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Bancari, First Cisl: “Già persi più di 6 mila posti di lavoro”

Allarme del segretario generale della First Cisl, Romani: “Con i soli accordi sottoscritti in dicembre perdiamo più di 6.000 posti di lavoro nelle banche italiane” – E l’inevitabile ristrutturazione, accompagnata però dal Fondo di solidarietà per i lavoratori in esubero, non è ancora finita – Tutti i numeri del settore

Bancari, First Cisl: “Già persi più di 6 mila posti di lavoro”

“Il Tar, dando torto alla sindaca Raggi, ha certificato che in Italia i botti di fine anno sono irrinunciabili, ma, se per conoscere le vittime dei fuochi di Capodanno occorrerà attendere il primo gennaio, la conta dei botti di dicembre all’interno del settore bancario italiano è già definita: abbiamo perso più di 6.000 posti di lavoro in un solo mese”: è questo il commento di Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, primo sindacato del settore finanziario italiano, alla raffica degli accordi in materia di esuberi sottoscritti nell’ultimo mese del 2016.

L’Ufficio Studi di First Cisl stima che le intese siglate nel solo dicembre producano di qui in avanti uscite complessive pari a 6.690 lavoratori. “Questo – dice Romani – senza contare il piano industriale di UniCredit, presentato anch’esso in dicembre, che cancella ulteriori 3.900 posti. L’amarissima ciliegina sulla torta – prosegue Romani – è che mentre ci accingevamo al rito del veglione, in Cariferrara si chiudeva l’anno a un tavolo di trattativa, perché si pretenderebbe di buttar fuori altre 400 persone per sanare i danni prodotti da manager incapaci, commissari di Banca d’Italia e decreti governativi che, un po’ per volta, hanno ridotto la banca sul lastrico”.

Nel dettaglio, l’analisi dell’Ufficio Studi di First Cisl evidenzia 2.750 uscite decise in dicembre in Ubi, 1.800 nel neonato gruppo Banco Bpm, 780 in Bnl, 600 in Monte dei Paschi, 300 in Crédit Agricole, 230 sia in Popolare di Vicenza che nel Credito Valtellinese. “Per il 2017 – conclude il segretario generale di First Cisl – l’augurio è che si sappia ritrovare la capacità di pensare allo sviluppo come strumento per creare occupazione e non per distruggerla, che si riprogettino i modelli di banca per assistere realmente l’economia e le famiglie e, infine, che si restituisca un lavoro a chi lo ha perso, a partire dai lavoratori di Hypo Alpe Adria Bank, che sono le più recenti vittime inermi di questa assurda moda di far pagare il conto a chi lavora”.

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