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Unicredit, Orcel sul ritiro dell’ops su Banco Bpm: “Era diventata un peso. Influenza politica su M&A non è positiva per l’Europa”

Orcel in conference call con gli analisti: “Passo indietro su Banco Bpm scelta difficile, ma giusta. In Commerzbank più valore che in Italia. L’intervento della politica cambia la dinamica degli m&a”

Unicredit, Orcel sul ritiro dell’ops su Banco Bpm: “Era diventata un peso. Influenza politica su M&A non è positiva per l’Europa”

“Data la continua incertezza generata dal golden power, per Unicredit e i suoi azionisti, abbiamo deciso di porre fine a questa transazione e andare avanti”. Per non lasciare spazio a dubbi, sono queste le prime parole pronunciate dall’amministratore delegato della banca Andrea Orcel, aprendo la conference call sui conti del secondo trimestre 2025, chiuso con risultati da record e guidance ritoccata al rialzo. “Anche se la nostra decisione è stata difficile, è assolutamente la scelta giusta per tutti i nostri stakeholder”, ha aggiunto. E il mercato sembra concordare, considerando che il titolo Unicredit in Borsa avanza del 4,46% e le azioni Bpm viaggiano in rosso di quasi il 2%.

In un’intervista pubblicata questa mattina sulla Cnbc, il manager ha spiegato: “’Abbiamo tirato una linea su questa transazione, che a dire il vero era diventata un peso per noi”, anche perché “abbiamo accelerato molto più di loro e il valore” tra i due istituti “era cambiato, ma, soprattutto, data la situazione di golden power, non c’era altra scelta”, ha dichiarato, lanciando poi una frecciatina ai vertici di Banco Bpm, colpevoli secondo Unicredit di aver invocato l’applicazione dei poteri speciali, impedendo a Unicredit di dialogare con i suoi azionisti in modo “normale”. “In Italia stiamo generando in un trimestre lo stesso utile netto che Banco Bpm genera in un anno. E noi stiamo accelerando, loro decelerando”, ha affermato Orcel. 

Anche la sospensione di 30 giorni stabilità mercoledì dalla Consob non avrebbe cambiato nulla, ha spiegato il Ceo a Mf, “perché i tempi del Tar, i tempi dell’Unione Europea vanno oltre. La partita è definitivamente chiusa? “Niente è mai chiuso. Noi valutiamo tutto e guardiamo a tutto, ma direi che la situazione dovrebbe cambiare molto, perché noi possiamo fare qualcosa di diverso”, ha detto Orcel a Mf. 

Durante la call con gli analisti, il banchiere ha poi smentito nuove operazioni di m&a a breve: “Noi non siamo tenuti a fare m&a, il nostro dovere è creare valore. Monitoriamo le opportunità nei Paesi in cui operiamo: se un domani ci sarà un’opportunità di m&a, che è nel migliore interesse dei nostri azionisti e di Unicredit, la prenderemo in considerazione” ma “in questo momento non ne vediamo alcuna”, ha assicurato.

Orcel: “In Commerzbank più valore che in Italia. Critiche di Merz? Chiedete a lui”

Nel corso della conference call Orcel ha parlato anche dell’altra grande partita che Unicredit sta giocando: quella su Commerzbank. “Abbiamo detto che a questo punto siamo solo investitori, e in effetti lo siamo, e continuiamo a dire che non c’è altro sul tavolo. Non escludiamo che possa esserci, ma per il momento non c’è nulla sul tavolo”, ha affermato il Ceo di Unicredit. 

“Se mi chiedete se c’è valore da creare” in Commerzbank, ha aggiunto il manager, “credo fermamente che ci sia un sacco di valore da creare, significativamente superiore a quello che si sarebbe potuto creare in Italia. Questo è un accordo che nell’ultimo decennio è stato rivisto, proposto e considerato più volte”, ha sottolineato. Secondo Orcel, sarebbe “un bene per la Germania e per l’Europa, che ha bisogno di una banca più forte per finanziare gli investimenti e sostenere la crescita. Penso che sarebbe un bene per l’Unione bancaria, ma questa è la mia opinione e ad oggi non abbiamo alcun dialogo su questo argomento. Non abbiamo nulla sul tavolo. So che tutti commentano l’m&a, ma non c’è nulla da commentare perché non abbiamo nulla sul tavolo né ne abbiamo mai discusso, perché la controparte non è pronta a discuterne e quindi rispettiamo il fatto di rimanere investitori. Siamo molto lieti di beneficiare di un ritorno sull’investimento del 20%”.

Il numero uno di Unicredit, ha anche sottolineato che “quello che facciamo con Commerzbank e Alpha non è per niente correlato con Bpm, zero. Non c’è alcun impatto dal ritiro dell’ops. Non c’è alcuna intenzione, in questo momento, di fare altro se non consolidare il nostro posizionamento in queste due banche”. Quanto alle recenti critiche del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che nel possibile m&a vede rischi per la stabilità finanziaria tedesca, parlando con la Cnbc Orcel non commenta: “Dovete chiederlo a lui, perché non ho una risposta. Le due banche insieme avrebbero una quota di mercato inferiore al 10%, motivo per cui l’Antitrust tedesca ci ha dato l’autorizzazione. Quindi non vedo motivi” di preoccupazione, anzi questa operazione “creerebbe un concorrente molto forte. La Germania e l’Europa hanno bisogno di una banca più forte, perché il sistema è molto frammentato. Quindi, vedo solo aspetti positivi”. 

Orcel: “Per l’Europa non è positivo che gli m&a siano influenzati dalla politica”

Dopo aver parlato nel dettaglio di Banco Bpm e Commerzbank, Andrea Orcel ha fatto riferimento anche alla politica. In Italia, infatti, l’operazione su Piazza Meda è stata fortemente osteggiata dal Governo Meloni e soprattutto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno deciso di esercitare il golden power, appellandosi alla “sicurezza nazionale” nonostante l’offerta coinvolgesse due banche italiane. Non a caso, l’intervento del governo è stato contestato dalla Commissione Ue, che ha inviato una lettera molto critica alla quale l’Italia dovrà rispondere a inizio agosto e da una decisione del Tar, che ha parzialmente smontato il dpcm sui poteri speciali.

“Con il normale processo di m&a influenzato in modo significativo dall’azione politica – e si può osservare in Spagna e in Italia – le transazioni sono influenzate e il risultato è l’incertezza. E si creano situazioni come quella che stiamo vivendo oggi”, ha detto il manager. “Non sto dicendo che sia giusto o sbagliato – ha continuato – Sto solo dicendo che è un dato di fatto”. Un “dato di fatto”, che potrebbe cambiare la dinamica stessa degli m&a, sottolinea Orcel perché “invece di discutere con i propri azionisti e con gli azionisti dell’offerente sul merito, sulla creazione di valore, sulla strategia, la discussione viene completamente dirottata e il processo avviene tramite un intervento politico“. “Da persona che ha vissuto nel Regno Unito, negli Stati Uniti e ha un certo punto di vista, non credo che questo sia un buon sviluppo”, ha concluso il banchiere.

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