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Banca Ifis, utile in calo ma migliora la solidità patrimoniale

La banca veneta resiste alla crisi, anche se l’utile scende, e la Borsa apprezza premiando il titolo

Banca Ifis, utile in calo ma migliora la solidità patrimoniale

Banca Ifis resiste alla crisi, anche se nel primo semestre dimezza praticamente l’utile netto rispetto allo stesso periodo del 2019, e aggiorna pure la guidance 2020, con l’utile netto che per l’intero esercizio è ora stimato tra i 50 e i 65 milioni di euro. Tuttavia, nonostante il difficile contesto, l’istituto guidato da Luciano Colombini ha migliorato la propria posizione patrimoniale, come testimoniato dall’aumento del CET1 a 11,58%, in rialzo di 62 punti base rispetto al 31 dicembre 2019. Anche la politica degli Npl è rimasta in linea con gli obiettivi del piano annunciato quest’inverno: da gennaio a luglio ne sono stati acquisiti per 1,3 miliardi di euro. E Banca Ifis tiene anche a far sapere, in una nota, che in questo momento complicato per il tessuto produttivo del Paese, non ha fatto mancare un deciso sostegno alle Pmi: richieste a luglio oltre 18.000 moratorie, il 98% delle quali approvate.

“Il primo semestre – commenta l’Ad Colombini – ha confermato la validità̀ della strategia e la solidità̀ finanziaria di Banca Ifis, in un contesto macroeconomico che non ha precedenti. Siamo riusciti a chiudere in utile e la raccolta è stata stabile sia nella componente retail sia in quella istituzionale. Ci terrei a evidenziare come nel semestre, nonostante l’incertezza macroeconomica, Banca Ifis ha accelerato l’innovazione e la trasformazione digitale del business e del modello operativo e, rispetto alle previsioni di inizio anno, prevede di aumentare gli investimenti in digitalizzazione. Stiamo continuando ad operare con efficienza e fiducia”, ha aggiunto il manager ricordando anche l’operazione, chiusa in pieno lockdown, che ha visto Banca Ifis rilevare il 70% di Farbanca, oltre all’importante progetto di rebranding messo in campo dal giovane vicepresidente Ernesto Furstenberg.

Quanto alle prospettive per il 2020, Colombini ha ammesso che “lo scenario che abbiamo davanti resta incerto. Tuttavia, assumendo la progressiva stabilizzazione del contesto macroeconomico e l’assenza di ulteriori periodi di lockdown, per l’esercizio 2020 stimiamo di raggiungere un utile netto compreso tra 50 e 65 milioni di euro. Infatti, per il secondo semestre, anche alla luce dei recuperi realizzati a luglio, pari a 25 milioni di euro rispetto ai 17 milioni di medi mensili del secondo trimestre, ci aspettiamo un progressivo miglioramento del settore Npl, che dovrebbe tornare a pieno regime nell’ultimo trimestre dell’anno”.

Ecco gli altri principali dati del semestre. Il margine di intermediazione si attesta a 212,8 milioni di euro, in diminuzione del 23,8% rispetto ai 279,2 milioni di euro dell’omologo periodo del 2019. Le rettifiche di valore nette per rischio di credito, al 30 giugno 2020, ammontano a 33,3 milioni di euro, -4,9% rispetto ai 35,0 milioni di euro al 30 giugno 2019. I costi operativi risultano in aumento del 11,6% attestandosi a 155,5 milioni di euro, dovuti soprattutto al fondo di solidarietà. Le spese per il personale, pari a 60,7 milioni di euro, registrano una diminuzione del 5,4%. Il margine di intermediazione del Settore Npl1 ammonta a 73,0 milioni di euro rispetto ai 125,5 milioni di euro al 30 giugno 2019. Le commissioni nette sono sostanzialmente in linea con il corrispondente periodo dell’anno precedente.

La semestrale non è dispiaciuta agli investitori. Oggi, in una seduta negativa per Piazza Affari, con Unicredit che è il peggior titolo del Ftse Mib, Banca Ifis riesce a guadagnare più dell’1%, oltre i 9 euro per azione.

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