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La rimonta di Trump spaventa i mercati

Il colpo di mano dell’Fbi sulle email della Clinton riapre i giochi a una settimana dal voto e semina incertezza su valute e obbligazioni ancora di più che sulle Borse, aggrappate alle trimestrali – La Fed prende tempo – Giallo sulle voci di dimissioni al vertice della Bank of England – Nel mirino i Btp

La rimonta di Trump spaventa i mercati

Sarà una settimana intensa per i banchieri centrali. Tra martedì e mercoledì si riuniranno la Fed, la Banca del Giappone e la Bank of England, incontro quest’ultimo che si tinge di giallo perché circolano voci di dimissioni del governatore Mark Carney, bersaglio degli attacchi dei sostenitori della Brexit. Ma, anticipa il Financial Times, Carney resterà al suo posto. Eppure, nonostante il peso delle scelte delle banche centrali, l’attenzione dei mercati sarà concentrata su un altro dossier: la corsa per la Casa Bianca, che, a poco più di una settimana dal voto dell’8 novembre, si tinge d’incertezza dopo la decisione dell’Fbi di riaprire il caso delle e-mail “clandestine” di Hillary Clinton.

Non è affatto chiaro quale possa essere l’impatto della “november surprise” sulle chances della candidata democratica o sul suo partito, che ambisce anche alla vittoria alle elezioni per il Congresso. Di sicuro, la novità ha introdotto una nota d’incertezza subito registrata da Wall Street, in ribasso venerdì sera nonostante il rialzo del Pil nel terzo trimestre (+2,9% contro l’1,4% precedente). Ancor più significativi gli acquisti sui T- bond, risaliti a 1,85% (+ punti) dopo una settimana di vendite a pioggia: gli operatori temono una vittoria di Trump costringa la Fed a rinunciare all’aumento dei tassi a dicembre.

Non è difficile prevedere a questo punto una settimana all’insegna dell’incertezza, ancor più sul fronte delle valute e dei titoli del debito che sui listini azionari. Ma a favore dei mercati gioca l’aria di ripresa confermata dalle trimestrali sia in Usa che in Europa. Meteo Borsa, però, consiglia cautela.

ASIA DEBOLE IN RIBASSO IL PESO MESSICANO

Apertura un terreno negativa per i listini asiatici, sull’onda del nervosismo delle Borse Usa dopo la notizia delle nuove indagini sullo staff di Hillary. In rosso Tokyo (-0,4%) e Shanghai (-0,3%). Sale invece Hong Kong (+0,4%). Sideny +1% alla vigilia della riunione della banca centrale australiana di domani.

Perde colpi anche il peso messicano, la moneta del Paese che rischia di più in caso di affermazione di Trump. Debole il petrolio: Brent sotto i 50 dollari a 49,35 al barile, Wti a 48,48 dollari. La riunione dei rappresentanti dei produttori non Opec (tra cui Russia, Brasile e Kazakhistan) si è chiusa con un generico auspicio per un accordo generale: prima si vuole capire se l’Opec riuscirà a piegare le resistenze di Iraq e Iran, contrari ad un taglio della loro produzione.

ACCORDO GE-BAKER HUGHES: AL VIA UN GRUPPO DA 30 MILIARDI

Grande colpo nel weekend di General Electric. Secondo il Wall Street Journal, il colosso annuncerà oggi la fusione delle sue attività oil & gas con quelle di Baker Hughes. Nascerà così una società dal valore di 30 miliardi di dollari controllata da Ge.

IL BOARD DELLA FED PRENDERÀ TEMPO IN ATTESA DEL VOTO USA

L’attenzione del mercato è già concentrata sulla conferenza stampa di domani del governatore della BoJ Haruhiko Kuroda, al termine del board della Banca centrale. Non è invece prevista la conferenza stampa di Janet Yellen mercoledì 2, dopo il penultimo meeting del 2016 del comitato monetario della Federal Reserve. Anche per questo si dà per scontato (83 a 17 le previsioni) che non sarà la riunione in cui si deciderà il primo (e unico) aumento dei tassi di quest’anno. Il vertice, semmai, servirà a trasmettere ai mercati le intenzioni della Banca centrale dopo il lungo confronto tra falchi e colombe degli ultimi mesi.

Non meno importanti, in questa chiave, i dati del mercato del mercato del lavoro di ottobre che saranno annunciati venerdì: sono attesi 175 mila nuovi posti (156 mila a settembre) e un calo della disoccupazione al 4,9%. Previsto anche un aumento delle paghe: +0,6% .

