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Borse: attesa per il dato sul lavoro Usa. L’accordo commerciale Usa-Vietnam scatena malumori in Cina. Scossa inglese sull’obbligazionario

Alla vigilia della Festa dell’Indipendenza Usa i mercati sono imballati, in attesa del dato chiave sull’occupazione Usa che potrebbe dettare la linea alla Fed per i prossimi tagli dei tassi. Ieri a Wall Street l’S&P500 sul nuovo record storico. Le Borse europee sono viste aprire in leggero rialzo. Occhi al risiko bancario

Borse: attesa per il dato sul lavoro Usa. L’accordo commerciale Usa-Vietnam scatena malumori in Cina. Scossa inglese sull’obbligazionario

Wait and see. Non c’è altro da fare sui mercati oggi con in calendario almeno due eventi chiave oggi che potrebbero innescare movimenti turbolenti: il rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti e il varo del pacchetto fiscale Usa. Ma sullo sfondo restano gli accordi commerciali, con Vietnam e Cina in prima linea, ma anche il terremoto creatosi nel Regno Unito che ha scatenato vendite di titoli di stato a lunga scadenza.

Il dato sull’occupazione Usa segnerà il ritmo dei tagli dei tassi Fed

I dati mensili sulle buste paga non agricole previsti per oggi (un giorno prima del solito a causa di una festività dell’Indipendnza del 4 luglio), potrebbero mostrare un rallentamento delle assunzioni e il tasso di disoccupazione più alto dal 2021, dicono gli analisti, iniziando a risentire dei cambiamenti nelle politiche commerciali e di immigrazione dell’amministrazione Trump. Gli analisti prevedono un aumento di 110.000 posti di lavoro a giugno, con un tasso di disoccupazione in aumento fino al 4,3%.

Già ieri i dati sul mercato del lavoro nel settore privato (Adp) hanno mostrato che l’occupazione nelle aziende statunitensi è diminuita per la prima volta in oltre due anni. In seguito a questi dati gli operatori hanno aumentato le scommesse su almeno due tagli dei tassi quest’anno, il primo dei quali a settembre. Se i dati di oggi dovessero mostrare un’ulteriore debolezza, gli operatori ritengono che la Fed potrebbe aumentare i tagli.

Gli Usa siglano un accordo commerciale con il Vietnam, ma la Cina minaccia ritorsioni

Continuano i colloqui tra gli Usa e i partner commerciali del modo, ma non tutti sono soddisfacenti. Ieri Trump ha annunciato di aver raggiunto un accordo commerciale con il Vietnam dopo settimane di intensa diplomazia tra le due nazioni e prima della scadenza della prossima settimana (9 luglio), che avrebbe comportato l’imposizione di tariffe più elevate sulle importazioni del paese. Verrà applicata una tariffa del 20% sulle esportazioni vietnamite verso gli Stati Uniti, con un’imposta del 40% su tutte le merci che si ritiene siano state trasbordate attraverso il Paese, ha detto Trump in un post sui social media ieri aggiungendo che il Vietnam ha accettato di eliminare tutte le imposte sulle importazioni statunitensi.

Ma la Cina non è per nulla soddisfatta e l’accordo con il Vietnam rischia di provocare ritorsioni da parte di Pechino. Gli Stati Uniti infatti, secondo Bloomberg, stanno spingendo per nuovi accordi commerciali con i paesi asiatici ed europei che limiterebbero i contenuti cinesi e contrasterebbero le pratiche commerciali sleali della Cina, rendendo la Cina sempre più diffidente. L’accordo con il Vietnam colpirà i prodotti con componenti provenienti dalla Cina, e gli Usa sono in trattative con altri paesi, tra cui l‘India, per concludere accordi simili. La Cina ha messo in guardia dalle conseguenze che potrebbero derivare se i suoi interessi fossero minacciati e sta respingendo questi tentativi, che potrebbero portare a misure di ritorsione e a un più ampio cambiamento nel commercio globale, isolando potenzialmente le aziende cinesi dalle catene di fornitura globali.

