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A Wall Street e in Asia continua il rally di Borsa e Apple vola

Il Nikkei è tornato ai livelli del 1991 – Nuovi record per Wall Street e per le Borse asiatiche – Piazza Affari cerca di metabolizzare l’effetto Creval sulle banche: pioggia di trimestrali e di titoli di Stato in arrivo.

A Wall Street e in Asia continua il rally di Borsa e Apple vola

Donald Trump ha spento ieri la sua prima candelina per festeggiare un anno alla Casa Bianca nella Città Proibita, ospite di Xi Jingping. Oggi, intanto, a Wall Street si parla cinese. Il colosso del web Tencent ha annunciato l’acquisto del 12% di Snap, approfittando del crollo del titolo del social network (-14,6%), in caduta libera presso gli adolescenti. E una controllata della stessa Tencent, il motore di ricerca Sogou, oggi lancerà la sua Ipo a Wall Street.

Il governo cinese, che proibisce lo sbarco di Facebook nel Paese, è diventato il primo inserzionista del social network in Asia. Accantonati i propositi bellicosi contro Pechino, il presidente Usa, scortato nella capitale cinese da una trentina di manager, assisterà alla ratifica di una raffica di accordi commerciali (30 miliardi di dollari solo per Boeing). Wall Street e i mercati asiatici rispondono con nuovi record, nonostante difficoltà sul cammino della riforma fiscale voluta da Trump, in crisi di consensi in patria.

Più cauta l’Europa, impegnata a digerire le trimestrali e frenata da diverse crisi locali, dalla Spagna alla Brexit. La macchia che turba il quadro arriva però dalla Valtellina, già area forte delle “banche del territorio” ai tempi in cui si celebravano i successi del modo italiano di far banca. Il tracollo del Creval, accompagnato dalla drastica pulizia delle sofferenze, segnala che alcune banche italiane sono ancora dentro il tunnel della crisi. Ma le ammiraglie, Intesa e Unicredit in testa, hanno ormai preso il largo: il resto, speriamo, seguirà.

A TOKYO IL NIKKEI IN CALO

Meteo Borsa segnala stamane una pioggia di primati. La Borsa di Tokyo ha chiuso in calo gli scambi di giovedì, annullando i guadagni della sessione mattutina sulla scia del rafforzamento dello yen, mentre il titolo Toshiba è andato in rosso dopo i risultati di metà anno che hanno fatto segnare una perdita netta di 49,8 miliardi di yen pur confermando le previsioni annuali.

L’indice Nikkei è sceso dello 0,2%, a 22.868,71 punti (-45,11 punti), dopo aver guadagnato fino al 2% nel corso della mattina e aver superato bruscamente la soglia simbolica di 23.000 punti. L’indice Topix è sceso dello 0,25%, a 1.813,11 punti (-4,49 punti). Il conglomerato industriale Toshiba ha registrato un calo della quotazione del 2,49% a 313 yen, dopo aver annunciato i risultati del primo semestre.

In forte rialzo l’indice Asia Pacific, che segna un nuovo massino dal 2007. Risponde Hong Kong con un rialzo superiore all’1%. Continua la corsa di China Literature (+3,1%), la matricola controllata da Tencent che ha esordito martedì sul listino con un rialzo dell’86%. Più modesti i guadagni delle Borse cinesi e di Seoul (+0,1%).

L’ANTITRUST: SÌ A TIME WARNER-ATT, SE VIENE CEDUTA CNN

Ancora un triplo record ieri sera a Wall Street. In terreno positivo il Dow Jones (+0,03%) e lo Standard &Poor’s 500 (+0,14%). Meglio di tutti il Nasdaq (+0,32%). A spingere al rialzo il listino tecnologico è la nuova brillante performance di Apple: +0,82%, per una capitalizzazione complessiva di 905 miliardi di dollari. Cresce l’ottimismo sulla risposta del mercato all’iPhone X. Lo smartphone, in vendita a 999 dollari (più optional) ha, secondo Ihs Markit, un costo di produzione di 370 dollari.

Continuano le novità sul fronte dei medi. Dopo la notizia sulle trattative tra XXI Century Fox di Rupert Murdoch e Walt Disney, piove sul mercato l’ultimatum dell’Antitrust: il merger miliardario tra At&t e Time Warner sarà autorizzato solo se verrà ceduta Cnn, il network tv più inviso a Trump.