Ma l’attenzione del board sarà rivolta alla prossima sfida elettorale. Una vittoria di Donald Trump avrebbe l’effetto di un terremoto sulla Banca centrale. E non solo perché il candidato repubblicano non fa mistero di voler sostituire al più presto Janet Yellen in caso di vittoria. Trump, infatti, promette una fiscal policy molto aggressiva che potrebbe costringere la Fed a non muovere la leva dei tassi prima di avere nuovi elementi a disposizione.  

SOTTO PRESSIONE I MERCATI DEL DEBITO

La nota d’incertezza ha colto in contropiede i mercati che già si stavano adeguando, un po’ ovunque, ad un nuovo paradigma, forse, almeno temporaneamente, di nuovo in discussione. I bond mondiali sono stati oggetto la scorsa settimana di forti vendite che hanno spinto all’ingiù il Bloomberg Global Aggregate Index del 2,9%, un calo che non si vedeva dal maggio 2013 quando Ben Bernanke segnalò l’inizio della fine del Qe americano. I buoni dati in arrivo dall’economia Usa, dalla ripresa dei prezzi tedeschi e dal rimbalzo dei Gilt inglesi hanno innescato un generale innalzamento dei rendimenti che ha interessato i titoli dell’eurozona (Btp compresi). Il Bund decennale ottobre potrebbe registrare il terzo mese consecutivo di rialzo dei rendimenti, un evento che prima d’ora si era verificato solo nella primavera dell’anno scorso.

Al di là degli effetti del voto Usa, il nuovo trend dovrà affrontare il primo esame: l’andamento dell’inflazione ad ottobre. È prevista la rilevazione flash per l’Eurozona ed il dato preliminare italiano. Di grande importanza ance il dato sulla crescita del Pil dell’area euro nel terzo trimestre: è previsto a +0,3%, in linea con la previsione di +1,6% su base annua. Giovedì verrà pubblicato il Bollettino economico della Bce.

NEL MIRINO I BTP, IN ATTESA DEL REFERENDUM

Il trend ai rialzi dei rendimenti coincide con una fase assai delicata per la finanza pubblica nel Bel Paese, condizionata dall’avvio dell’iter della finanziaria e, ben di più, dal prossimo referendum. Il 2 novembre alla commissione Bilancio inizia la verifica del contenuto del disegno di legge di Bilancio, poi sarà la volta delle audizioni, mentre in parallelo viaggia anche il decreto legge fiscale collegato.

Il trend generale al rialzo dei rendimenti, che si accompagna anche all’aspettativa di una prossima riduzione degli acquisti del Qe europeo, può accrescere le difficoltà dei conti italiani: lo spread nei confronti dei Bonos spagnoli, spinti dalla prospettiva della formazione del nuovo governo, è salito al massimo di 43 punti base.

PIOGGIA DI TRIMESTRALI IN ATTESA DI ITALGAS

Settimana ricca di esami per le blue chips di Piazza Affari. Si comincia stamane con i conti di Cnh Industrial. Giovedì 3 toccherà a Leonardo Finmeccanica e a Tenaris. Venerdì sarà la volta di Intesa San Paolo, Telecom Italia e Terna. Lunedì 7 novembre tornerà in Piazza affari Italgas dopo la scissione con Snam. L’indice Ftse Mib darà provvisoriamente composto da 41 titoli invece dei soliti 40.

Molto fitta anche l’agenda europea: daranno i conti Crédit Suisse, Commerbank, Société Générale e Ing. Nell’industria spicca Bmw. A Wall Street, oltre a Facebook, grande interesse per i conti di TimeWarner, potenziale preda di AT&T.

FIATCHRYSLER AL TOP, MAGLIA NERA PER SAIPEM

Una volta tanto non sono i titoli bancari a caratterizzare l’andamento dell’indice, che ha messo a segno un rialzo dello 0,8% (quarta settimana consecutiva all’insù). Si è messa in luce Fiat Chrysler (+13,81%) sull’onda dell’ottima trimestrale, davanti d’un soffio a Stm (+13,78%). Seguono Luxottica (+8,14%), Brembo (+6,07%) e, primo fra i finanziari, Unipol (+5,45%).

Maglia nera della settimana è stata Saipem (-11,53%) dopo le svalutazioni a sorpresa della trimestrale. Seguono Yoox (che darà i conti nella prossima ottava, -6,82%), Campari (-3,57%) e Recordati (-3,03%).

Ha limitato a -2,96% la perdita settimanale Monte Paschi, che pure ha registrato oscillazioni da brivido nella settimana dell’approvazione del piano industriale. Marco Morelli si accinge a dare il via al tour per raccogliere adesioni al progetto da arte di qualche “anchor investor”: è prevista una tappa anche a Doha alla sede della Qatar Investment Authority. .

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