Arriva la proposta da Shanghai, direttamente dal premier cinese Li Qiang, che chiede un invito all’azione: afferma che è giunto il momento di creare un’organizzazione per rafforzare la cooperazione globale sull’intelligenza artificiale. L’occasione – per rivolgersi al mondo – arriva dal palco del WAIC, il World Artificial Intelligence Conference che si sta svolgendo per l’appunto in Cina dal 26 al 28 luglio, nella città di Shanghai. La conferenza nata nel 2018, ha tra i suoi obiettivi quello di riunire le grandi menti del mondo dell’IA: investitori, scienziati, imprenditori, ufficiali di governo e rappresentati di organizzazioni internazionali per discutere della rivoluzione del secolo, l’intelligenza artificiale. L’invito del premier cinese giunge qualche giorno dopo la diffusione del piano d’azione statunitense comunicato da Donald Trump in occasione di un altro summit sull’IA, questa volta a Washington.
IA, Li Qiang: serve un organizzazione globale
Il premier Li Qiang lancia un monito: le regole dell’IA sono ancora frammentate, il rischio, per Qiang, è che – qualora non si intervenga per tempo – l’IA resti un “gioco esclusivo” per pochi paesi come riporta Reuters. Qiang si riferisce nello specifico ai paesi appartenenti al sud del mondo, il Global South, dove ci sono nazioni emergenti o in via di sviluppo, che in mancanza di investimenti o accesso alle tecnologie, rischiano di rimanere indietro.
IA: come si differenzia la strategia cinese da quella statunitense
Nelle recenti dichiarazioni di Trump, ci sono anche gli aumenti sui controlli all’esportazione di tecnologie statunitensi. La ragione sta nel volersi accertare come queste tecnologie verranno usate, specialmente nel caso dei semiconduttori in Cina. La Cina, invece, sta adottando una strategia diversa, almeno apparentemente. Sempre il premier cinese Qiang, questa volta parlando al World Economic Forum a Tianjyn a giugno di quest’anno, ha affermato che la Cina vuole “aprire le porte” per rendere i propri avanzamenti tecnologici disponibili anche agli altri paesi, come illustra un articolo del Financial Times. Sempre il quotidiano finanziario britannico in un articolo più recente riporta che le aziende cinese Alibaba e DeepSeek hanno reso i loro modelli di linguaggio disponibili agli sviluppatori come tecnologie open-source.