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Usa, riforma derivati: Cftc dà la prima definizione di “swap”

E’ una delle misure richieste dal Dodd-Frank Act, la riforma della regolamentazione dei mercati finanziari iniziata dopo la crisi del 2007 – La definizione di swap porterà il governo Usa a vigilare su un mercato globale che vale quasi 650 mila miliardi di dollari e che è stato lasciato senza alcun controllo per oltre tre decenni.

Usa, riforma derivati: Cftc dà la prima definizione di “swap”

Per costruire una norma, il primo ingrediente è la definizione. E per quanto riguarda gli “swap“, un particolare tipo di derivati che si scambiano sui mercati over-the-counter (Otc, non regolamentati), una definizione chiara mancava. Fino ad oggi. La Commodity Futures Trading Commission, l’autorità americana di vigilanza sugli scambi di futures e opzioni, ha approvato un documento in cui si esplicita per la prima volta quando i tassi d’interesse, i crediti, le azioni e altri tipi di derivati sono considerati “swap”.

Con quattro voti favorevoli e uno contrario (del democratico Bart Chilton), si è stabilito meglio quando alcuni titoli sono swap, ovvero derivati basati sullo scambio di flussi di cassa o di pagamenti con lo scopo di ridurre potenziali perdite e rischi finanziari o, al contrario, di realizzare profitti sulle variazioni di prezzo, assumendo rischi.

La definizione è di grande importanza nell’ambito della più ampia riforma della regolamentazione dei mercati finanziari iniziata nel Dodd-Frank Act. “Gli operatori dovranno essere registrati presso di noi” ha dichiarato Gary Gensler, il chairman dell’Authority. “Questo permetterà di diminuire il rischio per gli investitori americani. Il Congresso ha detto che definirà una scadenza, noi l’abbiamo già fatto: entro due mesi gran parte del Dodd-Frank inizierà a essere messo in atto“. La Cftc ha dichiarato che entro due mesi dalla pubblicazione della definizione, gli operatori che scambiano swap sul mercato dovranno registrarsi presso la Cftc.

Secondo l’Authority gli istituti che dovranno adeguarsi saranno circa 125, tra cui JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley, che insieme controllano il 96% del commercio di derivati che vale circa 650 mila miliardi di dollari a livello globale.

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