Altri paesi asiatici lamentano la difficoltà dei colloqui con gli Stati Uniti, in parte perché non era chiaro cosa volesse la Casa Bianca. Il presidente sudcoreano Lee Jae Myung ha detto oggi di non poter dire se i negoziati sui dazi potranno concludersi entro martedì prossimo, mentre il Giappone ha invocato interessi nazionali, dato il fiasco dei colloqui con gli Stati Uniti.

Wall Street: cosa fa

L’annuncio di Trump di un accordo commerciale con il Vietnam ha contribuito alla chiusura dell ‘S&P 500 a un altro massimo storico ieri. Wall Street archivia la seduta mista, riportando una variazione pari a -0,02% sul Dow Jones, mentre scatta in avanti l’S&P-500, che arriva a 6.227 punti (+0,47%), su nuovi record. In denaro il Nasdaq 100 (+0,73%), anch’esso su nuovi massimi e l’S&P 100 (+0,65%). Sul podio dei titoli del Nasdaq, Moderna (+5,54%), Tesla Motors (+4,97%).

Il mercato dei titoli del Tesoro ieri era teso prima della pubblicazione dei dati, poiché un debole rapporto sull’occupazione potrebbe far crollare i rendimenti. Ieri il rendimento dei titoli del Tesoro decennali è sceso di 3 punti base al 4,265%, mentre i rendimenti dei titoli biennali sono scesi di 2 punti base al 3,772%. Qualche pressione è arrivata dal movimento visto sui titoli di stato britannici.

Gli investitori hanno espresso preoccupazione per la proposta di legge economica di Trump, rimasta bloccata alla Camera ieri poiché i conservatori repubblicani hanno ritardato un voto procedurale chiave. Trump ha poi dichiarato sui social media che la Camera è pronta a votare stasera.

Asia

In Asia gli investitori non sembrano condividere l’ottimismo di Wall Street e le borse asiatiche sono variegate,

In attenzione ci sono le azioni vietnamite, dopo l’accordo con gli Usa, che sono aumentate di un modesto 0,5%, sebbene si tratti del livello più alto da aprile 2022. La valuta vietnamita dong è scesa al minimo storico di 26.218 per dollaro. La notizia dell’accordo commerciale ha fatto salire le azioni di Nike Inc. e di alcuni esportatori, nella speranza che l’accordo possa scongiurare una potenziale catastrofe nella catena di approvvigionamento.

In Giappone l’indice Nikkei 225 di Tokyo è intorno alla parità. Poco mosso lo yen, a 143,7 su dollaro mentre il rendimento dei titoli di stato a 10 anni 1,43% poco prima dell’asta dei titoli a lunghissima scadenza. Il ciclo di aumento dei tassi della Banca del Giappone riprenderà dopo una “sola” pausa temporanea, ha avvertito il membro del consiglio Hajime Takata.

La borsa di Shanghai è invariata. In calo dello 0,9%, la variazione negativa più ampia delle ultime due settimane, l’Hang Seng di Hong Kong. Cresce il timore che gli Stati Uniti stiano cercando un’altra via per isolare commercialmente la Cina. Tra i grandi nomi del tech cinese, il produttore di smartphone e automobili Xiaomi, è in calo del 3,7%. Tencent -1,2%. Il più grande produttore ed esportatore cinese di elettrodomestici, Midea Group segna una flessione dello 0,5%. Il leader dell’e-commerce Alibaba Group rappresenta la zavorra più significativa, -3,4%. La società ha annunciato un importante programma di sussidi per incentivare utenti e commercianti: il provvedimento intensifica ancora di più la concorrenza in un settore affollato di soggetti aggressivi su prezzi e tariffe. Tra questi, ci sono JD.com e Meituan.


Il dollaro si attesta appena sopra il minimo triennale rispetto alle sue principali controparti a 96,872, in rialzo dello 0,1% giornaliero. La sterlina è poco variata sul dollaro a 1,3626 dollari, dopo un forte calo registrato ieri nella seduta europea nel bel mezzo delle turbolenze governative. L’oro ha perso lo 0,3%, il suo primo calo in quattro giorni. Gira in ribasso il petrolio dopo il rialzo di quasi il 3% di ieri.

