe liberare risorse per l’economia e questo è l’unico ossigeno di cui abbiamo bisogno. Quindi, critiche a parte, credo si debba apprezzare lo sforzo che si sta compiendo per tirarci fuori dalla stagnazione nella quale galleggiamo. 

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