Poco mosso il mercato valutario: il cross euro/dollaro a 1,1594. Torna a salire, senza strappi, il petrolio: Brent a 63m65 dollari, Wti a 57,92. A Piazza Affari piatte sia Eni sia Tenaris.

L’EUROPA SEGNA IL PASSO, MILANO -0,57%

Ancora una seduta contrastata per i listini europei, in assenza di segnali forti al rialzo o al ribasso. Fa eccezione Piazza Affari, sotto pressione per la nuova emergenza bancaria, ma in recupero nel finale grazie ai segnali in arrivo dall’Europarlamento sul fronte degli Npl. L’indice Ftse Mib si ferma a 22.831 punti, in calo dello 0,57%. In terreno positivo Londra (+0,22%); Francoforte +0,02%. Listino in rosso a Parigi (-0,17%), frenato dal tonfo del Crédit Agricole (-3,16% dopo i conti). Rallenta la discesa di Madrid (-0,13%). La produzione industriale spagnola di settembre mostra il massimo rialzo annuo da agosto 2016, con un dato superiore alle aspettative dei mercati. La crescita è del 3,4%. C’è da capire, però, quanto abbia inciso la crisi catalana.

IN ARRIVO UNA PIOGGIA DI TITOLI DI STATO, LUNEDÌ IL BTP ITALIA

Chiusura negativa per il mercato obbligazionario, con rendimenti e spread che risalgono leggermente dai minimi, interrompendo il rally che durava dal consiglio della Banca centrale europea di quasi due settimane fa. Il rendimento del decennale italiano si è attestato a 1,74% da 1,71% del finale di seduta di martedì. Il differenziale di rendimento con l’analoga scadenza del Bund, sceso alla vigilia a 138 punti base, ha terminato la seduta a 141 punti base.

Si annunciano giornate intense per i titoli del debito sovrano italiano. Si comincia domani con l’offerta di 5,5 miliardi di Bot a 12 mesi. Sempre domani il Tesoro comunicherà la cedola minima del nuovo Btp Italia, scadenza novembre 2023, indicizzato all’inflazione, che verrà collocato a partire da lunedì. Secondo un operatore dovrebbe attestarsi in area 0,20-0,23%. L’emissione rivolta in una prima fase alla clientela retail, con una finestra finale per gli istituzionali, sarà supportata da un’ingente mole di rimborsi, circa 18 miliardi, per la scadenza del Btp Italia novembre 2017. Lunedì 13 il ministero dell‘Economia metterà a disposizione anche tra 4,5 e 6 miliardi di euro in Btp a 3, 7 e 15 anni in occasione dell‘asta di metà mese.

L’AUMENTO CREVAL SCATENA LA TEMPESTA: -29%

La giornata, pur caratterizzata da numerose trimestrali, è stata dominata dal tracollo del Credito Valtellinese, che ha fatto riesplodere le tensioni sul sistema bancario italiano, alle prese con il nodo sofferenze. Ma in serata è arrivato un salvagente da Bruxelles: l’ufficio legale dell’Europarlamento ha stabilito che non spetta alla Vigilanza della Bce adottare l’Addendum dei crediti deteriorati ovvero dettare regole generali valide per tutte le banche. Si allontana così la minaccia della data limite del 1° gennaio per adeguarsi alle regole volute dalla presidente Danièle Nouy. Alla fine l‘indice dei bancari ha perduto lo 0,32%, facendo peggio del settore europeo -0,2%).

Il titolo Creval ha lasciato sul terreno il 29% dopo più sospensioni. Il tracollo è avvenuto dopo la presentazione dei conti dei primi nove mesi del 2017, chiusi con una perdita netta di 402,62 milioni di euro per effetto di una prima operazione pulizia. L’istituto ha messo in cantiere un aumento di capitale da 700 milioni di euro per azzerare le sofferenze.

“La quasi totalità dei nostri Npl – ha detto il presidente Mirio Fiordi – è legata a Pmi andate male nel corso della crisi, non da soldi dati al primo che passa per strada o agli amici degli amici. Quando nei convegni si racconta che l’Italia ha perso il 25% della sua capacità manifatturiera e 10 punti di Pil vuol dire questo”.

Equita sim ha tagliato da 3,3 euro a 2,3 euro il target price sul Creval; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio. Sulla stessa lunghezza d’onda Intermonte, che ha sforbiciato da 4,1 euro a 2,15 euro il prezzo obiettivo mantenendo il giudizio neutral.

