Azioni Telecom Italia, quotazioni del titolo TIT in Borsa

Tutto quello che c’è da sapere per rimanere aggiornati sul mercato finanziario. Informazioni, andamento e grafico in tempo reale sulle quotazioni in borsa dei maggiori titoli sui listini mondiali.

Spot Tim con Topolino
Pubblicità Tim

Codice ISIN: IT0003497168
Settore: Comunicazione
Industria: Telecomunicazioni specializzate


Le azioni di Telecom Italia sono quotate alla Borsa di Milano con il ticker TIT.

Guarda lo storico della quotazione del titolo ala Borsa di Milano

Descrizione Azienda

Telecom Italia S.p.A. (o Tim S.p.A.) è un’azienda italiana, capogruppo del Gruppo Tim, che opera nel settore delle telecomunicazioni. L’azienda offre in Italia e all’estero servizi di telefonia fissa, telefonia mobile, telefonia pubblica, telefonia IP, Internet e televisione via cavo (in tecnologia IPTV). Telecom Italia S.p.A. è il primo operatore di telecomunicazioni italiano e leader in Italia e in Brasile nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT): sviluppa infrastrutture fisse, mobili, cloud e datacenter e offre servizi e prodotti per le comunicazioni e l’intrattenimento.

Il brand Tim, marchio di telefonia mobile e fissa, è presente anche in Brasile (Tim Brasil) e nella Repubblica di San Marino (Tim San Marino).

Tim ha oltre 82 milioni di clienti, 30,5 milioni in Italia e 51,6 milioni in Brasile. Conta circa 52.000 dipendenti.

Le attività di TIM si dividono un due unità business: business unit domestic e business unit Brasile.

Le società del Gruppo Tim sono:

  • FiberCop
  • Olivetti
  • Kena Mobile
  • Telecom Italia Sparkle
  • Telsy
  • TIMvision
  • Noovle Spa
  • Tele Payroll Services S.p.A. – TE.SS
  • TIM Brasil
  • TIM San Marino
  • Path.Net
  • Telecontact Center
  • Telecom Italia Finance 

Il Gruppo TIM è quotato nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana.

L’azionariato di Telecom S.p.A., a settembre 2021, è cosi composto:

  • Vivendi, 23,75%
  • Cassa Depositi e Prestiti, 9,81%
  • Gruppo Telecom Italia, 1,01%
  • Investitori istituzionali italiani, 3,57%
  • Investitori istituzionali esteri, 41,28%
  • Altri azionisti 20,58%

Tra i maggiori investitori istituzionali vi sono:

  • Canada Pension Plan Investment Board 3,18%
  • Novator Capital Ltd. (controllata da The Future Holdings Trust), 2,96%
  • The Vanguard Group Inc., 1,79%
  • Anima Sgr Spa, 1,79%
  • Norges Bank Investment Management, 1,04%
  • Banca d’Italia, 1,00%

Telecom Italia risulta il settimo gruppo economico italiano per fatturato e tra i primi 500 gruppi mondiali.

Il fatturato nel 2020 è stato di 15,81 miliardi di euro con un utile netto di 1,3 miliardi.

I ricavi provengono principalmente dai servizi di telecomunicazione (91,1%), mentre il restante proviene dalla produzione e vendita di materiale per ufficio e terminali (8,9% attraverso Olivetti).
A livello geografico la maggior parte del fatturato proviene dal mercato italiano con il 81,5% mentre il restante è dato dal mercato brasiliano.

Il Gruppo ha partecipazioni azionarie in:

  • Italtel, 19,37% – in attesa di salire al 25% (in corso di ufficializzazione)
  • Flash Fiber, 80%
  • Persidera,70%
  • Inwit, 37,5%
  • Seco Spa, 9,57%
  • Tivù, 4%

Approfondimento economico e finanziario dell’azienda

Telecom Italia viene istituita nel 1994 in seguito al processo di liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni. L’azienda nasce con l’atto di fusione di SIP, principale azienda di telecomunicazioni italiana, con Iritel, Telespazio, Italcable e SIRM, società del gruppo STET.
Questa fusione faceva parte di un piano di riassetto del settore presentato dall’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) al Ministero del Tesoro.