Il terremoto inglese sull’obbligazionario

I membri del partito laburista di Starmer al governo hanno costretto il governo ad annullare tagli alla spesa sociale per un valore di 5 miliardi di sterline, rendendo ancora più difficile per Reeves gestire il deficit di bilancio del governo. I rendimenti dei titoli di Stato trentennali sono aumentati di 19 punti base mercoledì, il balzo maggiore da aprile e abbastanza forte da generare ripercussioni sui titoli del Tesoro Usa. Le azioni britanniche sono scivolate. E la sterlina è crollata. Oggi la valuta inglese è rimasta pressoché invariata rispetto al dollaro nelle contrattazioni asiatiche.

I titoli di Stato a lunga scadenza sono stati i più colpiti durante la turbolenza del mercato, con il rendimento dei Gilt trentennali che ha chiuso la sessione in rialzo di 19 punti base al 5,42%. La sterlina è stata la valuta con la peggiore performance ieri, con un crollo fino a circa l’1%. Anche le azioni nazionali del Regno Unito sono scese, con il FTSE 250 che ha visto un calo anche dell’1,3%.

Borse europee viste aprire in leggero rialzo. Occhi al risiko

Borse europee attese in leggero rialzo in avvio di seduta (+0,13% il futures sull’Eurostoxx50)

Unicredit continua a spingere sul dossier Commerzbank e a questo scopo ha inviato lo scorso mese lettere al cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e ad altri due rappresentanti dell’esecutivo di Berlino per sostenere la sua proposta.

Mps/Mediobanca. La Consob ha approvato il documento di offerta di Mps per Mediobanca. Il periodo di accettazione partirà il 14 luglio e terminerà l’8 settembre. Ottenuto anche il via libera incondizionato dell’Antitrust.

Pop Sondrio. L’Agcm ha autorizzato l’acquisizione della Banca Popolare di Sondrio da parte di Bper subordinatamente alla cessione di sei filiali a operatori bancari entro dieci mesi.

Eni. Il ministero dell’Energia del Kazakistan ha abbandonato i piani per la costruzione di un impianto di trattamento del gas nel giacimento di Karachaganak. Il giacimento è gestito dal consorzio Karachaganak Petroleum Operating (Kpo), che comprende Eni (29,25%), Shell (29,25%), Chevron (18%), Lukoil (13,5%) e KazMunayGaz (10%).

Stm. Gli Stati Uniti hanno revocato le restrizioni alle esportazioni verso la Cina per gli società edili di software per la progettazione di chip, un ulteriore segnale di attenuazione delle tensioni commerciali.

Stellantis. Hsbc che ha alzato il target price da 9 a 9,5 euro (rating hold).

Bialetti. La Consob ha approvato il documento d’offerta dell’opa lanciata da Nuo Capital su Bialetti, che partirà il 7 luglio e si concluderà il 25 luglio.

Sole24ore. L’offerente Zenit (società di Confindustria) ha comunicato i risultati definiti delle adesioni all’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria promossa sulle azioni speciali de Il Sole 24 Ore: è titolare di 53.536.240 azioni speciali, pari al 95,014% del capitale sociale de Il Sole 24 Ore. Confindustria è anche titolare di 9 milioni di azioni ordinarie, pari al 100% del capitale sociale rappresentato da azioni ordinarie e, pertanto, computando anche le 330.202 azioni speciali proprie detenute dall’emittente, l’offerente e le persone che agiscono di concerto risulteranno titolari di complessive 62.536.240 azioni ordinarie e azioni speciali, pari al 95,700% del capitale sociale. Ora l’offerente adempirà al diritto di acquisto e all’obbligo di acquisto dando corso alla procedura congiunta, avente ad oggetto la totalità delle azioni residue. A seguito dell’adempimento della procedura congiunta, Borsa Italiana disporrà la sospensione delle azioni e il delisting.

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