IL DILUVIO SI ESTENDE ALLE EX POPOLARI

L’onda innescata dalla banca lombarda (capitalizzazione inferiore ai 300 milioni) ha investito le ex Popolari, anche loro alle prese con l’emergenza Npl. Performance decisamente negative per Banco Bpm (-7,53%) e per Bper (-4,38%;  “Non abbiamo bisogno di iniezioni di capitale” ha detto l’ad Alessandro Vandelli). Segno meno anche per Ubi Banca (-2,96%): Capital Management ha aumentato dall’1,14% all’1,21% la posizione corta sulla banca. Anche Marshall Wace ha incrementato lo “short” sull’istituto, portandolo dal 2,61% al 2,73%.

Giornata pessima anche per Monte Paschi (-4,76%). Dopo la diffusione dei risultati trimestrali gli analisti del Credit Suisse hanno confermato il prezzo obiettivo di 4,28 euro e il rating “Underperform”.

IN UNICREDIT ARRIVA SACCOMANNI

Segno più invece per i Big. Unicredit (+0,74%) ha cooptato nel consiglio Fabrizio Saccomanni, destinato a succedere al presidente Giuseppe Vita. Norges Bank è diventata uno dei maggiori azionisti dell’istituto con una quota del 3,044% del capitale.

Sale anche Intesa (+0,28%). Gli analisti del Crédit Suisse stimano per l’esercizio 2017 un risultato finale di 4,33 miliardi di euro, pari a un utile per azione di 0,21 euro. Gli analisti hanno confermato il prezzo obiettivo di 3,2 euro e il rating “Outperform”. Kepler Cheuvreux, invece, ha limato da 3,5 euro a 3,4 euro il target price mantenendo il giudizio buy.

Nel gestito giudizi positivi per Fineco Bank (+0,19% a 7,975 euro) promossa da Kepler Chevreux (target price a 8,8 euro da 8,5), Banca Imi ed Equita (da 8 a 8,3 euro). Scende Azimut (-2,29%) dopo l‘annuncio di una raccolta netta per ottobre a 959 milioni e di quasi 300 milioni al netto del consolidamento di due società australiane.

IN CADUTA MEDIASET, SOFFRE EXOR

In attesa del cda di domani ha perso colpi Telecom Italia (-1,41%), nonostante le buone indicazioni in arrivo da Tim Brazil (Ebitda in crescita del 17,2%). Il governo ha annunciato che presenterà un emendamento al decreto fiscale che prevede un taglio alle sanzioni per la violazione delle norme sul golden power in caso di collaborazione.

Peggio Mediaset (-3,93%) a causa delle prospettive deludenti per la pubblicità nel quarto trimestre. Pesa anche lo stallo sul contenzioso con Vivendi dopo la mancata acquisizione di Mediaset Premium da parte del colosso francese. Dopo la diffusione dei risultati trimestrali gli analisti di Mediobanca hanno alzato da 3,61 euro a 3,76 euro il prezzo obiettivo su Mediaset. Opposto il parere di Banca Akros, che ha ridotto da 3,7 euro a 3,55 euro la valutazione sul titolo. Indicazione simile dal Credit Suisse, che ha sforbiciato da 3,4 euro a 3 euro il target price.

In ribasso del 2,68% Exor, che ieri ha annunciato il suo disinvestimento in Banca Leonardo. In rosso anche Prysmian (-2,44%) dopo i risultati dei primi nove mesi dell‘anno che hanno evidenziato ricavi in calo, margini e utile in crescita e confermato la guidance sull‘Ebitda 2017.

BIALETTI: ALIBABA ADOTTA L’OMINO COI BAFFI

Fuori dal listino principale soffre Maire Tecnimont (-9,95%): dopo la diffusione dei risultati trimestrali gli analisti di Mediobanca hanno abbassato il giudizio sulla società, portandolo da Outperform” (farà meglio del mercato) a “Neutrale”, in seguito al forte rialzo messo a segno dal titolo da inizio anno.

Primato negativo per Astaldi, dopo il rinvio al 14 novembre del Cda. La società sta mettendo a punto un aumento di capitale per 200 milioni per far fronte all’indebitamento. Ieri il titolo ha perduto il 17,01%. Banca Akros ha confermato la raccomandazione reduce.

Tra le small cap brilla Bialetti (+1,34%) dopo l‘annuncio dell‘accordo con il colosso asiatico dell‘e-commerce Alibaba per la commercializzazione online della propria gamma di caffettiere e houseware sul canale Tmall Global.

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