La sede principale è a Milano mentre la direzione generale ha sede a Roma.

Nel 1995 nasce Telecom Italia Mobile (TIM), controllata per il 63,01% da STET. Nel 1997 per massimizzare la futura privatizzazione viene deciso di accentrare tutte le attività in un unica società; vengono fuse la Finanziaria STET e Telecom Italia.

Nel 1996 avviene la scissione di Seat Pagine Gialle da Telecom Italia cedendo il 61% delle azioni alla società Ottobi S.p.A. per 1.643 miliardi di lire.

Il 20 ottobre 1997 avviene la privatizzazione della società. La privatizzazione porta alla quasi totale uscita del Ministero del tesoro dall’azionariato Telecom. A conclusione dell’OPV (offerta pubblica di vendita), le azioni vennero collocate a 10.902 lire.
Il 27 ottobre 1997 Telecom Italia, viene quotata alla Borsa di Milano.

A febbraio 1999, Olivetti lanciò un’OPAS, attraverso la Tecnost di Roberto Colaninno, ottenendo il controllo della società con una quota del 51,02%. Il gruppo Olivetti, con un fatturato da attività proprie pari a 1,3 miliardi e un debito di 16 miliardi, controllava il 51% del gruppo Telecom, che nel 1999 aveva un fatturato di 27,1 miliardi e un debito di appena 8,1 miliardi. Olivetti era controllata con il 22% da Bell, una società lussemburghese.

Nel 2000 le attività di Tin.it vennero unite a Seat (che nel frattempo aveva acquistato il portale Virgilio.it), facendo ritornare l’editore delle Pagine Gialle all’interno del gruppo. Seat Pagine Gialle acquista l’emittente televisiva Telemontecarlo, che nel 2001 verrà chiusa e rinominata con il marchio LA7. Cede la compagnia di assicurazione MEIE a Unipol e Sirti a Wiretel. Nello stesso anno vende il 67,17& delle azioni di Italtel manentendo una quota del 19,37%.

Nel 2001 viene scorporato, lo storico centro di ricerca CSELT, già IRI-STET. Vennero create due società controllate al 100% da Telecom: Loquendo S.p.A. e TILab (Telecom Italia Lab).

Nel 2001, dopo varie trattative, i nuovi proprietari di Telecom diventano i Benetton e Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli. I nuovi proprietari di Telecom Italia hanno pagato 4,175 euro ad azione per il 23% di Olivetti posseduto da Bell, cifra molto più alta dell’allora quotazione di mercato di circa 2,25 euro. Questa operazione permise a Tronchetti Provera di scalare prevalentemente a debito l’azienda, evitando il lancio di un’OPA.

Nel luglio 2001 Telecom era controllata dalla finanziaria Olimpia (partecipata di Pirelli al 60%), Edizione dei Benetton, Banca Intesa e Unicredito Italiano, a cui in seguito si era aggiunta Hopa, la finanziaria bresciana di Gnutti.

Nel 2002 vende Sogei, società che gestisce l’Anagrafe tributaria, al Ministero dell’economia e delle finanze e Telespazio a Finmeccanica.

Nel 2003 Telecom Italia acquista Hansenet (ADSL in Germania) e AP.Biscom (agenzia di stampa poi ribattezzata APcom) da e.Biscom. Viene venduto il ramo d’azienda di Seat, che si occupava delle Pagine Gialle. Le attività in internet e nei media confluiscono in Telecom Italia Media.

Il 4 agosto 2003 avviene la fusione con Olivetti, che incorporò Telecom Italia. In seguito all’operazione, i debiti degli azionisti di controllo si riversarono sul gruppo Telecom. L’indebitamento netto passò infatti da 18,1 miliardi (bilancio 2002) a 33,3 miliardi (bilancio 2003). Vennero vendute la maggior parte delle partecipate estere e gli immobili furono ceduti ai fondi partecipati da Pirelli Real Estate per un valore di 2,6 miliardi. Il Gruppo Telecom subì un notevole ridimensionamento sul mercato internazionale.

Nel 2004 vende l’operatore mobile venezuelano Digitel a CANTV.

