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Alfasigma: opa da 800 milioni su Intercept, leader Usa per patologie epatiche

Il prezzo di acquisizione proposto, a 19 dollari per azione interamente in contanti, rappresenta un premio dell’82%

Alfasigma: opa da 800 milioni su Intercept, leader Usa per patologie epatiche

Che volesse crescere lo aveva detto prima dell’estate. E il via Alfasigma lo ha dato con un’acquisizione strategica negli Stati Uniti, calando un primo asso da 800 milioni di dollari per acquisire Intercept, specializzata in farmaci per patologie epatiche e gastriche

Il gruppo bolognese, che fa capo alle famiglie Golinelli e Cavazza, 1,2 miliardi di ricavi, 58% all’estero, 230 milioni di ebitda, è protagonista sul mercato nel campo della cardiologia, dell’ortopedia e con marchi come la NeoBorocillina, Yovis e Biochetasi. Dopo un periodo di riassetto e di riorganizzazione, ha disegnato un nuovo percorso di acquisizioni che ha visto lo scorso anno l’acquisto della Sofar, azienda farmaceutica, nota per alcuni prodotti come Pentacol, Enterolactis, Gerdoff, Cistiflux e Siler, un laboratorio di ricerca a Bergamo al Kilometro Rosso e un sito produttivo a Trezzano Rosa. Ma era alla ricerca di nuove opportunità con l’aiuto di molte banche d’affari Goldman Sachs, Lazard e Rothschild.

Per Intercept Pharmaceuticals prevista un’opa a 19 dollari, premio dell’82%

Per l’acquisto dell’americana Intercept Pharmaceuticals è stato siglato un accordo del valore di 794 milioni di dollari e Alfasigma – assistita dallo studio Chiomenti- avvierà l’iter per un’offerta pubblica di acquisto in contanti così da acquisire tutte le azioni emesse e in circolazione di Intercept, a un prezzo di 19 dollari per azione. Ciò rappresenta un premio dell’82% rispetto ai 10 dollari con cui Intercept ha chiuso la seduta di martedì 25 settembre 2023. Ieri il titolo in borsa di Intercept è salito del 79% chiudendo a 18,71 dollari. Nel corso del 2023 le azioni della biotech del New Jersey erano scese del 15,6%. Sul lungo periodo, le azioni di Intercept sono in netto calo rispetto al picco di circa 445 dollari raggiunto nel 2014.

Gli obiettivi dell’operazione

L’obiettivo di questa acquisizione, per Alfasigma, è quello di espandere il proprio portafoglio di trattamenti per le malattie del fegato e dell’apparato digerente e di rafforzare la presenza negli Stati Uniti. Fra i prodotti di Intercept, che ora finiranno nel portafoglio di Alfasigma, c’è infatti il farmaco Ocaliva, noto per il trattamento della colangite biliare primitiva, una malattia del fegato.

Stefano Golinelli, presidente del cda di Alfasigma, e figlio del fondatore Marino, ha parlato di una acquisizione “in linea con la nostra strategia di rafforzamento della presenza nel mercato statunitense, con un focus nella nostra principale area gastroenterologica, aggiungendo al contempo un’altra importante risorsa alla nostra pipeline di innovazione”.
L’accordo è “un’altra importante tappa nel percorso di crescita di Alfasigma” ha detto Francesco Balestrieri, ceo dell’azienda bolognese. “Intercept rappresenta un abbinamento convincente con le aree di business principali di Alfasigma, ovvero gastroenterologia ed epatologia, e riteniamo che la transazione rappresenti un’opportunità di trasformazione per entrambe le società. Siamo entusiasti di dare il benvenuto ai dipendenti di Intercept e non vediamo l’ora di lavorare insieme mentre investiamo nell’azienda per realizzare il pieno potenziale, a beneficio dei pazienti”.

La storia di Intercept

Intercept, con sede a Morristown, nel New Jersey, prevede per quest’anno vendite del farmaco comprese tra 320 e 340 milioni di dollari. Secondo Michael Yee, analista di Jefferies, l’acquisizione da parte di Alfasigma ha “molto senso dal punto di vista dei costi economici”, dato che un’azienda più grande può commercializzare il farmaco (Ocaliva) con margini e scala migliori rispetto a una biotech più piccola.
L’accordo arriva dopo che Intercept ha abbandonato la corsa allo sviluppo del primo trattamento per i pazienti affetti da steatoepatite non alcolica (NASH), una malattia del fegato che colpisce il 5% degli adulti statunitensi. Uno stop maturato dopo che l’autorità sanitaria statunitense ha rifiutato di approvare il suo farmaco a giugno scorso, convincendo Intercept a interrompere tutti gli investimenti legati alla NASH. Da qui anche la riduzione di circa un terzo della forza lavoro e la ristrutturazione di alcune attività, per concentrarsi maggiormente sulle malattie epatiche rare e gravi.

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