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Bail in, i soldi a rischio nelle banche italiane

Il governo italiano tratta con Bruxelles per ottenere una deroga (prevista dalle regole) al bail in – Ma a quanto ammontano i risparmi e gli investimenti degli italiani teoricamente assoggettabili alla nuova procedura di risoluzione interna? Ecco uno schema – Intanto, il capo economista di Deutsche Bank chiede un fondo di salvataggio europeo di 150 miliardi

Bail in, i soldi a rischio nelle banche italiane

Bail in o non bail in? Questo è il problema. Per aiutare le banche italiane, prima fra tutte Mps, il governo italiano chiede all’Europa una deroga rispetto alle nuove regole sulla risoluzione interna delle crisi, che proibiscono gli aiuti di Stato e impongono che i salvataggi siano a carico di azionisti, obbligazionisti e correntisti (questi ultimi solo in ultima istanza e per le quote dei depositi che eccedono i 100mila euro). Ma di quali cifre stiamo parlando? Ecco uno schema che riassume la situazione delle banche italiane, evidenziando quale (e quanto) denaro dei risparmiatori e degli investitori è teoricamente assoggettabile al bail in.

Di fronte a questo scenario il nostro Paese non chiede di cambiare le regole, ma si appella a una norma già in vigore: l’articolo 45 della comunicazione sugli aiuti di stato alle banche, che, pur confermando la necessità di un contributo degli azionisti e degli obbligazionisti, consente d’intervenire con soldi pubblici in favore di banche solvibili nel caso in cui l’applicazione pedissequa del bail in metta a rischio la stabilità del sistema finanziario. La Commissione Ue sembra propensa a trovare un compromesso con l’Italia esentando dal contributo gli investitori non istituzionali (ma non quelli istituzionali, tra i quali vi sono le banche stesse).

Intanto, domenica dalla Germania è arrivato un assist inatteso all’Italia. David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank, ha detto che “l’Europa ha bisogno urgente di un fondo di salvataggio da 150 miliardi di euro per ricapitalizzare i suoi istituti problematici”, perché la finanza del continente “è estremamente malata e deve iniziare a far fronte ai suoi problemi in modo molto rapido, altrimenti potrebbe esserci un incidente”. Di sicuro non si profila “una seconda crisi finanziaria come nel 2008?, ma “abbiamo davanti una lenta, lunga spirale discendente”, ha aggiunto.

Segnali positivi per il nostro Paese sono arrivati anche dalla Francia: “Non sono favorevole a un ammorbidimento delle regole europee nel dopo Brexit – ha detto il ministro delle Finanze, Michel Sapin, prima dell’Eurogruppo di oggi –, ma sono per l’intelligenza nell’applicazione di queste regole. Sfido chiunque ad essere per la stupidità. La preoccupazione del governo italiano è quella di prendere le misure necessarie per ristabilire la fiducia nell’insieme del sistema bancario italiano. Credo sia nostro dovere essere solidali”.

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