A gennaio 2005 Telecom lanciò un’OPA su TIM, di cui controllava già il 56%. Per raggiungere l’obiettivo, l’indebitamento di Telecom passò da 29,5 a 46,7 miliardi di euro, ovvero circa il 150% del fatturato. La fusione tra Telecom Italia e TIM venne finanziata con un mutuo contratto con una cordata di banche.
Il 1 marzo 2005 avviene la fusione per incorporazione di TIM Italia S.p.A. in Telecom Italia S.p.A. Il programma prevede lo scorporo del business delle telecomunicazioni mobili in Italia in una apposita società (TIM Italia S.p.A.), controllata al 100% da Telecom Italia S.p.A., e del business delle telecomunicazioni mobili internazionali in TIM International B.V., anche questa controllata al 100% da Telecom Italia S.p.A..

Nel 2005 compra le attività internet (Tim.it) da Telecom Italia Media. Acquisisce Liberty Surf (ADSL in Francia) e la rete internazionale in fibra ottica di Tiscali. Vende la Finsiel, la maggiore azienda italiana nel campo del software e della consulenza informatica, al gruppo COS e TIM Hellas ai fondi Apax Partners e Texas Pacific Group.

Nel settembre 2006 il CDA decide di riorganizzare Telecom Italia e scorporare il gruppo in quattro settori:

  • Telecom Italia (telefonia fissa)
  • Telecom Italia Mobile (telefonia mobile)
  • Telecom Italia Rete (la rete telefonica)
  • Telecom Italia Net (Tin.it, internet e media)

Nasce l’ipotesi la possibilità di cedere TIM per sanare il debito ma l’idea non si concretizzò.

Il 15 settembre 2006, dopo l’annuncio dello scorporo di TIM, Marco Tronchetti Provera, in polemica con il governo Prodi, si dimise dalla guida della società. Torna presidente, dopo nove anni, Guido Rossi.

La nuova dirigenza stabilisce un “patto di controllo”. Il patto prevedeva vincoli sulle quote conferite, la possibilità per i contraenti di aumentare la loro quote e anche quella di vendere in prelazione ai soci. L’accordo fu concordato tra le aziende che controllavano il 21,5% della società: Olimpia, Mediobanca e Generali. Hopa invece rimase fuori dal patto. Il patto prevedeva anche opportunità d’ingreso per altri soci, che avessero più dello 0,5% del Gruppo. Questo diede più forza all’azionariato di Telecom Italia. L’ingresso di nuovi partner avrebbe potuto avvicinarsi alla soglia del 30%, oltre la quale era obbligatorio lanciare un’offerta totalitaria.

Il 15 febbraio 2007, Assicurazioni Generali passò dal controllo del 2,01% a quello del 4,06% di azioni Telecom Italia. Il patto di controllo tra le aziende Olimpia, Generali e Mediobanca salì al 23,6%. .

Il 28 aprile una cordata italo-spagnola composta da Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo, Sintonia e Telefónica lanciò un’offerta per rilevare la quota di Pirelli in Olimpia, con la contestuale creazione di una società veicolo, denominata Telco S.p.A.. La società nacque con lo scopo di controllare circa il 23% di Telecom Italia. Il 24 ottobre 2007 avviene il passaggio da Olimpia a Telco.

Nel 2008 nasce “Open Access”, una nuova funzione per gestire tutte le attività di sviluppo e manutenzione delle infrastrutture tecnologiche di rete di accesso, i processi di fornitura dei servizi di accesso per la clientela. Viene venduta Alice France all’operatore transalpino Free.

Il 24 dicembre 2008 nasce la Fondazione Telecom Italia.

Il 27 ottobre 2009 i soci di Telco S.p.A., con l’eccezione di Sintonia, rinnovarono per altri tre anni il patto di controllo.

Nel 2010 vende il 70% in suo possesso dell’Elettra Tlc, azienda che si occupa di posa e manutenzione di cavi sottomarini a France Télécom.

Nel 2011 cede le sue quote partecipazione di Loquendo alla statunitense Nuance Communication e di ETECA alla finanziaria cubana Rafin S.A.

Nel 2012 cede la sua quota di Matrix a Weather Investments.

