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Banco Bpm taglia i costi dei conti correnti: le altre banche la seguiranno?

Ora che l’era dei tassi a zero e sottozero è tramontata, Banco Bpm “migliora le condizioni” per i correntisti. Che sia la prima di una lunga lista di banche?

Banco Bpm taglia i costi dei conti correnti: le altre banche la seguiranno?

Banco Bpm taglia i costi dei conti correnti. Dopo mesi di ritocchi all’insù delle spese sui conti correnti, spinti dalla stretta monetaria della Bce per frenare l’inflazione, le banche iniziano a tagliare alcune voci. E Banco Bpm fa da apripista con una lettera scritta il 31 dicembre 2022 ad un cliente, in cui avverte della “modifica migliorativa delle condizioni”. In un’intervista a MF Milano Finanza, l’ad del gruppo milanese Giuseppe Castagna, aveva affermato che “un aumento eccessivo dei tassi non giova a nessuno, soprattutto alle famiglie e alle piccole e medie imprese”. 

Il documento cita il Deposit Facility Rate, i tassi in essere (ora al 2%), e un documento precedente datato 24 settembre 2020, quando la banca assicurava di annullare la maggiorazione introdotta sulle spese periodiche “con decorrenza 1° aprile 2023”.

Intanto, il titolo Banco Bpm viaggia in negativo (-0,83%). Martedì 10 gennaio, scambia a 3,59 euro per 5,45 miliardi di capitalizzazione mentre il Ftse Mib cede lo 0,24%. 

Perché Banco Bpm taglia i costi sui conti correnti?

Non sempre i rialzi dei tassi di interesse nuocciono al conto. Mentre sono subito aumentati i tassi sui mutui, adeguandosi alle strette della Bce, i costi dei conti correnti sono rimasti sui massimi.

In realtà, se l’alta inflazione è un fenomeno recente, sono diversi anni che si assiste a un aumento dei costi in conto corrente. Specie nel 2020: in quell’anno, diverse banche notificarono ai clienti tutta una serie di maggiorazioni dei costi e commissioni sui c/c e sui depositi giustificate dall’era dei tassi a zero e sottozero. Così come Banco Bpm.

Questo perché, spiega MF-Milano Finanza, le banche nella fase attuale devono difendere i bilanci, sotto pressione a causa dell’andamento negativo del mercato e dell’impennata dell’inflazione. Aumentare i tassi sui conti correnti non porterebbe alcun beneficio, anzi sarebbe un costo in più che andrebbe a corrodere la redditività. Per gli investitori i rincari sui conti comportano un doppio costo: da una parte il prezzo del parcheggio imposto dalla banca, dall’altra l’inflazione, che in assenza di remunerazione corrode ancora di più la liquidità depositata sui conti. E dopo un anno come il 2022, in cui sono caduti sia le azioni sia i bond, i risparmiatori italiani hanno paura di tornare a investire.

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