Condividi

A novembre torna la “Porno Tax”

Il 30 novembre è l’ultimo giorno utile per pagare quella che il Fisco chiama “Tassa Etica” – I contribuenti interessati sanno benissimo che non è uno scherzo: ecco la storia delle addizionali tabù.

A novembre torna la “Porno Tax”

Non solo avvocati, idraulici e commercianti, ma anche pornografi, taumaturghi e chiromanti: la pioggia di tasse in arrivo a novembre colpirà davvero chiunque. Questo mese, infatti, oltre alle tradizionali scadenze su Iva, Irpef, Irap e Ires, torna in scena anche quella che con pudìco linguaggio fiscale si definisce “Tassa Etica”. Per gli amici, la “Porno Tax”.

Il 30 novembre è l’ultimo giorno utile per pagare la seconda o unica rata di acconto per il 2015 e i contribuenti interessati sanno benissimo che non sarà uno scherzo. Anzi, il prelievo “Etico” è piuttosto pesante: a livello tecnico, si tratta di due distinte addizionali su Irpef e Ires, entrambe pari al 25% del reddito complessivo netto derivante dalle attività in questione. Per versarla si deve usare il modello F24 online (qui i codici tributo).

Il 2015, peraltro, è un anno speciale per la Porno Tax, che spegne 10 candeline. A darle vita fu il terzo governo Berlusconi, che a fine 2005 la inserì nella manovra finanziaria per l’anno successivo (466, L. 266/2005, il ministro del Tesoro era Giulio Tremonti). Nel mirino del provvedimento, la “produzione, distribuzione, vendita e rappresentazione di materiale pornografico e di incitamento alla violenza”. 

Sta di fatto che la Porno Tax entrò in vigore solo tre anni più tardi, quando il quarto governo Berlusconi diede il via libera a un nuovo intervento (art. 31, D.L. 29 novembre 2008, convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2) che estese il raggio d’azione della tassa anche “ai soggetti che utilizzano trasmissioni televisive volte a sollecitare la credulità popolare, che si rivolgono al pubblico attraverso numeri telefonici a pagamento”. 

La parola finale sulla vicenda, tuttavia, arrivò solo con un decreto – a suo modo memorabile – emanato il 13 marzo 2009 dal presidente del Consiglio dei ministri (sempre l’ex Cavaliere) su proposta del ministro per i Beni e le Attività culturali (all’epoca Sandro Bondi). Il testo verga in modo definitivo due definizioni: 

A) “Per materiale pornografico si intendono i giornali quotidiani o periodici, con i relativi supporti integrativi, e ogni opera teatrale, letteraria, cinematografica, audiovisiva o multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico, in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti”. 

B) “Per trasmissioni volte a sollecitare la credulità popolare si intendono le trasmissioni, accessibili attraverso servizi telefonici a pagamento o nelle quali sia prevista, a carico dell’utente, ogni altra dazione economica, in qualunque forma corrisposta in relazione alla prestazione, nell’ambito della trasmissione stessa, resa da cartomanti, indovini, taumaturghi e medium o comunque da soggetti che fanno riferimento a credenze magiche, astrologiche, divinatorie e analoghe”. 

In teoria, quindi, per sfuggire al Fisco non bastano nemmeno le più oscure conoscenze esoteriche.

Commenta