Durante l’anno 2013 cede l’emittente LA7 all’editore Urbano Cairo e il 51% in suo possesso dell’emittente MTV a MTV Networks Europe, sussidiaria di Viacom.

Durante la gestione Telco (Telefonica, Mediobanca, Intesa, Generali) si registrò una riduzione dell’indebitamento netto (da 35,7 miliardi a 26,8 miliardi) e un calo del fatturato (da 31,3 miliardi a 22,4 miliardi).

Il 16 giugno 2014 Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo annunciano l’intenzione di uscire dal patto di controllo inerente all’holding Telco S.p.A., lasciando a Telefónica una partecipazione di circa il 15% e diventando unico azionista di controllo del Gruppo Telecom. Venne ridotto il peso dell’azionista di controllo, ponendo sempre più l’azienda verso una società ad azionariato diffuso (public company).

A luglio 2014 Telefonica riduce sotto il 10% la propria partecipazione in Telecom Italia attraverso l’emissione di un bond.

Il 16 ottobre 2014 viene comunicato che nel triennio avvenire l’azienda avrebbe investito 9 miliardi di euro nello sviluppo delle infrastrutture di Rete. Nasce Persidera S.p.A., operatore di rete nazionale italiano, che gestisce cinque multiplex digitali.

Nel 2015 iniza la procedura per l’ingresso in Borsa di Inwit, società che racchiude e gestisce le torri di trasmissione di Telecom Italia. Diventa partner sponsor di Expo2015 Milano. Durante l’anno smette di essere il fornitore principale di servizi nel sistema pubblico di connettività (SPC).

In seguito ad un rebranding del Gruppo, il marchio TIM diventa l’unico marchio commerciale dell’azienda. Da luglio 2015 il marchio TIM (utilizzato non più come acronimo) è utilizzato per l’intera offerta di telefonia fissa, mobile e internet dell’azienda Telecom Italia ed è diventato operativo il sito unificato di TIM, che comprende le offerte e l’assistenza per la telefonia fissa e mobile.

Il 1 ottobre 2015 Telecom Italia Media S.p.A. viene fusa per incorporazione in Telecom Italia. Nello stesso mese inizia la scalata del gruppo francese Vivendi in Telecom: l’obiettivo era quello di salire ad una quota di partecipazione del 20%.
A marzo 2016 Vivendi possede il 24,9% di azioni diventando il maggiore azionista.

Il 13 gennaio 2016 viene lanciato il nuovo logo unificato TIM.

Durante l’anno acquisisce Noverca e cede il 51% di Sofora Telecomunicaciones (Telecom Argentina) al gruppo Fintech.

A marzo 2018, Elliott entra in Telecom Italia, rilevando una quota del 8,84% delle azioni della società. Elliott ha criticato i vertici dell’azienda sulle carenze nell’amministrazione, la valutazione del titolo, e le relazioni strategiche con le autorità italiane.

Ad aprile 2018, CDP entra nel capitale della società, acquisendo il 4,26% di TIM.

Durante l’assemblea societaria del 4 maggio 2018, il fondo Elliot, sostenuto da CDP, è subentrato ai vertici del CDA. Il fondo ha vinto con il 49,48% dei voti (equivalenti a 10 posti su 15 nel consiglio di amministrazione), mentre Vivendi ha ottenuto il 47,18% del voto, nonostante fosse il maggiore azionista.

Con il nuovo consiglio d’amministrazione formato da 13 consiglieri su 15 indipendenti, compreso il presidente, Telecom Italia è diventata, come auspicato da Elliott, una società ad azionariato diffuso.

Il 18 novembre 2018 viene nominato Luigi Gubitosi nuovo amministratore delegato e direttore generale.

Dal 2019 Telecom Italia S.p.A. viene rinominata in TIM S.p.A. (chiamato anche Gruppo TIM).

A ottobre Noverca viene fusa per incorporazione in TIM Spa. Da questa fusione, Keena mobile, operatore mobile, diviene un prodotto offerto direttamente da TIM.

Nel gennaio 2021, TIM lancia Noovle, una nuova società del gruppo che si occupa di cloud ed edge computing

TIM è partner del padiglione Italia di EXPO2020 Dubai.

TIM è sponsor del campionato di calcio italiano dal 1998.

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